Luck

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Faith Davis vide per un solo secondo il bordo di quei boxer iniziare a calare come una frana che si lancia su di un paese, un paese chiamato diritto umano.
Con il braccio libero approfittò della situazione per strisciare indietro il più velocemente possibile, appoggiando per un secondo la mano per terra. Urlò senza emettere un rumore, tenendosi il braccio arrossato da cui proveniva un dolore anormale. Non era rotto, ma più lo alzava e più lo sentiva bloccarsi.
Alzò lo sguardo verso il professor Downey che ancora aveva una mano in procinto di calare il suo intimo, ma con una smorfia di dolore in faccia barcollò verso un gabinetto.
Faith sentì solo il tipico odore del vomito uscire dalla sua bocca, ma adesso non poteva vederla così tentò il tutto per tutto: nascondersi. Era abbastanza grande quel posto e quando vide il bagno per i disabili aperto si alzò sulle ginocchia, tenendosi ancora il braccio offeso. Con due lacrime in ritardo guardò verso il gabinetto dove Downey si era rifugiato, alzandosi così spasmodicamente da rischiare di scivolare a terra e spaccarsi un sopracciglio.
Corse verso il suo nascondiglio e silenziosamente tentò di chiudersi dentro, ma la serratura era rotta.
Chiuse occhi e bocca talmente forte da riuscire a reprimere quelle deplorevoli lacrime che volevano scendere ancora, come se non ce ne fosse mai abbastanza.
Lasciò il suo braccio livido della forza dell'insegnante trattenendo a stento un gemito di dolore, afferrando la maniglia della porta e spingendola verso di lei in modo tale da tenere chiusa la porta.
Dipendeva tutto da lei se usare la forza oppure abbandonarsi alla rassegnazione.
Non appena sentì che Downey aveva appena finito di vomitare l'anima si coprì la bocca per coprire il suo respiro pesante. Un dolore atroce l'attraversò quando alzò di scatto il braccio ferito, ma intanto il suo fiato venne ovattato.
Aveva gli occhi talmente bagnati che si erano appannati come se avesse davanti due lenti appannate dalla pioggia.
Con l'orecchio teso percepì l'uomo barcollare ancora un po' su se stesso per poi realizzare il fatto che la sua vittima non c'era più.
Faith Davis pregò Dio, o chiunque ci fosse in quel cielo, di farlo uscire da quel bagno e lasciarla sola a morire con la sua esperienza da mille notti insonni. Pregò che Downey pensasse che lei fosse scappata fuori, in modo tale da farlo allontanare il più possibile da lei, ma non sempre il mondo gira come dovrebbe girare.
E come diavolo avrebbe potuto tornare a scuola il giorno dopo? Che diavolo avrebbe potuto iniziare Romeo e Giulietta se ogni volta che chiudeva gli occhi poteva ancora sentire le dita di Downey spezzarle la dignità?
La studentessa aveva un motivo in più per essere terrorizzata dal professore più temuto della scuola. E in quei momenti di puro attimo e panico per la prima volta si pentì di averlo aiutato, di essersi fidato di lui anche quando lo vedeva bene che la serata non sarebbe andata a buon fine.
Non poteva correre dai genitori e dir loro tutta la verità forse perché sapeva che la risposta sarebbe stata il menefreghismo più assoluto e totale. Ma era abituata a non essere ripagata dei suoi sforzi dalle persone più importanti.
Però Faith Davis era una ragazza davvero buona, sia dentro che fuori, non poteva perdonarlo così facilmente e di certo non gli avrebbe urlato contro il giorno dopo a scuola.
Come si può reagire a tutto ciò?
Con un pensiero subdolo che delle volte aveva già attraversato la strada dei suoi pensieri, ma mai si era fermata così tanto a riflettere sulla cosa peggiore che l'uomo possa fare in questi casi: il suicidio.
Si sentiva morta anche solo a pensarci.
Ma perché una ragazza morta come lei dovrebbe mentire a se stessa?
-Davis non ci provare!
Ridacchio Downey, spaccando quel silenzio di mille parole, facendola sussultare così violentemente da far cigolare il pavimento lucido sotto le sue scarpe.
Alzò gli occhi al cielo, maledicendosi per il suo errore da principiante.
Oh, merda.
Sentì il panico strapparle lo stomaco in due tanto da farla piegare in avanti quando i passi del diavolo si affrettarono a muoversi.
Esattamente verso di lei.
Una forza improvvisa ed incredibile strattonò la maniglia della porta, facendole mandare indietro il peso per cercare di tenere chiusa l'unica difesa contro quel drago.
Ma si sa: il legno è altamente infiammabile.
Così Downey la batté in pochi secondi, aprendo di scatto la porta, vedendola rannicchiata nell'angolo più angusto e nascosto del gabinetto dei disabili, le ginocchia strette al petto e la faccia nascosta tra di esse.
Faith si coprì la testa con il braccio buono, cercando tristemente di alzare anche l'altro che esaurì tutte le sue forze, cadendo stremato sul freddo pavimento. Era tutto un brivido la ragazza, brivido e singhiozzi simultanei.
Non esiste paura più grande della paura stessa, questo imparò quella terribile notte, una delle tante.
-Fatti sbattere un po' Davis, avanti.
Ancora quel ghigno strafottente in volto.
-Hai un corpicino così bello, piccola. È un peccato non farci un pensierino.
Sussurrò roco e minaccioso come il ringhio di un orso in una grotta buia.
Faith si fece ancora più piccola quando Downey le si avvicinò fino a chinarsi su di lei con una mano già pronta ad artigliarle il braccio leso, quando il Signore rispose alla chiamata.
-Tutto bene?
Chiese la voce femminile della commessa, fuori dalla porta dei bagni.
Downey corse ad aprire la porta bloccata, abbassando lo sguardo sulla minuta commessa che lo fulminò di rimando. Faith si alzò di scatto, coprendosi il livido con la manica lunga del maglione che finora era rimasta alzata fino alla sua spalla. In fretta e furia cancellò quelle lacrime dalle sue guance, aggiustandosi i pantaloni.
Si alzò il colletto della camicia per coprire i segni rossi sul collo e raggiunse il professore che stava seriamente tremando sotto lo sguardo arcigno della donna.
-Tutto bene ragazzina? Ti ha fatto del male?
Chiese, prendendo letteralmente per l'orecchio Downey che di sicuro sarebbe stato capace di picchiarla fino ad ucciderla, ma la sua sbronza era tornata come un uragano e non poté nulla se non lamentarsi del dolore.
Si, ha cercato di soffocarmi e violentarmi, chiami la polizia la prego.
-No signora, non mi ha fatto niente.
E fu così che l'incubo venne svegliato.
Ma non era un mattino piacevole quello, bensì la prospettiva di qualcosa di ben peggiore.

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Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

*Qua da Shinimal è tutto Al prossimo capitolo

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On The Side Of The Angels~Robert Downey Jr (Teacher/Student)Where stories live. Discover now