Flee

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Faith Davis pedalò fortissimo quel giorno, arrivando persino al tramonto, girandosi tutta la città. Di strada in strada, di vicolo in vicolo. Anche nei posti dove non era mai andata, non le importava se si perdeva, le bastava fuggire lontano da quei due drogati che dovevano costituire la sua seconda famiglia.
E mentre i piedi furenti spingevano i pedali in rotazione, si proiettò nella sua mente l'idilliaca immagine di lei che galoppava su di un purosangue sauro inglese, per le campagne tortuose e brune del Dartmoor, o nel Sussex.
Rivoleva la sua vita originale indietro, quella non le piaceva per niente.
Viveva sempre in costante paura sapendo che quel professore era ancora vivo, con quel suo modo di essere violento e molto fisico, quella mezza intenzione di farle del male o stuprarla ogni volta che la guardava dritto nelle palle degli occhi quando era livido di rabbia per qualcosa.
Odiava.
Però le piaceva aiutare i professori, monitorare le attività degli studenti, essere qualcosa di più che una semplice studentessa.
Si ricordò di quella lezione nel primo anno su come liberarsi da una stretta alla gola. Il modo in cui Downey aveva preso una dolce, piccola ed indifesa Hannah che lo guardava senza timore di essersi offerta volontaria. La paura quando lo vide attorcigliarle il collo con una mano sola, la facilità in cui la ribelle aveva afferrato il suo mignolo per tirarlo indietro in modo tale da togliere la presa. Quell'uomo le faceva paura, schifo e terrore per quel suo atteggiamento da cattivo.
Per non parlare della sfrontatezza che usava per adescare le giovani insegnanti nella sua rete da playboy incallito!
Era troppo prezioso per il preside per licenziarlo.
Diceva sempre in sua difesa che aveva portato alunni spacciati a prendere voti altissimi, ma sapevano tutti che l'aveva fatto a suon di urla e pugni sul tavolo se non in faccia. E nessuno osava dirlo ai genitori: avevano troppa paura che si vendicasse.
Perciò ogni alunno alla Walter High era un martire mandato al macello per difendere la propria famiglia.
Ma infondo Faith non aveva nessuno da difendere, quindi perché non deviare alla stazione di polizia e denunciare tutte le cose che le aveva fatto? Mostrare il livido sul braccio testimone della sua brutale forza sempre e dico sempre mirata a ferire?
Si fermò proprio davanti alla stazione di polizia, guardando le luci accese dentro e il via vai di poliziotti in divisa. Si stava solo chiedendo se avesse avuto il coraggio di farla finita una volta per tutte.
Poi l'immagine di Downey dietro le sbarre non la divertì, anzi, le fece provare pena per quello che stava per fargli. Dopotutto era vero che spiegava bene, che comunque il programma lo seguiva. L'ultimo motivo per cui il diavolo era necessario nella scuola era per le ragazze. Si, proprio loro.
Downey se vedeva un ragazzo dar fastidio ad una alunna, che fosse sua o meno, correva in suo aiuto e sbatteva il cretino contro il muro con le mani sul colletto della maglia. Quante volte si era azzuffato con quegli stronzi che immobilizzavano le ragazze contro l'armadietto perché li avevano lasciati. Quante volte aveva sventrato delle scenate di gelosia in pieno giorno. Quante volte si era messo davanti ad Olivia per difenderla dal suo ex ragazzo Chris.
Insomma, per le alunne, cattivo o meno, era il loro salvatore da tutti quei ragazzini che volevano farsi uomini.
Faith si lasciò sfuggire una mezza risata accompagnata da una lacrima quando alzò lo sguardo al cielo, ricordando bene quante volte Downey non l'aveva mai difesa da nessuno, che fosse maschio o femmina.
Un tremolio al cuore quando abbassò lo sguardo sulla strada, sapendo quanto era odiata da lui.
Con il pollice si asciugò una lacrima.
-E va bene così.
Sussurrò, allontanandosi dalla centrale sulla sua inseparabile bici.
Un dolore e un secondo quando svoltò l'angolo per la stradina che portava al bosco, inciampando in un sasso che la fece ruzzolare a terra, mentre la bici seguiva il suo esempio. Con lentezza poggiò una mano sullo sterrato sotto di lei, cercando di rialzarsi con continui lamenti.
Lo zaino le aveva parato la caduta per fortuna.
Zoppicò fino alla bicicletta impolverata nel terreno, la caviglia leggermente slogata, rialzando la sua amica solo per vedere con rammarico che la catena era caduta e un raggio stortato.
Chiuse gli occhi e sospirò stressata, battendo la mano sul sellino per togliere la polvere, quando arrivò.
Sentì le ruote di una macchina abbastanza grossa frenare vicino a lei, facendole alzare lo sguardo mentre con un sussulto lasciò cadere la povera bici di nuovo a terra.
-Trattala bene Davis!
Scherzò il professor Downey, il gomito fuori dal finestrino di quella jeep da escursione color verde militare.
Non lui, non ora.
Perché il destino doveva sempre essere così assillante e fastidiosamente prevedibile per una come lei che si meritava solo amore e nient'altro?
Sono gli amati a ricevere odio, solo per spingerli ad amare di più.
-Dai, prendi quel catorcio e mettilo dietro che te lo riparo.
Faith afferrò la bici per il telaio e la strinse al petto, quasi come fosse un peluche.
-No, no...
Downey esasperato abbassò il capo e si sporse in avanti, sorridendole poi per scaramanzia.
-Davis, se mi fai scendere da quest'auto poi tu non ci potrai più salire, capisci cosa intendo?
Oh si che capì, difatti come un missile portò l'infortunata nel bagagliaio scoperto per poi entrare nella jeep e chiudere la portiera. Downey afferrò a due mani il volante e inclinò la testa verso di lei che si era rannicchiata contro la portiera, le braccia incrociate e strette in un abbraccio che solo lei poteva darsi.
-Si, credo che poi una bella camomilla farà al caso tuo.
Faith strinse i denti quando sbatté la spalla dolorante contro la portiera per colpa della pacca sulla schiena che l'uomo le aveva dato.
-Sorridi tesoro che la vita è bella!
E l'aveva detto proprio a lei.
Mise in moto, sgommando per mettersi in mostra fino a giungere davanti ad una bellissima villa che quasi pareva una reggia nascosta nel bel mezzo della città, nel quartiere dei ricchi.
Scesero dall'auto e Faith fece per prendere la sua bici, ma Downey la precedette, mettendosi in spalla il catorcio mentre spintonava la ragazza ogni due per tre quando la paura cercava di fermare la follia a cui stava andando incontro.
Giunsero davanti al garage, dove il professore prima di entrarci si chinò sull'orecchio della Davis.
-Comunque non ti sospendono, e sono molto arrabbiato per questo.
Deglutì l'amaro presentimento quando Mr Downey le diede un leggero schiaffo sul sedere, fischiettando allegramente verso il suo incredibile garage con la bici in spalla.
Faith rimase lì, in piedi, con delle catene ai piedi che le impedivano di fuggire.


*allora se nei prossimi tre giorni non aggiorno non spaventatevi perché domani vado in gita a Trieste perciò non so se riuscirò a scrivere qualcosa. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

*Qua da Shinimal è tutto Al prossimo capitolo

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On The Side Of The Angels~Robert Downey Jr (Teacher/Student)Where stories live. Discover now