I don't care

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-Nel mio ufficio Davis, adesso.
Faith lo guardò serrare le labbra e prendere un bel respiro, abbassare lo sguardo con delusione per poi voltarle le spalle e iniziare ad incamminarsi verso il suo ufficio che era isolato da tutti gli altri.
Il professor Downey con i suoi colleghi si comportava in modo molto formale, mentre con le professoresse più giovani spesso adorava offrire loro un caffè o flirtarci assiduamente finché non riusciva a portarle nella sua camera da letto e pochi studenti sanno cosa ci faceva con le insegnanti là dentro. Non perché c'erano stati, per carità, ma perché pochi coraggiosi avventurieri, anni fa, riuscirono a spiare con il binocolo la finestra di quella camera e videro tante cose.
Posso solo dire che tornarono a scuola il giorno dopo senza riuscire a guardare in faccia il prof di musica e teatro e quella di geografia...ma torniamo a noi.
Faith Davis camminava a testa bassa senza avere il coraggio e la sfrontatezza di alzare lo sguardo sulla schiena di Downey il terribile, concentrandosi solo sul rumore dei loro passi mentre la sua faccia iniziava a bruciare come se la conseguenza di tutti quei pugni fosse arrivata solo adesso.
Purtroppo una goccia di sangue cadde sul pavimento, non producendo alcun rumore.
-Non sanguinare.
Disse lui senza voltarsi, girando l'angolo per immergersi nel lungo corridoio che trasmetteva un'ansia assurda per quella porta in fondo che nascondeva l'ufficio del professore. Nessuno aveva osato descriverlo. C'erano più leggende in quella scuola che nei racconti di fantasia.
La studentessa mai avrebbe pensato di entrare proprio nella tana del nemico.
-S...
Non poté nemmeno formulare il continuo della frase che Downey alzò scocciato una mano per azzittirla, e ci riuscì pienamente. Faith avrebbe voluto che il tempo fermasse la sua corsa proprio lì, mentre la porta si faceva sempre più vicina, anche a costo di intrappolarla in un loop temporale.
Ingoiò il nulla e la polvere di quello che le rimaneva quando il moro inserì le chiavi che teneva in tasca nella serratura, bloccandosi appena dopo il primo giro.
-Prova a dire a qualcuno dove tengo le mie chiavi e giuro Davis che ti ridurrò molto peggio di come sei adesso, non m'importa il fatto che sei una femmina.
Faith con un brivido sussultò così tanto da muovere un passo indietro, schiudendo leggermente la bocca mentre un altro muscolo facciale iniziò a lamentarsi delle ferite.
Vide Downey passare la lingua sull'interno guancia, guardandola per qualche secondo per poi aprire la fatidica porta.
-Prima le delusioni.
Mormorò, abbassando lo sguardo sulla sua nuca bionda che gli sfiorò la punta del naso quando passò vicino a lui per entrare nel grande ufficio. Grande come una classe normale e pieno zeppo di libri e librerie, ma la cosa che forse più spaventava erano i quadri medioevali ritraenti guerre e sofferenza, o il pesante librone sopito sulla grande cattedra di mogano che portava il titolo di "Le peggiori torture della storia". Insomma, questo Downey era un po' buio e inquietante come persona, quasi dark.
Tutto di quell'ufficio, dalla mobilia al tappeto, emanava una certa atmosfera di scomodità e presagio per qualcosa di brutto, trasudavano tanti pregiudizi. Sembrava che l'uomo volesse testare la purezza delle sue prede, se si lasciavano scoraggiare dalla copertina o se furbamente aprivano il libro.
Guardò Faith, ma non vide nessun pregiudizio così come non vide nessuna purezza in lei.
La ragazza aveva paura di tutte quelle cose, ma cercava un motivo per non provarne più dopo quella notte, anche se la seconda fonte dei suoi casini era lì, insieme a lei.
Chiuse gli occhi con dolore quando sentì la serratura chiudersi dietro le sue spalle e i passi del professore avvicinarsi.
Arrivò proprio di fronte a lei, lasciando scorrere i suoi occhi sul suo corpo a volte mosso da un vento invisibile per poi tornare dritto e concentrato su quel volto graffiato e l'occhio che lentamente si stava gonfiando. Faith stava trattenendo le lacrime dal dolore quando i lividi iniziarono a fortificarsi e le palpebre dell'occhio destro iniziare a chiudersi involontariamente.
Cercò di morderei un labbro, ma lasciò subito la pelle quando affondò i denti in una ferita aperta e sanguinante.
Sapevano entrambi che stava soffrendo, ma ad entrambi non importava.
Downey si sedette sulla scrivania.
-Resta in piedi tu.
Ordinò,  lasciando penzolare le gambe come un bambino seduto sul muretto mentre incrociava le braccia, passandosi una mano sul viso e poi tra il ciuffo ribelle, grattandosi dietro il collo per riempire quegli attimi di imbarazzo.
Inspirò ancora una volta, iniziando a gesticolare come suo solito.
-Perché, Davis?
Quel tono...era il tono di voce che aveva usato quella notte o quelle volte che era arrivato a tanto così dal metterle le mani addosso. Faith si fece prendere e affondare dai ricordi sempre puntuali, affogando lentamente verso un attacco di panico imminente.
Abbassò lo sguardo sulla mano che tremava visibilmente, chiudendola in un pugno per fermarne il fremito.
-È colpa mia signore, non avrei dovuto farmi fregare così facilmente dalle provocazioni.
Disse con la testa china, respingendo con tutte le sue ultime e magre forze la memoria che sempre voleva essere ricordata. Downey si alzò di scatto, spingendosi in avanti per rabbia.
-Come hai fatto a cascarci?! Perché hai ascoltato te stessa, perché ti sei fidata di te!
Non rispose, sapeva che non doveva farlo, che quello era un botta e risposta composto da un solo monologo.
-Non devi seguire il tuo cuore, anzi non devi fare nessuna decisione! La tua vita non ti appartiene perciò levale le mani di dosso Davis, non osare toccarla!
La spinse, facendola barcollare indietro mentre iniziarono quella danza tra chi avanza e chi regredisce, tra chi accende gli occhi di furia e chi li spegne di terrore.
-Tutti i miei insegnamenti andati in fumo!
Ringhiò, rifiutandosi di credere che la sua invenzione fosse già diventata obsoleta, che il suo burattino avesse già preso vita, che avesse già rotto i fili.
Un'altra volta la spinse violentemente contro la cattedra, facendola gemere per la botta così forte da aver fatto cadere a terra un libro appoggiato sul bordo. Guardò l'oggetto in questione, scoprendo che era proprio quello sulle torture.
Alzò lo sguardo su Downey che mise le mani a lato dei suoi fianchi, guardando prima il librone poi Faith.
Sorrise come sorride un cattivo in procinto di ingannare e sconfiggere una volta per tutte l'eroe.
-Perché non provarle?
Avevano tutti ragione su di lui, i pregiudizi erano giusti.
Mr Downey sotto la copertina ingannava peggio dell'apparenza.
A lui non importava essere umano, gli bastava non essere dalla parte degli angeli.


*e voi? Vi siete lasciati prendere dai pregiudizi? Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

*Qua da Shinimal è tutto Al prossimo capitolo

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On The Side Of The Angels~Robert Downey Jr (Teacher/Student)Where stories live. Discover now