Capitolo III

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Sorseggiava la sua cioccolata accoccolata sul divano, la sua giraffa viola stretta al petto, la tv accesa. Stringeva in mano il suo cellulare giallo, in tinta con il suo pigiama ricoperto di nuvolette stilizzate. La conduttrice del telegiornale elencava veloce una lunga lista di brutte notizie con voce fredda. Si chiedeva sempre come facessero a raccontare tutte quelle notizie così spiacevoli senza farsi scappare mai una lacrimuccia di dispiacere. Insensibili pensò. Il peraphone vibrò nella sua mano e la ragazza sorrise leggendo il messaggio di buongiorno del suo ragazzo.

Buongiorno piccola!

Cat mosse veloce le dita sulla tastiera del cellulare, rispondendo a Robbie. Probabilmente si sarebbero visti per pranzo. Gettò uno sguardo all'orario indicato in alto a destra della schermata del cellulare : le 09:05. Beck dovrebbe essere arrivato da un pezzo. Ripensò a Jade, a quanto fosse stata male dopo la sua partenza ... chissà come doveva sentirsi adesso. Ripose il cellulare sul tavolinetto davanti a lei, constatando che in effetti, non avrebbe ricevuto un messaggio da Sam prima delle undici di quella mattina. Tic tic - tac tac tic tic - tac tac ... la forte pioggia batteva contro i vetri delle finestre con un ritmo regolare.

" Tic tic - tac tac" - canticchiò sovrappensiero la ragazza alzandosi e posando nel lavandino la sua tazza a forma di coniglietto, i residui della cioccolata formavano strani disegni astratti sul fondo. Si mosse veloce verso la sua stanza, prendendo degli abiti puliti e portandoli in bagno. Avrebbe fatto una doccia veloce e poi avrebbe preparato la stanza per Jade, magari anche cucinato qualcosa di buono ... così, per tirargli su il morale. Sorrise, spogliandosi e infilandosi nel box, sotto il getto dell'acqua calda, aggrottando la fronte cerando di ricordare qual era la dose perfetta di farina per preparare una squisita torta al cioccolato.

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Aveva cominciato a piovere appena aveva messo piede a terra. Adesso fissava le altre auto ferme in coda dal finestrino posteriore del taxi su cui era salito. Procedevano lentamente verso la meta, imbottigliati nel traffico. Era stato strano tornare in città dopo tutto quel tempo. Il traffico, lo smog, tutta quella gente super indaffarata che correva a testa bassa per le strade, ignorando i mendicanti che cercavano qualche spicciolo. Si era quasi dimenticato com'era. La cosa peggiore però, erano stati tutti quei ricordi, piombati su di lui come affamati avvoltoi. Lui si era lasciato beccare, graffiare, mordere, come un cadavere inerme. Non era stato, come lo aveva ingenuamente immaginato, un commovente ritorno a casa dopo un lungo viaggio. Era stato fottutamente terribile. Jade non c'era ad aspettarlo all'aeroporto, non sorrideva accanto a lui. Jade non era più la sua Jade. Incredibile - pensò sbuffando. Dopo poco raggiunse finalmente la meta. Pagò l'autista, prese il trolley che gli porgeva e si diresse verso la sua vecchia roulotte. Aprì la porticina arrugginita e s'infilò dentro, scuotendo il folti capelli bagnati e gettando sul letto il borsone. Abbandonò il trolley in un angolo, guardandosi intorno e inspirando quell'odore di casa che gli era tanto mancato. Tutti i momenti, tutte le discussioni, le coccole, le stupidaggini fatte con Jade affollarono la sua mente. Davvero lei aveva dovuto affrontare tutto questo? Sospirò, passandosi una mano sul viso. Si buttò a peso morto sul letto, che si abbassò di una spanna con un gran cigolio, causato dal movimento delle vecchie molle del materasso. Si massaggiava le palpebre con le dita. A che cosa serviva quel distacco, se il suo unico risultato era farli stare male? Lui non sapeva effettivamente come stesse Jade, ma se quella luce che aveva visto risplendere nei suoi occhi azzurri in tutti quelli anni era amore, allora non poteva stare bene. Gemette, tirandosi a sedere. Strinse i pugni -così forte che le sue nocche erano diventate bianche- e li spinse con forza contro le pareti della roulotte, ancora e ancora, fino a far sanguinare le dita. Era la sua valvola di sfogo e dopo tanti -troppi- sorrisi forzati, notti insonne e pianti trattenuti doveva liberarsi o sarebbe scoppiato. Ed era proprio questo il problema di Jade, lei non aveva una valvola di sfogo, perlomeno una accettabile. Tratteneva e tratteneva e poi scoppiava per stupidaggini. Sbuffò. Ogni cosa in quella dannata città parlava di lei, così tanto che anche i suoi atteggiamenti venivano involontariamente collegati alla ragazza dalla sua mente. Il ragazzo si alzò e si chiuse in bagno. Forse una doccia fredda l'avrebbe aiutato a rilassarsi.

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