~Capitolo 40~

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Elizabeth

<<Ragazzi, disco stasera?>> esclamò Miriam durante la cena, <<è l'ultima notte! Tanto domani si dorme sul pullman!>> motivò la sua proposta, mentre già pensavo a come rifiutare ed infilarmi nel letto prima che si ricordassero di me. Avevo sempre odiato le discoteche. Capivo andare in un pub, anche se tolleravo relativamente anche quello, ma in una discoteca no. Primo perché odiavo ballare, o meglio non ero capace, secondo perché c'è la musica troppo alta!

Sì, ne sono consapevole, ragionavo come mia nonna, ma è così! Non concepivo affatto il ballare come forsennati uno accanto all'altro, tutti sudati ed appiccicosi. Il sol pensiero mi dava i brividi!

<<Ci sta!>> annuì uno dei ragazzi della classe e così cominciarono ad organizzarsi per la serata. Non potevano uscire tanto presto ma, neppure rientrare troppo tardi dato che la responsabilità ricadeva sui professori.

22:30 tutti pronti nella hall, avevano deciso alla fine della cena. Io personalmente mi ero evitata di dire davanti a tutti che non sarei andata. Tanto a nessuno sarebbe importato, così non potevano costringermi ad unirmi a loro contro la mia volontà.

<<Io passo>> decretai una volta in camera, buttandomi sul letto. Thomas aveva voluto passeggiare fino all'ora di cena, ed ero stanca morta. Tutto il tempo sotto quel sole mi aveva distrutta.
<<Sicura?>> domandò una delle mie compagne di stanza, mentre con nonchalance indossava un vestito nero, a mio parere, troppo corto.
<<Sì>> feci il pollice in su, nella sua direzione.
<<Come vuoi. Noi dormiamo dai ragazzi, così dopo non ti disturbiamo>> disse l'altra mentre si metteva il fondo tinta. Il quintale di fondotinta sul suo viso era quasi paragonabile alla sabbia del deserto di Atacama, non capivo come potesse pensare che le stesse bene, era impressionante ma, ahimè, prima di tutto bisogna piacersi. Chi ero poi io per giudicare?

Esultai alla notizia di avere la camera tutta per me un'altra notte, nonostante non lo diedi molto a vedere. Almeno non sarei stata svegliata né disturbata da lavaggi di capelli a notte fonda o dal phone accesso, mentre cercavo di dormire.

All'ora esatta dell'incontro entrambe uscirono dalla stanza, salutandomi eccitate. Anch'io lo ero ma solo perché avrei passato un po' di tempo da sola a rilassarmi. Nessuno che mi avrebbe infastidita. Solo la sottoscritta ed un buon libro, fino a quando non avrei avuto sonno, poi subito a letto. Ero devastata, non concepivo come i miei compagni riuscissero a stare ancora in piedi. Toglietemi tutto ma non le ore di sonno! Altrimenti diventavo ancora più intrattabile. Un po' come quella mattina, dopo aver passato tutta la notte con Thomas moribondo.

Ero già nel mio caldo pigiamino, pronta a mettermi sotto le coperte, quando qualcuno decise di venire a rompere e bussare con insistenza alla mia porta.

Questo era il karma, ne ero sicura.

<<Chi è?>> chiesi ragionandoci su prima di aprire. Dopotutto ero in pigiama e da sola in camera.
<<Babbo Natale!>> esclamò una voce a me fin troppo famigliare.
<<Mi scusi ma, i miei genitori mi hanno insegnato a non aprire agli sconosciuti>> risposi divertita.
<<Ma io non sono uno sconosciuto! Sono Babbo Natale!>> si lamentò come un bambino.
<<E chi mi dice che non sei un pervertito?>> chiesi anche se mi stavo già apprestando ad aprire la porta.
<<Parola di lupetto!>> disse in modo adorabile, mentre aprivo la porta in legno.
<<Non so perché ma, dubito fortemente che tu sia mai stato un lupetto>> commentai trovandomi di fronte un Thomas fin troppo elegante per i miei gusti. Una camicia e dei pantaloni scuri di jeans gli fasciavano perfettamente il corpo mettendo in risalto quei pochi muscoli che avevo potuto appurare che nascondesse sotto le sue solite magliette.

Vivere a ColoriWhere stories live. Discover now