Answer me!

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Faith Davis indurì lo sguardo, pronta a tutto.
Quando riuscì ad aprire la confezione, i suoi occhi erano un tutt'uno con il muro davanti a lei: liscio, bianco, vuoto.
Si girò lentamente, guardando il professor Downey lavarsi la mano ferita nell'ultimo lavandino. Si avvicinò lentamente, ogni passo un motivo in più per scappare, gridare contro la porta, chiamare aiuto, lasciarlo stare, avere paura di lui.
L'uomo non la degnò di uno sguardo, ma quando barcollò all'indietro le mani della studentessa erano già ferme sulla sua schiena per sorreggerlo.
Faith ritirò subito le mani a quel contatto.
Aveva osato invadere il suo spazio vitale, aveva sentito per un secondo la sua pelle tesa nascosta dal tessuto che, in ogni caso, nascondeva dei bei muscoli.
Downey con un grugnito infastidito si girò a guardarla, male.
-Non toccarmi Davis, mi fai schifo.
Di nuovo quella smorfia di disgusto che traballava per colpa della sbronza.
Faith ingoiò ogni suo istinto o impulso, dovendo farlo.
-Signore, la prego, voglio solo aiutarla...
-ALLORA SPARISCI!
Gridò lui, tirando un pugno contro il muro che si macchiò del suo stesso sangue, facendolo arrivare a tanto così dal volto della biondina che, per sicurezza personale, non osò indietreggiare.
Rabbrividì sentendo il suo fiato che sapeva di alcol rimbalzarle sulla faccia, un respiro pesante e due occhi da confondere con le pupille.
-Ahia, cazzo!
Continuò lui dopo essersi piegato in due con la mano lesa stretta al petto.
Il cuore di Faith si riempì di pietà e misericordia, facendola abbassare lentamente al livello del temibile Downey che tremava come una foglia, sembrava sul punto di vomitare.
-Si lasci curare e poi giuro che me ne andrò.
L'uomo alzò di scatto il viso, pareggiandolo con quello della ragazza che socchiuse le labbra nel vedere quel ghigno che non presagiva niente di buono.
-Oh, non credo proprio Davis.
Detto ciò le porse la mano ferita, lasciandosi alla sua mercé, ma quella notte Faith non l'avrebbe di certo ricordata come la primissima volta che toccava il professore.
Con movimento incerto prese delicatamente la grande mano di Downey che poteva benissimo nascondere la sua, se solo l'avesse chiusa. Tornarono retti e la studentessa lentamente avvicinò quella mano verso il lavandino, passando il pollice intorno alla ferita senza mai toccarla. Piano, lenta, calma. Con i pollici si faceva aiutare dall'acqua senza trattenere un moto di dispiacere quando lo sentiva tentare di ritrarre la mano quando sentiva dolore.
L'aveva riempita di parole, e lei era ancora lì.
Questo certe persone non possono farlo.
Con un fazzoletto asciugò il tutto, provando infinite scosse ad ogni tocco su quella pelle liscia e rovinata dal colore rosso.
Mentre gli tirava la sottile ferita per applicarci sopra gli strip, Faith fermò tutti i suoi organi quando Downey si spostò. Esattamente dietro di lei.
Guardò allarmata lo specchio davanti a loro, ma nessuno sguardo ricambiò il suo divenuto di un cielo senza anima. Il moro aveva il capo inclinato sul suo collo, gli occhi bassi su quello che stava facendo.
Un tornado di brividi e rimpianti la tormentò quando lo sentì respirare piano sul suo collo, l'acre odore di alcol si chiuse come una gabbia attorno a lei.
-S-signore, non credo questo sia...
-Zitta.
C'era la macabra figura del pericolo appena dietro le sue spalle.
Faith Davis respirò a lungo quella notte, prese tutte le precauzioni anche se sapeva già in partenza che non ci sarebbe stata fine per lei.
Finì di chiudergli la ferita, iniziando a girare la garza sulle sue nocche, lanciando di tanto in tanto degli sguardi allo specchio che rivelava sempre e solo gli occhi del diavolo fissi sul suo collo o giù, nel petto.
Per sbaglio gli sfiorò la ferita.
-Cristo, stai attenta Davis!
Strizzò per un momento gli occhi dato che il tono abbastanza alto di quella voce roca e baritona le era arrivata ad almeno due centimetri dal timpano.
-Mi scusi tanto, signore.
Downey sorrise compiaciuto, accarezzandole i capelli solo per farla sussultare e non poco.
-Mi piace il modo in cui ti pieghi alla volontà degli altri. Sei proprio inglese.
Faith attutì l'ennesima frase dai mille significati contro la parete di gomma del suo cuore, finendo di curarlo e sgusciando via da lui più veloce di quanto avrebbe voluto. Oh no, le mosse che lasciavano capire le emozioni non erano tangibili, non con una sbronza cattiva.
L'insegnante continuò ad avvicinarsi con una smorfia beffarda sulle labbra, lo dipingevano come il perfetto cattivo dei film di supereroi.
-Dimmi di Hannah Standall.
E a quel nome le mura di cinta si issarono a protezione di tutti gli studenti della Walter High, c'era una sola persona a proteggerle. Nemmeno un'altra anima dannata.
Continuò ad indietreggiare con due occhi da cucciolo indifeso e solo sotto la pioggia, lasciando che la coltre nera avanzasse su di lei, dentro di lei.
-Non parlo...
-Di chi Davis? Dei tuoi schiavetti?
La ragazza serrò mandibola, mascella, tutto.
-Dei miei amici.
Non avrebbe mai rivelato informazioni su una sua compagna, sopratutto ad un professore come lui, ad una persona come lui, ad un essere umano come lui. Se c'era una cosa che non avrebbe mai fatto sarebbe stata quella di rivelare informazioni che avrebbero potuto danneggiare gli studenti. Non con Hannah Standall, non con lei in punizione ogni giorno con Downey. Poteva farle rischiare troppo.
-Rispondimi, è un ordine.
Faith negò più e più volte, iniziando a percepire il freddo muro dietro di lei.
-No...no...
L'uomo gettò le fiamme in quei due pozzi color notte, abbagliando la Terra intera della sua ira funesta e distruttiva come un uragano che ti strappa via la casa e tu ti risvegli tra le macerie con i tuoi genitori ed amici morti accanto a te.
-RISPONDIMI!
Quella parola richiamò in lei tanti ricordi, la maggior parte spiacevoli, che la fecero rannicchiare in un angolino con le braccia alzate all'altezza del viso. Un unico corpo piccolo tremava come mille foglie nel vento.
I vetri rotti, le grida...tutte immagini che nessuna ragazza di diciotto anni dovrebbe vedere.
Ma le sue gambe persero ogni attrazione con i muscoli quando si tirò su, ma non per sua volontà.
Guardò in alto verso Downey.
Gli occhi in lacrime e una mano stretta attorno alla gola.

*continuate ad avere paura. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

*Qua da Shinimal è tutto Al prossimo capitolo

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On The Side Of The Angels~Robert Downey Jr (Teacher/Student)Where stories live. Discover now