Capitolo XXXIII

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Scelte.
Per quanto possano sembrarvi stupide a volte, la vita non è altro che la conseguenza delle nostre scelte, insignificanti o meno che siano. Come quando da piccoli si andava a fare la spesa con mamma e papà: ci piaceva così tanto qualcosa e allo stesso tempo un'altra così ci mettevamo a fare i capricci per averle. Una cosa soltanto, dicevano loro a quel punto.
Ecco, lì il vostro piccolo io si ritrovava a dover compiere una scelta non affatto facile, dato il desiderio di ottenere entrambe le cose. Quello era l'inizio di una serie di scelte che, in modo più o meno grave, avrebbero compromesso la tua intera esistenza. Jade era famosa per compiere sempre, inevitabilmente e costantemente scelte sbagliate. Di conseguenza perciò, la sua vita si ritrovava ad essere un continuo disastro. Ogni volta che ci pensava le sembrava di udire la voce roca di suo nonno, che quando andava a trovarlo ripeteva sempre a suo padre la stessa frase:

Chi ti dice che la tua scelta sia stata sbagliata? Chi decide cos'è giusto e cos'è scorretto?

Quando cresci poi, ti rendi conto che in effetti, giusto e sbagliato sono solo convenzione, una questione di punti di vista.

Strada porta a strada, se andrà bene o male si vedrà.

Perché in effetti, cioè che inizialmente ti sembra un guaio irrisolvibile si rivela una benedizione a volte...

Lo sappiamo io e tua madre che dagli errori alla fine nascono le cose più belle.

E lo sapevano sì, i suoi nonni. Conosciuti per uno sbaglio che poi alla fine si era dimostrato come la migliore delle grazie o delle fortune. Da piccola sognava di avere una storia d'amore come la loro, tra guerre e scherzi quasi sembrava un romanzo d'amore, uno dei più belli. Non la solita litania, piena di tradimenti o scene da diabete. Un racconto semplice, di due ragazzi caduti nel gioco dell'amore un po' troppo giovani, ma pieni di quella grinta che sarebbe stata la loro ancora di salvezza. E a pensarci, adesso le mancavano non poco. Uno andato via troppo presto e con l'altra aveva tagliato i rapporti dopo la morte del padre a causa di Helen... non la sentiva da anni. Pensò a come sarebbe stato diverso, a come lei sarebbe stata diversa se fosse cresciuta con loro. Così immersa nei pensieri il campanello quasi non lo sentì. Si alzò in silenzio, affrettandosi ad aprire. La figura rotondetta di Celine le si profilò davanti leggermente invecchiata da come la ricordava, ma ugualmente bella. I suoi occhi castani la scrutavano con cipiglio preoccupato.

"Uhm, ciao..." - non aveva pensato dall'imbarazzo che si sarebbe creato incontrandola dopo così tanto tempo e la fine non troppo chiara di una relazione storica con il figlio.

Aveva pensato solo a Beck.

"Jade... mi dici che succede, dov'è Beck?" - la voce della signora suonava stanca e ansiosa.

Non aveva pensato nemmeno all'orario.

"Te l'ho detto che succede... ha la febbre ed è alta. Sinceramente non sapevo che fare e non posso restare qui finché si sente meglio, perciò ho preferito chiamarti." - in modo svogliato l'attrice riassunse velocemente la situazione, scostandosi per fare entrare Celine.

"Beck non prende mai la febbre..."

"Lo so."

Un attimo di silenzio, ferme una davanti all'altra le due guardavano parti opposte, affogando nei propri pensieri.

"Devi aiutarlo." - Jade ruppe il silenzio, guardando il vuoto con voce ferma annunciò ciò a cui stava pensando.

"Sì, scusa... sono qui per questo è solo che-"

"Non hai capito, Beck non ha soltanto la febbre."

"E cosa..."

"Era ubriaco fradicio."

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