~Capitolo 23~

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Elizabeth

Mi aveva stranita il fatto che una madre tanto apprensiva come la mia non si fosse catapultata a scuola dopo il mio piccolo incidente ma, con tutto ciò che mi sarei potuta aspettare, l'arrivo di mio padre non era minimamente contemplato. Dopo anni di assenza si ripresentava alla nostra porta come se nulla fosse e pretendeva anche di essere trattato come un padre? Da me non si poteva aspettare niente di simile. Ero troppo delusa da lui per farlo.

<<E da quanto vi conoscete?>> continuò l'interrogatorio, dopo esserci spostati dall'ingresso al salotto. Era incredibile il suo poco tatto dopo solo pochi minuti di presenza in quella casa, nella mia vita. Non lo tolleravo.
<<Mi sono trasferito qui con la mia famiglia poco più di un mese fa>> rispose Thomas seduto al mio fianco.
<<E da quanto state insieme?>>.
<<Quanto interesse!>> alzai gli occhi al cielo, <<piuttosto, che cosa ci fai qui?!>> sbottai scocciata, interrompendolo.
<<Elizabeth, non essere maleducata>> mi rimproverò l'uomo.

Poteva giocare a fare il padre per tutto il tempo che desiderava ma, con me, non attaccava. Lui non aveva alcun diritto di darmi ordini o di rimproverarmi. Se avesse voluto fare il padre, l'avrebbe fatto a tempo debito. Ora era tardi.

Fui sul punto di ribattere a modo ma, il campanello, mi interruppe ancora prima di iniziare. Vidi mia madre tirare un sospiro di sollievo per poi alzarsi e correre alla porta, non prima di avermi lanciato un'occhiataccia di rimprovero. Non capivo come potesse essere così accondiscendente con un uomo che non aveva fatto altro che mancarle di rispetto.

<<Ciao, mamma!>> sentii salutare mia sorella con la sua vocina squillante.
<<Ciao Rebecca, scusa il ritardo ma non voleva più venire via!>> rise divertita la nostra vicina.
<<Tranquilla, più che altro grazie per averle dato un occhio oggi>>.

Smisi di ascoltare la conversazione tra le due donne quando, come un terremoto, sentii correre Mia in salotto e non appena mi vide mi saltò al collo.

<<Lizzy! Come stai? Sei stata male?>> chiese subito preoccupata stritolandomi.
<<Tranquilla, Mia, non è successo nulla>> cercai di tranquillizzarla dandole un bacio sulla guancia.
<<Ciao, Tom>> sorrise voltandosi verso il castano.
<<Hey Mia, come stai?>>.
<<Tutto bene, tu?>> sorrise tutta contenta mia sorella.
<<Bene, grazie>>.

<<Ciao Mia>> ci interruppe la voce profonda di mio padre, sentendosi messo da parte, <<non mi saluti?>>.

La bambina si voltò verso l'uomo, che molto in imbarazzo le stava sorridendo, molto probabilmente non si era neanche accorta della sua presenza.

<<Papà?>> chiese inclinando la testolina di lato. Erano tanti anni che non lo vedeva. Se lo riconosceva era per le decine di portafoto sistemati un po' ovunque in casa, ben nascosti perché portatrici di dolore e nostalgia. In casa trovare fotografie che ci ritraevano tutti insieme era praticamente impossibile.
<<Ciao, piccola! Lo dai un bacio al tuo papà?>> chiese retoricamente sorridendo, cosa che rivolto a me non avrebbe mai fatto.

Mia sorella di lui sapeva ciò che le raccontavamo io e la mamma, anche se mamma, al contrario mio, non si sbilanciava nel giudicarlo. Mia madre teneva il nostro rapporto con lui e il suo evidente tradimento separati. Diceva che fosse giusto così ed io non la biasimavo per questo, solo che io c'ero quando mia madre piangeva per la separazione rinchiusa in cucina la sera tardi e non potevo perdonarlo. Sarebbe stata una mancanza di rispetto sia per lei che per me.

Nonostante questo, Mia si avvicinò cautamente a lui e gli depositò un leggero bacio sulla guancia al quale mio padre ricambiò con un sorriso.

In quell'istante mia madre varcò con la sua solita fretta la porta del salotto e di voltò subito verso Thomas con l'aria di qualcuno pronto a porre una domanda esistenziale.

Vivere a ColoriWhere stories live. Discover now