~Capitolo 25~

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Elizabeth

Quel mattino a scuola mi resi conto, nella mia più totale disperazione, che nulla odiassi di più al mondo delle idee strampalate di Smith.

<<Forza, Liz, sono solo un paio di giorni>> si prendeva gioco di me Sarah.
<<Tre giorni, ti ricordo che partiamo di venerdì...>> ringhiai. Volevo vedere lei un intero weekend per i boschi insieme ai miei compagni del corso di biologia. Tra i quali, come se questo non fosse già abbastanza, c'era anche Carly e la sua nuova ed insopportabile combriccola.

<<Tre giorni dai quali: a. Potrebbe non tornare qualcuno e b. Potrei non tornare io. Già vedo i titoli sul giornale: "Ragazza si suicida dalla disperazione!">> esclamai con tono teatrale. Ero davvero abbattuta per quella storia.

Mia madre, dal canto suo, mi aveva detto di non andare se non me la sentivo ma, Smith aveva specificato che fosse un'uscita obbligatoria e che se non ci fossimo presentati, a meno di certificato medico o lavorativo alla mano, sarebbe stata un'insufficienza. Ed io non potevo assolutamente permettermi un brutto voto, soprattutto non nella sua materia.

<<Che esagerata! Tu stai per i fatti tuoi e fregartene di quello che dicono gli altri>>.
<<Perché non ti sei inscritta a biologia? A quest'ora almeno avrei la sicurezza di vedere un viso amico in mezzo a quei trogloditi!>> aggrottai le sopracciglia frustrata. Non volevo proprio andarci. Sapevo come sarebbe finita: loro da una parte a divertirsi ed io sola in un angolo a piangermi addosso.
<<Perché io odio le scienze e, soprattutto, perché non sopporto Smith>> sorrise ovvia avviandosi verso la nostra classe.
<<Quanta saggezza. Ti avessi ascoltata prima...>> la seguii abbattuta per il mio tragico destino.
<<Vedi cosa succede a non ascoltare Sarah?>> continuò a burlarsi di me senza il minimo ritegno. E la cosa peggiore era che avesse maledettamente ragione.

**

<<Ci siete tutti?>> chiese Smith salendo sul pullman dove eravamo già tutti accomodati.

Era la terza volta che lo chiedeva, ma gli costava tanto prendere il registro e fare l'appello?! Avremmo sprecato meno tempo.

Ero abbastanza nervosa. Non avevo dormito nulla per l'ansia e, come volevasi dimostrare, quasi nessuno mi aveva rivolto la parola ed avevo finito per sedermi da sola sull'autobus. Non che mi dispiacesse, avrei ascoltato la musica tutto il tempo e ne ero ben felice, ma mi sarebbe piaciuto che almeno qualcuno mi avesse chiesto di sedermi accanto a sé. Certo, io ero quella noiosa che serviva solo per gli appunti, quindi perché farlo?

<<Professore, manca ancora Evans>> disse la voce di un ragazzo dal fondo.
<<Ancora cinque minuti. Avvisalo che se non arriva lo lasciamo qui>> decretò scuotendo la testa e facendo per scendere nuovamente dal pullman ma l'arrivò di qualcuno glielo impedì.

<<Alla buon'ora!>> esclamò alzando le braccia al cielo.
<<Mi scusi. Io...>> cercò di giustificarsi Thomas grattandosi il capo come faceva di continuo quando si sentiva in imbarazzo, ma il professore lo bloccò subito.
<<Niente scuse, vada a sedersi che partiamo>>.

Il castano fece un passo per raggiungere i suoi amici in fondo al pullman, passandomi accanto come se nulla fosse, ma Smith si voltò verso di lui e lo richiamò all'attenzione.

<<Anzi, Evans, si sieda qui vicino a Morrison>>. Non potevo vedere la sau espressione ma, potevo immaginare che non fosse proprio entusiasta per quell'ordine. Da quando avevamo deciso di essere amici non mi aveva più rivolto la parola e da ciò avevo dedotto che la nostra "tregua" fosse terminata.
<<Ma professore! Giuro che faccio il bravo!>> lo sentii sbuffare.
<<Niente storie, la prossima volta avrà la decenza di arrivare in orario>> concluse Smith andando ad accomodarsi, senza dare l'opportunità a Thomas di ribattere.

Vivere a ColoriWhere stories live. Discover now