Capitolo XVII

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Alla fine Jade era crollata prima della fine del film e Beck la osservava dormire. Era ferma in una posizione scomposta, con la testa appoggiata al braccio destro posato sul bracciolo del divano, i pugni chiusi stretti e le gambe accavallate. La gonna nera che indossava era leggermente alzata. Respirava piano, così piano da sembrare una statua di marmo, con la sua carnagione chiara come la cera. Non era serena e lo vedeva. Si ricordava perfettamente la sua espressione quando dormiva accanto a lui e non assomigliava lontanamente a quella che aveva stampata sul viso in quel momento. Le palpebre chiuse strette, gli angoli della bocca piegati verso il basso, senza che un accenno di sorriso le illuminasse il volto pallido. Stava pensando ad un modo per portarla a letto senza svegliarla quando un movimento alla sua destra catturó la sua attenzione. Osservò la ragazza accanto a lui inclinando la testa, senza capire. Poi iniziò a comprendere. Ma certo, come aveva fatto a non pensarci prima? I pugni chiusi, l'espressione di sofferenza...

Un mugolio spezzò il silenzio della notte.

"Papà?" - la voce di Jade era flebile e roca... sembrava sull'orlo di un pianto.

Era tornato... quello stramaledettissimo incubo era tornato.

"Jade... svegliati è solo un incubo." - cercò di tranquillizzarla, posandole una mano sul braccio e muovendolo un pochino.

"No..." - lei continuava a farfugliare, cercando di liberarsi dalla presa gentile di Beck.

"NO!PAPÀ!" - urlò.

Il ragazzo la sentiva tremare tra le sue braccia, percepiva il terrore nella sua voce.

"Jade!JADE!" - cercò di svegliarla, scuotendola più forte.

Lei scattò a sedere urlando, girando la testa a destra e sinistra disorientata ripetendo sempre la stessa frase, stringendo i pugni convulsamente.

"È tutta colpa mia... solo colpa mia." - balbettó risalendo con lo sguardo il braccio di Beck, fino a fissare gli occhi in quelli di lui.

Resasi conto di ciò che stava succedendo si allontanò dal ragazzo, voltandosi e portandosi le mani ai capelli, cercando di calmare il respiro.

"Ehy è tutto apposto... era solo un incubo-" - le disse, avvicinandosi alla figura rannicchiata di Jade.

"Stammi lontano!" - lo cacciò in malo modo.

"Jade non vuoi dirmi cosa vedi nei tuoi incubi?"

Beck si alzò, andando ad accendere la luce. Premette l'interruttore e si voltò verso di lei, osservandola preoccupato. Era pallida e le sue dita tremavano ancora. Non riusciva a vedere bene il viso, perché coperto dalle mani esili della ragazza. Non piangeva.

"Le uniche volte in cui mi vedrai piangere, saranno quando l'incubo tornerà ancora.

"Jade?" - sussurró inginocchiandosi di fronte a lei, scoprendole delicatamente il viso.

Lei lo guardò e la freddezza nei suoi occhi lo fece rabbrividire. Le strinse le mani ghiacciate.

"Era sempre lo stesso?" - chiese, muovendo piano i pollici accarezzandole le dita.

Jade annuì.

"Sei spaventata?"

"Non devi avere paura, ci sono io qui. Io non ti lascio."

Lei non rispose, continuó a fissare il vuoto. La sensazione del calore delle mani di Beck la stava piano piano rilassando. Le mancava averlo così vicino, senza di lui le sue emozioni erano quasi incontrollabili. Sentiva i suoi occhi addosso, cercavano di abbattere le mura che aveva ricostruito per trovare il modo di consolarla, di farla sentire meglio. Sospirò chiudendo gli occhi. Sempre lo stesso incubo, risaliva gli abissi del passato per ricordarle che quello che era successo era colpa sua e di nessun altro. Un tormento che era riuscita finalmente a seppellire con l'aiuto di Beck, ma che con la sua assenza era tornato in superficie.

Skinny LoveWo Geschichten leben. Entdecke jetzt