~Capitolo 51~

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Thomas

<<La ringrazio ancora per... Beh, per tutto>> dissi con un sorriso tirato attraversando la strada trafficata, rischiando anche di venire investito.

<<Nessun problema, Thomas, ma ricorda bene una cosa: falla ancora soffrire e te la vedrai con me. Non sto scherzando, mio nonno era del Texas>> mi avvertì la donna dall'altro capo del telefono con un tono minaccioso. Non che mi facesse davvero paura ma, mai far infuriare una mamma, soprattutto se aveva lo stesso carattere della figlia.

<<Non si preoccupi, Rebecca, non accadrà>>. Chiusi la chiamata con quella promessa e tanta ansia. Forse stavo facendo un azzardo a presentarmi così su due piedi da lei ma, dovevo comunque tentare. I corsi erano già iniziati e dovevo sperare che mi accettassero ancora. Avevo già fatto l'iscrizione, quindi i miei dati erano già in loro possesso. Avevo aspettato fino all'ultimo prima di decidere e, alla fine, aveva vinto di nuovo lei.

<<Dove la porto?>> chiese il taxista prendendo la mia valigia e caricandola nel portabagagli.

<<A questo indirizzo, gentilmente>> dissi porgendogli il foglietto.

<<Ricevuto!>> esclamò tutto contento salendo in auto.

Los Angeles era strepitosa. La città sul mare per eccellenza e degli angeli per antonomasia. Ragazzi sugli skate, ragazze in bikini in giro per le strade. Una città sempre in vacanza ma che offriva molti vantaggi da ogni punto di vista. Avevo prenotato una stanza nello stesso bed and breakfast in cui ero andato con Liz. Era angusto ma, non avevo intenzione di restarci tanto. Avrei trovato un posto in cui stare dopo averla vista. Tutto dipendeva da come Liz avrebbe reagito nel vedendomi. Non mi facevo illusioni, dopo due mesi era stupido farsele, il mio tentativo di avere una relazione a distanza era andato in frantumi dopo tre secondi. Magari aveva già trovato un altro e si era fidanzata, lasciandomi come un cretino ancora a pensare a lei. Mi mancava ma, avrei accettato quell'evenienza. Per quel motivo avevo mandato al diavolo i miei nonni e Seattle per tornare da lei. Non riuscivo a concentrarmi pensandola da sola a Los Angeles. Conoscendola poi. Era una ragazza giovane ed attraente che viveva da sola in un appartamento a Pasadena. Era come dare un agnellino ad un lupo!

Ciò che mi aveva in parte dato un briciolo di sollievo era l'entrata nella sua vita di una coinquilina. Almeno quello mi aveva fatto aspettare qualche giorno prima di lasciare tutto e tornare da lei. Altrimenti avrei preso il primo aereo disponibile.

<<Eccoci, arrivati>> mi fece notare il taxista dopo alcuni istanti in cui era fermo davanti all'hotel.

Scossi il capo tornando alla realtà. Presi una banconota dal portafoglio e gliela porsi. Non attesi neppure che mi desse il resto che mi ero già congedato. Recuperai in fretta il mio bagaglio ed entrai nell'ostello. Era strano tornarci senza la mia fragolina. Avrei tanto voluto cambiare il passato e trovarmi già a LA con lei ma, era impossibile. Nonostante l'ora tarda mi assegnarono comunque una stanza e, senza maggiori indugi, mi ritirai.

Ero stanco ma, neppure per un istante riuscii a chiudere occhio quella notte. Vedevo le ore sullo schermo del telefono passare come niente e sentivo l'ansia dentro di me crescere, aspettando il momento di incontrare Liz. Rivederla sarebbe stato un bel colpo però era necessario. Se poi lei non avesse più voluto saperne, l'avrei accettato ma, io avevo bisogno di sentirle dire di nuovo che fosse finita perché una parte di me ancora non lo aveva accettato.

Mi alzai molto presto e, sperando che quella mattina Liz non avesse lezione, mi diressi a casa sua. Dovevamo andare a vivere lì insieme. Anche se suo padre l'avrebbe negato fino alla morte, aveva scelto di proposito quell'appartamento con Liz e nonostante fosse poco entusiasta sulla nostra "convivenza" non sarebbe mai andato contro il volere della figlia.

Vivere a ColoriOnde as histórias ganham vida. Descobre agora