~Capitolo 24~

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Elizabeth

<<Tuo padre mi ha chiesto se stasera ceni con lui>> mi domandò mia madre guardandomi attraverso lo specchio della sua camera, mentre si preparava per andare al lavoro.
<<Non posso>> risposi grata di avere già un impegno, <<e anche se fosse non ci andrei>>.
<<Elizabeth, lo sai che non voglio che ti comporti così. Rimarrà qui per poco tempo e vuole solo riavere un rapporto con te e Mia>>.
<<Se non se ne fosse andato non dovrebbe recuperare, non credi?>> chiesi ironica, alzando gli occhi al cielo.
<<Hai ragione ma, non ti costa niente ascoltarlo>>.
<<Mi costa molto invece!>>.
<<Va bene, ascolta, non voglio discutere però pensaci. Non dare troppo peso al passato, quello ormai non si può cambiare. Però, Liz, è tuo padre e questo non cambierà mai>> sospirò scendendo le scale.
<<Non contarci troppo>> alzai gli occhi al cielo seguendola.

<<Cambiando discorso>> esordì fissandomi con un sorriso malizioso mentre, indossava il cappotto. <<Come va con Thomas?>>.
<<Mamma, per favore>>.
<<Devi uscire con lui stasera?>> insistette con un sorriso da un orecchio all'altro. Era più entusiasta lei di me.
<<Mi devo vedere con lui ma, solo per studiare>> non volli mentirle, tanto non sarebbe servito.
<<Anche noi dicevamo così una volta>> rise divertita non redendosi conto che io fossi terribilmente seria quando parlavo di studiare.
<<Mia?>> chiesi cambiando discorso.
<<Sì, da brava, cambia argomento. Rimane dalla vicina sta notte, dato che non ci sono>> aprì la porta per uscire, <<mi raccomando, Elizabeth, non bruciate le tappe>>.
<<Mamma!>> urlai mentre lei si chiudeva la porta alle spalle.

Cosa le balenava per la testa lo sapeva solo lei.

**

<<Sei in ritardo>> esordii aprendo la porta al castano, altamente scocciata. Odiavo i ritardatari ma, conoscendolo non mi sarei potuta aspettare altro da lui.

<<Ciao anche a te, amore>> sorrise ironico.
<<Ma piantala, cretino!>> sbottai facendolo entrare.
<<Scusa il leggero ritardo, di due minuti tra l'altro, ma sono passato a prendere qualcosa da bere>> disse andando in cucina e appoggiando sul tavolo le bevande.
<<Fai come se fossi a casa tua>> alzai gli occhi al cielo, seguendolo.
<<Grazie, tesoro>>.
<<La smetti di prendermi in giro?!>>.
<<Ti do fastidio, fragolina?>>.
<<Dobbiamo lavorare>> esclamai interrompendo il contatto visivo con i suoi profondi occhi castani.

Gli occhi scuri mi davano un non so ché di famigliare. Mi trasmettevano sicurezza, tranquillità, molto di più degli occhi chiari, e parlavo da ragazza con gli occhi verdi.

<<Ai suoi ordini!>> esclamò seguendomi al piano di sopra.

L'idea era concludere il lavoro il più presto possibile, mangiare la pizza e spedirlo fuori da casa mia. Piano che venne presto infranto da Thomas che si mise a guardare ogni foto e ogni minimo oggetto, per quanto insignificante fosse, di camera mia.

<<Finito l'Inquisizione?>> chiesi sedendomi alla scrivania.
<<L'altra volta non ho avuto la possibilità di guardarmi un po' in giro>> alzò le spalle innocente prendendo in mano un vecchio portafoto, nel quale eravamo ritratti io, mia sorella e mia madre, diversi anni prima.
<<Quanti anni avevi?>> chiese con un dolce sorriso dipinto sulle labbra.
<<Tredici, mia sorella ne aveva solo tre>> sorrisi avvicinandomi a lui, al ricordo di quel giorno.
<<Portavi l'apparecchio?>>.
<<Smettila di prendermi in giro>> sbottai tornando seria.
<<Non ti stavo prendendo in giro, ero solo curioso>> aggrottò le sopracciglia offeso, <<pensa che a quell'età io ero alto un metro e cinquanta, portavo degli occhiali enormi e i capelli lunghi>> scoppiò a ridere e sul suo volto si formarono quelle due fossette tanto dolci che non si mostravano spesso.
<<Non ti ci vedo con i capelli lunghi!>> lo seguii poco dopo.
<<Ero davvero figo, per tua informazione!>> alzò il capo fiero facendomi ridere ancor di più.
<<Immagino!>>.

Vivere a ColoriWhere stories live. Discover now