Capitolo VI

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Quando Cat si svegliò quella mattina, Jade dormiva ancora. Si alzò facendo attenzione non far rumore e si diresse verso la cucina. Si apprestò a preparare il caffè sbadigliando. Era sicura che appena sveglia Jade ne avrebbe pretesa una tazza, soprattutto se si prendeva in considerazione la notte che aveva passato. Non sapeva dove fosse andata dopo essere uscita con la moto, ma evidentemente non era finita bene, visto che prima di addormentarsi aveva passato quasi un'ora a piangere, nonostante gli sforzi di trattenere le lacrime. Controllò il calendario: era sabato. Presto sarebbero arrivati i bambini e lei doveva anche andare a fare la spesa. Prima di partire Sam, come sua abitudine, non aveva lasciato neanche una briciola nel frigo, che adesso era praticamente vuoto. Versò il caffè nella tazza che sapeva essere la preferita di Jade e mise dentro due zollette di zucchero. Proprio in quel momento la vide entrare nella stanza e lasciarsi cadere pesantemente su una sedia.

"Buongiooorno" - esclamò contenta la rossa porgendo all'amica la tazza di caffè.

"Grazie" - rispose lei senza guardarla, afferrando la tazza e portandola alle labbra.

Cat la osservò sottecchi: aveva i capelli castani spettinati e delle occhiaie piuttosto evidenti le cerchiavano gli occhi. Jade posò la tazza vuota sul tavolo e si strinse di più nella giacca del pigiama.

"Devo andare a pendere alcune cose a casa oggi" - esordì afferrando il cellulare. La sua pagina di The Slap era intasata di messaggi dai fan come al solito. Gli ignorò e posò nuovamente il telefono sul tavolo. Cat annuì, andandosi a sedere sul divano.

"Io devo andare a fare la spesa più tardi."

Jade non rispose, si alzò e si chiuse in bagno. Ne uscì mezz'ora dopo completamente vestita.

"Io vado." - disse sistemandosi una forcina che si era allentata. Afferrò le chiavi della moto, rigirandosele tra le dita ... doveva prendere la sua auto e casa sua era solo a pochi isolati di distanza. Decise di andare a piedi. Inforcò un paio di scuri occhiali da sole, prese la sua borsa nera e uscì accompagnata da un " a dopo" urlato da Cat. Incrociò le braccia al petto e s'incamminò verso casa sua. Il cielo era grigio e l'aria fredda le sferzava il viso, ma non le importava. Gli avvenimenti della sera prima continuavano a farsi strada nella sua mente. Aveva la certezza che adesso le cose sarebbe state molto più difficili di prima, addirittura peggio di quanto avesse previsto e lei non era di certo ottimista. Sospirò, formando una nuvoletta di vapore davanti al viso, sentì il cellulare vibrare nella borsa, ma lo ignorò. Sperava solo che non cominciasse a piovere. Il cellulare ricominciò a vibrare e lei lo tirò fuori irritata scorgendo il nome di chi la stava chiamando. Ci mancava solo lei - pensò. Rifiutò la chiamata, mise il cellulare silenzioso e aumentò il passo. Prima sarebbe arrivata e prima avrebbe potuto rifugiarsi al caldo nella sua auto.

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Beck non aveva dormito tutta la notte. Steso sul suo letto continuava a pensare alla notte precedente, a come Jade gli fosse sembrata fredda e scostante, al fatto che si rifiutasse di guardarlo, come se solo con un sguardo avesse potuto ucciderla. Non aveva potuto osservarla per bene a causa del buio e l'unica cosa che era riuscito a notare era lo scintillio dei suoi occhi quando aveva alzato lo sguardo. I suoi occhi, Dio quanto gli mancavano. Ci erano arrivati così vicini ieri, era a pochi centimetri da lei ... ma forse tutto questo era sbagliato. Forse Andrè aveva davvero ragione, la loro storia era troppo difficile, una guerra che non potevano vincere. Si alzò sbuffando, rabbrividendo al contatto dei piedi col pavimento gelato e si avviò verso il suo piccolo frigo. Trovò una piccola boccetta piena di caffè, proprio quello che stava cercando. Ne bevve un sorso e si diede mentalmente dello stupido per aver deciso di bere il caffè freddo appena sveglio in quella mattina gelata. Il cellulare vibrò da qualche parte sotterrato dalle coperte. Lo prese pigramente e scorse un messaggio di sua madre che gli chiedeva, appena pronto, di andare al supermercato, senza dimenticarsi di passare prima a casa loro per prendere la lista. Sghignazzò divertito. Era tornato da un giorno soltanto e sua madre già lo sfruttava per sbrigare le faccende casalinghe. Un po' la capiva però, lei e suo padre lavoravano sempre molto e una mano era loro molto utile. In fondo era grato a sua madre, forse per almeno al mattinata avrebbe evitato di pensare a Jade.

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