Dead

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-Devo farla finita una volta per tutte!
Spirò fuori dai denti digrignati Faith Davis, iniziando ad accostarsi vicino al muro che precedeva l'angolo dove si sbucava nel lungo e stretto corridoio con infondo la porta dell'ufficio del professor Downey.
La fronte aggrottata e il respiro pesante la differenziavano da tutti i ragazzi fuori in giardino, con un sorriso stampato suo volto felici di non essere più chiusi in quelle aule. Lanciò in aria il coltellino, riprendendolo in mano dalla parte del manico con un sorriso glaciale sulle labbra.
Si accostò contro il muro, tendendo attenta e vigile l'orecchio per captare ogni singolo movimento.
Con un urlo di rabbia girò l'angolo con il coltello puntato, facendo un giro di centottanta gradi, impiantando la punta dell'arma nel muro.
Sperava che al posto del muro ci fosse Downey.
Staccò il suo pugnale, proseguendo a passo di marcia verso quella porta, il collettino già alzato davanti a lei.
Con una collera così cieca in corpo non si può più pensare razionalmente, è come vivere altrove e lasciare il corpo allo spirito.
Con un calcio fece cadere il cestino al suo fianco, ma una voce dietro di lei la fermò, facendole nascondere il coltellino in tasca.
-Faith, scusami, ho sbagliato.
Jeff il bidello aveva ancora la scopa in mano e si stava rimettendo il cappello da baseball scucito sulla testa.
-Il professore che stai cercando è fuori in giardino con gli altri, deve fare da guardia.
Detto ciò tornò a fischiettare verso l'ala opposta della scuola, lasciandola sola ed amareggiata. Si ricordò che Downey teneva sempre le chiavi del suo ufficio nella tasca dei  pantaloni, perciò optò per qualcosa di molto meglio che di un bagno di sangue.
-Speriamo accada subito.
Mormorò, avvicinandosi alla porta per poi iniziare ad inciderla con la punta del coltello, attenta a non farsi scoprire. Sempre più sotto comando dell'ira proseguì la sua incisione, scalfendo il legno e lasciando cadere i trucioli sul pavimento.
Completata la sua opera lesse con un sorriso a trentadue denti la scritta sbilenca ma leggibile: DEAD.
Corse nel bagno delle femmine dove oramai Chloe se n'era andata, lasciando il coltellino esattamente dov'era prima.
Si lavò le mani per eliminare qualsiasi odore di metallo e legno, avventurandosi poi verso la macchinetta dell'acqua, bevendo come un cammello per smorzare quella lieve ansia che si era fatta strada dentro il suo cuore dopo quel gesto di follia oramai impossibile da negare.
Corse si nuovo nel bagno delle femmine, pensando che forse era meglio gettarlo il coltellino, ma quando giunse nel luogo prescelto non trovò più nessuna arma.
Preoccupata che qualcuno l'avesse preso iniziò a correre verso il cortile per cercare, ma in quel esatto momento la campanella risuonò, costringendo gli alunni a tornare nella scuola.
Si lasciò travolgere da spallate e studenti, lo sguardo perso mentre la realtà di ciò che aveva appena fatto iniziò a farla soffrire d'asma.
Spintonò quel muro di giovani adolescenti, correndo fuori verso il suo albero preferito, piegandosi sulle ginocchia per riprendere fiato, il contorno dei suoi occhi stava diventando rosso per annunciare stress e pianto imminenti.
-Davis, forza, rientra!
Quella voce profonda la fece voltare subito, il mondo tremò sotto i suoi piedi quando vide Mr Downey vicino alla porta principale alzare il braccio per farle cenno di seguirlo e di entrare subito a scuola.
Quella volta si sforzò al limite dell'umano per nascondere la sua preoccupazione, mentre l'uomo la guardò due secondi sbuffando e spostandole i capelli con il fiato, facendola rabbrividire dentro.
Iniziò a camminarle accanto, senza curarsi di lei che si stringeva piano il braccio leso, cercando di farsi ancora più piccola e di guardare altrove.
-Vai a riprendere la tua roba in aula magna e poi fila a lezione, intesi?
Lei annuì, ma sentì la forza delle gambe cedere dallo stress che stava cercando di domare, così prima di cadere a terra il temibile Downey riuscì ad afferrarla in tempo, facendola rialzare lentamente.
La teneva appoggiata alla sua spalla possente, una mano venosa sul centro della sua pancia e l'altra dietro la schiena.
Faith iniziò a piangere, mugugnando come un cane ferito mentre lo fissava con occhi blu e rossi, le labbra arrossate che tremavano mentre a stento riusciva a mordersi il labbro inferiore.
Quella, era la causa dell'incubo targato Downey.
Strinse le mani al petto quando fu presa in braccio a mo di sposa, rifiutandosi di allacciare le braccia dietro al suo collo.
Sentiva lo stomaco a pezzi, continui conati trattenuti la facevano sussultare mentre comprimeva le labbra per non vomitare proprio in braccio al suo nemico che presto o tardi avrebbe trovato la buona ragione per ucciderla.
-No no no, resisti ancora!
Disse lui, iniziando a correre quando la vide mettersi una mano sulla bocca per trattenere un conato molto più forte.
Giunse nel bagno dei professori, posandola a terra mentre lei automaticamente si inginocchiò davanti al water, aprendo la bocca per vomitare l'anima intera.
Downey schifato e al tempo stesso preoccupato le raccolse i capelli biondi in un pugno, evitando che si sporcassero, inginocchiandosi al suo fianco mentre con delle pacche sulla schiena le faceva uscire tutta l'ansia e dolore.
-Non sforzarti troppo.
Sussurrò pacato, accarezzandole la schiena mentre lei sentiva finalmente il corpo libero da ogni sensazione malata e macabra. Stare con lui a quella poca distanza non giovava di certo la situazione, anzi, le dava un motivo in più per tornare a vomitare, ma non riuscì più a spiccicare parola.
Downey tirò lo sciacquone, aiutandola ad alzarsi mentre si sacrificava per farle da stampella, avvicinandola al lavandino mentre apriva l'acqua.
Quando Faith vide la sua mano chiusa a mo di conca, prendere dell'acqua e portarla alla sua bocca cercò di tirarsi indietro, ma il braccio del professore la strinse di più, spingendola dove non voleva.
-Tranquilla, bevi.
Fu strano per lei bere dalla mano del suo diavolo, poiché per tenere maggiore equilibrio appoggiò tremante più di una foglia le manine su quella dell'uomo, chiudendo gli occhi mentre beveva.
Per la prima volta Downey fece un sorriso tirato, ma gentile e misericordioso osservandola bere come un gattino sperduto.
Osò darle un bacio tra i capelli, mettendo di nuovo la mano sotto l'acqua per abbeverarla di nuovo.
In quel momento si sentiva quasi felice ad averla aiutata, non sentiva quell'odio naturale montargli dentro appena la sentiva respirare. In quel momento vedeva la vera Faith Davis, ed era così fragile e insicura.
Il giorno dopo nessuno dei due si dimenticò di quello che era successo, ma quando, durante ricreazione, il professor Downey chiamò tutta la scuola a raccolta, il giudizio finale stava per cadere sulla sua testa.
-Chi è stato così stupido da scrivere la parola DEAD sulla mia porta?!
Gridò per farsi sentire da tutti quando scese il silenzio di preoccupazione.
Faith era nelle ultime file, non voleva farsi vedere.
-Bene, vorrà dire che lo scoprirò da solo.
Salì sul tavolo da picnic per farsi vedere da tutti, stringendo i pugni.
La Davis capì che oramai quella parola lì, non era più riferita a lui, ma a se stessa.
-Chiunque tu sia, sappi che sei un morto che cammina.

*sempre troppo tempo. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

*Qua da Shinimal è tutto Al prossimo capitolo

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On The Side Of The Angels~Robert Downey Jr (Teacher/Student)Where stories live. Discover now