Drunk

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Era notte fonda e Faith Davis non era nel suo scomodo letto a dormire come era solita fare, no signore, non quella notte.
Era per la sua primissima volta in un locale, ovviamente tranquillo, dove di solito gli studenti vanno a prendersi una cioccolata o del caffè per spianare i pensieri, i problemi.
Un bar sempre aperto che accoglieva spesso gli adolescenti fuggiaschi, quelli che di solito uscivano di casa sbattendo la porta dopo l'ennesima litigata con i genitori.
Gli anziani proprietari si erano abituati alla loro clientela in lacrime.
Perché Faith Davis se ne stava lì, seduta davanti alla vetrina con una tazza di cioccolata calda davanti, a fissare la notte fuori dal vetro? Per tutti questi motivi.
Ma non ne parleremo adesso, non ancora.
La studentessa modello fissava il nulla, provava nulla, cercava di sentire nulla. Solo che quella notte, il primo di tanti casini si sarebbe consumato da lì a pochi minuti.
Il locale era ben illuminato, le persone parlavano, ma un rumore di vetri rotti fece scattare la testa della Davis di lato solo per spalancare la bocca in preda alla sorpresa.
-Signori calmatevi!
Gridò Hank il proprietario, cercando di fermare la rissa tra due uomini palesemente ubriachi. Arrivarono altre persone a dividere i due litiganti, lasciandosi scappare il più "tranquillo" che barcollò fuori dal locale sputando qualche altro insulto all'uomo trattenuto da mille braccia. Il più aggressivo, lo si poteva leggere in faccia.
Faith chinò la testa per un attimo, sapendo che era suo dovere fare ciò che avrebbe fatto e sopratutto perché la sua pietà non aveva limiti.
Si alzò, avvicinandosi al vecchio Hank che stava urlando al tipo di andarsene e di farsi curare la mano ferita, cercando allo stesso tempo di stare a debita distanza da lui.
-Ehi, tutto apposto?
Chiese calma, avvicinandosi a lui e di conseguenza all'ubriaco.
-Stai indietro ragazza, chiamo la polizia, quest'uomo è pericoloso.
Faith Davis guardò con diffidenza il tizio che ricambiò il suo sguardo, cercando di assumere immediatamente una postura rigida, superiore.
-Stia tranquillo, lo porto via io.
Hank strabuzzò gli occhi.
-Non ti lascio da sola con...con questo!
Si ripeté che era suo dovere.
-Lo conosco e lui mi conosce, me lo lasci portare via e nel caso servisse chiamerò la polizia.
Il problema era che Faith aveva tutto tranne che il cellulare, ma non lo disse. Hank, titubante, posò la cornetta e la vide avvicinarsi con circospezione all'ubriaco, farsi riconoscere per poi portarlo fuori dal locale.
Quando furono fuori dal bar, la ragazza esplose senza riuscire a trattenersi. Ovviamente a modo suo.
-Che cosa le è saltato in mente, professor Downey?
L'insegnante la guardò, camminando un po' storto al suo fianco senza comprendere a pieno la situazione.
-Vaffanculo Davis.
Rispose Downey. Il suo tono non era cinico, scherzoso o ironico: era cattivo. Rude, graffiante, biasciato. Era chiaramente nella sbronza cattiva, e questo Faith lo sapeva, ma era ancora lì a rischiare tutto in una sola notte dove in realtà i problemi non doveva neanche vederli.
Nessuno le stava dicendo di aiutarlo.
Nessuno la stava obbligando ad aiutare solo la persona che più la odiava sulla Terra.
Faith Davis prima di essere una studentessa modello era l'incarnazione del sogno britannico: gentile, disponibile, devota a tutto ciò che concerne l'essere umano.
Era il suo professore, il quale, nel bene o nel male, alla fine dell'anno scolastico sarebbe diventato solo un ricordo e trovava giusto il fatto di salvargli la nottata, anche a costo di rovinarsi la propria.
Il professor Downey, nonostante l'atteggiamento aggressivo e le pupille dilatate dall'alcol, non l'aveva neanche sfiorata. Forse la sbronza iniziava a diluirsi, forse perché ancora rispettava la ragazza in un minuscolo sprazzo di lucidità.
-Le fa tanto male la mano, signore?
Tentò di nuovo lei, cercando di farlo camminare nella via del controllo per evitare argomenti che avrebbero potuto scatenare l'ira della bestia. Ma si dimenticò la cosa più importante: ogni suo respiro causava irritazione al professore.
Downey a stento riuscì a chiudere le dita in un pugno, lasciando gocciolare il sangue dalle sue nocche.
-Vuoi provare quanto, piccola?
Faith lo guardò per capirlo meglio, ma quando lo vide digrignare i denti e alzare il pugno deglutì rumorosamente senza però smettere di accompagnarlo verso la salvezza.
Downey rise sguaiatamente.
-Sei proprio una fifona Davis!
Ma non era lui che stava aiutando il nemico divenuto pericoloso per la propria sicurezza, tuttavia la studentessa non rispose come avrebbe fatto Hannah Standall.
Chissà come se la passava quella ragazza, passando ogni giorno dopo scuola in punizione con Downey il terribile.
Giunsero davanti una stazione di servizio dove Faith spese tutti i soldi che aveva in tasca per comprare delle garze e degli strip.
Persino la commessa le aveva proposto di chiamare la polizia e lasciar stare l'insegnante, ma lei con un sorriso la rassicurò che non c'era motivo di avere paura di lui. Così andarono nel bagno della stazione di servizio che si trovava a pochi metri dal negozio in procinto di chiudere.
Non poté trattenere un brivido quando con la coda dell'occhio vide Downey chiudere a chiave la porta d'ingresso.
Si voltò verso di lui, iniziando ad aprire la confezione delle garze.
-Una botta e via, eh Davis?
Faith seguì la forma della sua smorfia mentre la superava per andarsi a lavare le mani. Abbassò lo sguardo, cancellando tutto quello che le diceva e concentrandosi sulla confezione delle garze che non si apriva. Cercò di ripassare nella mente tutte quelle lezioni su come medicare le ferite, ma la lezione su come riconoscere i pericoli le piombò nella mente quando la sentì.
-Bel culo tesoro!
La frase che tutti gli ubriachi dicono prima di perdere il controllo.


*avete paura per Faith? Io si. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

*Qua da Shinimal è tutto Al prossimo capitolo

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On The Side Of The Angels~Robert Downey Jr (Teacher/Student)Where stories live. Discover now