~Capitolo 1~

42.3K 648 115
                                    

Elizabeth

Nella vita capita spesso di ritrovarsi in situazioni più o meno scomode. Sono quelle situazioni che portano a chiedersi se il posto in cui ci si trova sia quello giusto per noi; se per qualcuno siamo importanti o semplicemente un aeroporto nel lunghissimo viaggio della vita.

Quando ci si comincia a porre queste domande è perché qualcosa è scattato dentro di noi. Una parola, un gesto da parte di qualcuno che ci sta vicino o che non consideriamo nemmeno, qualcosa di incontrollabile che ci spinge ad aver timore.

Cominciamo ad avere paura.

Ma di che cosa abbiamo paura?

Beh, a questo posso rispondere: abbiamo paura di rimanere soli, paura che un giorno tutto ciò che ci circonda, le persone a cui teniamo, la nostra famiglia, i nostri amici possano improvvisamente sparire, e poi? Che cosa rimane? Niente.

È questo che caratterizza le nostre vite: la costante paura di perdere.

Ma dov'è che finisce la paura e comincia il coraggio? Non si può vivere tutto il tempo nel timore.

Quand'è che lasciamo da parte quella angosciante paura di vivere per quei dieci secondi di fottuto coraggio che stravolgono la nostra vita totalmente?

Perché vivere nella paura, nel timore, non è vivere è sopravvivere.

**

<<Non ci credo! Liz, sei ancora a letto?!>> esclamò la voce squillante di mia sorella quella mattina, entrando senza invito nella mia camera.

Scocciata mi rigirai nel letto biascicando qualcosa di incomprensibile, tirandomi su le coperte fin sopra la testa.

<<Dai muoviti devi portare a scuola anche me, la mamma è uscita presto!>> si lamentò la bambina, scuotendomi leggermente.

<<Sei una rompiscatole!>> esclamai, mettendo da parte le lenzuola e alzandomi.

<<Guarda che devi andarci anche tu a scuola, dovevi svegliarti comunque>>.
<<Mia, tesoro, perché non vai di sotto e aspetti che ti raggiunga lì?>> chiesi scocciata aprendo l'armadio di fronte alla sua espressione da saputella.
La bambina scosse il capo e alzò le mani al cielo in segno di resa. <<Okay, però muoviti>>.

Sbuffai rassegnata e tentai di trovare dentro di me la forza per affrontare quella giornata. In quel periodo mia madre faceva orari assurdi in ospedale e molto spesso non era a casa, quindi io e mia sorella passavamo la maggior parte del tempo da sole. Era difficile ma sapevamo che lo stesse facendo solo per noi, perché non ci mancasse nulla. E, come se la sua assenza non fosse già abbastanza, i soldi che guadagnava non erano molti e bastavano malapena per tutte le spese che dovevamo affrontare, quindi un paio di volte a settimana aiutavo nella libreria cittadina.

Mio padre invece, dopo aver lavorato per molto tempo all'estero, si era innamorato di una donna di dieci anni più giovane e se l'era sposata. Così aveva abbandonato tutte e tre al nostro destino. Si limitava ad inviarci l'assegno mensile per il nostro mantenimento ma nessuna cifra esorbitante. Non lo vedevamo da anni.

Conciliare tutto però non era facile, soprattutto per una ragazza di diciotto anni. Stare dietro a scuola, famiglia e lavoro risultava sempre più faticoso ed ero spesso stanca e spossata. Nonostante ciò però, studiavo con piacere e anche il lavoro che facevo non mi dispiaceva.

<<Eccomi!>> esclamai scendendo le scale di fretta. Ero davvero in ritardo.

<<Era ora!>> affermò Mia in piedi all'entrata.

Vivere a ColoriWhere stories live. Discover now