Capitolo XXIX

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Si svegliò di soprassalto scattando a sedere, il suo urlo soffocato che ancora riecheggiava tra le quattro mura della camera da letto.

"No..." - sussurrò, stringendo convulsamente il piumone scuro che le copriva le gambe.

Sempre lo stesso incubo: suo padre, le urla, il dolore...
Ma c'era qualcosa di diverso quella volta. Non si trattava solo di lei e suo padre... c'era anche qualcun altro. Qualcuno a cui lei teneva terribilmente... ma non riusciva a ricordare chi. Era morto, insieme a suo padre. Rabbrividì, stringendosi nella maglia del pigiama. Tremava come una foglia. Come al solito era finita sulla metà di letto che occupava Beck quando stavano insieme. Borbottò qualcosa, allungando una mano cercando di prendere il cellulare sul comodino. Dopo qualche tentativo, riuscì ad afferrarlo. Col viso illuminato dalla fioca luce del display aprì per l'ennesima volta la rubrica, ma prima di arrivare al contatto del suo ex ragazzo si fermò.

Non aveva senso continuare a farlo. Fissare il suo nome senza chiamarlo non serviva a niente. Tornò alla schermata home, mordicchiandosi il labbro inferiore. Lanciò un occhiata ai numeretti che scandivano l'orario sullo schermo.

6:30 AM.

Appoggiò il telefonino dov'era prima, alzandosi. Era inutile provare ad addormentarsi di nuovo, sapeva benissimo che non ci sarebbe riuscita. S'infilò le pantofole, scendendo al piano di sotto per prepararsi il primo dei suoi tanti caffè giornalieri. Riflettè, appoggiata al piano della cucina, ticchettando con le unghie sul marmo bianco. Il suo sguardo indugiò un attimo sul calendario appeso alla parete. Sospirò. La scrittura elegante di Josh segnava in rosso la festa per l'uscita del film. Lo aveva sentito la mattina prima, le aveva detto che sarebbe venuto a prenderla per le otto e trenta di quella sera, poi niente. Completamente scomparso, almeno fino a quel momento. Sbuffò, bevendo dalla sua tazza nera il caffè caldo, constatando che la sua voglia di andarci già inesistente era diminuita a meno uno. Sapeva che avrebbe avuto gli occhi di Hyde attaccati addosso tutto il tempo... in più se quell'uomo era, come credeva, riuscito a convincere Beck, ci sarebbe stato anche lui e questo rendeva tutto più complicato. Non si erano più sentiti dopo il bacio di quella notte, così adesso il ragazzo aveva ancora la sua giacca e lei la sua felpa.

La giornata di Jade trascorse nel solito modo: caffè, computer e musica a volume alto. Quando salì in camera per trovare qualcosa da mettere, erano già le sette e mezza di sera passate. Cercava qualcosa che non mettesse in mostra molto, ma col fisico che si ritrovava era inutile. Scelse un vestito a caso e lo gettò sul letto. Aprì i cassetti per prendere l' intimo pulito e andò a fare una doccia. Mezz'ora dopo era di ritorno in camera, in reggiseno e con ancora i capelli bagnati. Quella di solito era una cosa che faceva impazzire Beck...

Jade si picchiò mentalmente per averlo pensato.

Mise i collant neri e s'infilò il vestito sbuffando, tirando su il più possibile la zip sul seno. Spazzolò il tessuto rosso e morbido dell'abito con le mani, guardandosi allo specchio.

Certo che con quella faccia...

Ringraziò tra sé l'esistenza del trucco, prendendo l'asciugacapelli e attaccandolo alla corrente. Alle otto e trenta precise era in soggiorno, seduta sul divano di pelle nera con il cellulare in mano, ad aspettare il suo agente. Gli aveva scritto qualche messaggio, ma Josh non dava alcun segnale di vita. Ai primi cinque minuti di ritardo era già su tutte le furie, i piedi che imploravano pietà chiusi in quelle scarpe con il tacco a spillo e la voglia di accucciarsi sotto le coperte a guardare film horror tutta la sera. Stava seriamente prendendo in considerazione l'idea di spogliarsi e non andare da nessuna parte quando, alle nove in punto, il trillo del campanello interruppe i suoi sogni di plaid e caffè caldo. Si alzò, dando una sistemata ai capelli già perfettamente in ordine, specchiandosi nello schermo nero della tv spenta. Prese la borsa e la giacca andando ad aprire la porta, già pronta a urlarne di tutti i colori a quel deficiente scorbutico.

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