Capitolo XXXIV

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Un movimento scandiva fiaccamente i secondi che scorrevano veloci come impiegati indaffarati tra i corridoi di un'azienda. Dita morbide e calde gli pettinavano i capelli con dolcezza ed un calore che non sentiva da tempo lo avvolgeva, come se fosse emanato da quel gesto. Aprì le palpebre cercando di distinguere la figura sfocata seduta sul bordo del letto.

"Jade..." - mormorò, sfregandosi intontito dal sonno un occhio con il pugno chiuso.

"No, sono la mamma tesoro... "

Beck mugugnò qualcosa, mettendosi seduto e appoggiando la schiena al muro alle spalle del letto, guardando con gli occhi socchiusi la madre.

"Mamma... che ci fai qui...?"

"Non rispondevi al cellulare, ero preoccupata..." - mentì la donna, poggiando le mani sul grembo. Il ragazzo si portò una mano alla fronte, chiudendo gli occhi e appoggiando la testa alla superficie bianca dietro di lui. Celine immobile teneva lo sguardo fisso sui granelli di polvere che danzavano nell'aria, visibili attraverso il sottile raggio di luce che penetrava dai fori della serranda semichiusa. Se ci si ferma a pensare, in effetti, noi non siamo molto diversi da essi: dondoliamo con apparente lentezza nel nostro spazio tempo, incapaci di fermarci e inermi contro ciò che definiamo destino. La donna sfregò la suola della scarpa destra contro le piastrelle del pavimento non esattamente lucido, indecisa su cosa dire.

"So che ti sei ubriacato."

Alcune volte la scelta migliore rimane non riflettere affatto e arrivare direttamente al punto, opzione preferita dalla madre del giovane attore, che si lasciò sfuggire la frase dalle labbra in modo quasi precipitoso, come se avesse timore di quelle stesse parole o della risposta positiva che sicuramente avrebbe ricevuto.

"So che c'è qualcosa che non va, ma rischi di peggiorare le cose così, lo sai?" - continuò, spostando i suoi occhi castani su Beck che aveva già aperto bocca per ribattere.

"Non ho bisogno della tua predica, mamma."

"Oh lo so bene, ma sai com'è... le mamme sono petulanti, continueranno a ripeterti sempre gli stessi avvertimenti fin quando avranno respiro. Non sono qui per la predica, sono qui per aiutarti." - fece una piccola pausa, permettendo allo stridere dei clacson in strada di inquinare il silenzio della stanza. Scosse impercettibilmente la testa prima a destra e poi a sinistra lasciando che un piccolo sorriso macchiato di consapevolezza le incurvasse le labbra. - "Sei identico a tuo padre, credi di poter fare tutto da solo ma non è così. Il coraggio, tesoro, sta nel saper chiedere aiuto, altrimenti quello è orgoglio e niente più." - concluse accarezzandogli con le dita gentili il ginocchio fasciato dai jeans scuri.

Passò qualche istante, animato soltanto dalle voci e i rumori provenienti da fuori, prima che la signora Oliver ricominciasse a parlare, incoraggiata dall'ostinato mutismo del figlio.

"Sai, non devi per forza spiegarmi qual è il problema." - disse alzandosi, muovendosi poi per raccogliere qualche indumento lasciato in giro. Odiava parlare senza poter fare qualcosa nel frattempo, la rendeva nervosa. Inoltre le conversazioni con i propri figli sono sempre le più complicate: devi sforzati di insegnare qualcosa, di essere qualcuno da cui prendere esempio. Afferrò un paio di scarpe, spostandole in un angolo tra il comodino e l'armadio. -" Ma sei giovane e sei stato sommerso dal lavoro per un sacco di tempo, sono successe tante cose... magari hai solo bisogno di una pausa."

"Una pausa?" - ripetè Beck, aggrottando le sopracciglia.

"Sei stato lontano da Hollywood, i tuoi amici e la tua famiglia per parecchio tempo. Sei cresciuto e sei cambiato, non puoi pretendere che qui sia rimasto tutto come te lo ricordavi tu. Il tempo come è passato per te allo stesso modo lo ha fatto per gli altri. Tutto questo probabilmente ti ha scombussolato un po', la tua vita è cambiata. Non sei più un ragazzino che studia per diventare attore. Tu sei un attore, se pur giovane, e devi fare i conti con la vita che hai scelto." - Celine fece cadere una pastiglia nel bicchiere d'acqua che aveva trovato lì sul piccolo mobiletto accanto a letto, lasciandola sfrigolare e disperdersi in tante piccole bollicine, porgendo poi il recipiente di plastica al figlio. - "Forse hai solo bisogno di un po' di tempo per riflettere. Ti sei lasciato investire da troppe cose diverse: Jade, le interviste, i fan che ti riconoscono per strada... " - la signora contò i motivi sulle dita, lasciando il discorso in sospeso perché sapeva che Beck ne era già a conoscenza. - "Magari staccare da tutto ti farebbe bene, un viaggio più o meno breve, giusto per chiarirti le idee su ciò che sta succedendo nella tua vita. Che ne dici, mh?"

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