epilogo (parte II)

642 54 2
                                    

epilogue, parte II

-

3 anni e mezzo dopo

-

"Clary, stai in silenzio, tesoro." Zittì la bambina di tre anni che si muoveva tra le mie braccia.

"Mamma, voglio vedere papà." Mise il broncio mentre incrociava le piccole braccia al petto.

"Lo vedrai tra un minuto, devi essere paziente."

"Il prossimo." Disse un uomo dietro il bancone. "Nome, per favore." Sospirò.

"Irwin, Scarlett Irwin." Risposi. Lui scrisse qualcosa al computer prima di controllare una lista. Il nostro matrimonio non era stato tradizionale. Eravamo seduti l'uno di fronte all'altra nella sala visitatori di una prigione e avevamo firmato una serie di carte, per problemi di legalità e per la custodia di Clary.

"E lei?" Indicò mia figlia.

"Clary Irwin." Risposi.

"E' pulita. Conosce le regole, signora. Un abbraccio prima e uno dopo, niente tocchi. Non si possono portare cibi o bevande, potete entrare solo dopo aver superato i controlli. Ogni oggetto non concesso verrà confiscato e lei sarà costretta ad andarsene. Per sua figlia, può tenerla in braccio ma deve essere controllato." Disse velocemente le regole che avevo sentito cento volte. Io annuì.

"Avete 30 minuti, può andare." Mi fece andare verso il metal detector.

"Togliti le scarpe, tesoro." Dissi a Clary mentre la mettevo giù. L'aiutai a togliere le converse rosa e le misi nel certo con le mie.

La presi di nuovo un braccio e camminammo attraverso il metal detector. Si accese una luce verde, come sempre.

Aiutai Clary a rimettere le scarpe prima che lei vedesse suo padre e urlasse di eccitazione.

"Papà!" Urlò e corse verso di lui, che spalancò le braccia. I ricci della piccola si muovevano su e giù mentre correva e saltava su suo padre.

"Ciao, tesoro, come stai?" Chiese mentre le baciava la fronte. Arrivò un poliziotto per sorvegliarlo. Ci avevo impiegato un po' per ottenere il permesso di fargli tenere in braccio Clary. Alla fine avevano accettato, ma doveva essere tenuto sotto controllo.

Apparentemente pensavano che avremmo cercato di introdurre droga tramite i suoi vestitini.

Lui la mise giù per un minuto per potermi abbracciare. Questo era quello che ci era permesso. Di solito però riusciva anche a baciarmi una guancia.

"Ciao, amore." Mormorò prima di lasciarmi un veloce bacio sulla guancia. Mi misi a sedere di fronte a lui al tavolo mentre lui prendeva in braccio Clary, facendola sedere su di lui.

"Papà, indovina?" Chiese Clary, saltellando sulle sue ginocchia. Stava sorridendo, mostrando le stesse fossette che aveva ereditato dal padre.

"Cosa?" Le sorrise.

"Avrò quattro anni." Sollevò fiera quattro dita.

"Lo so, tesoro, e quanti anni hai adesso?" Chiese, sapevo che glielo chiedeva solo perché amava sentirglielo dire.

"Teee!" Urlò e lui rise. Aveva dei problemi a pronunciare 'tr'.

"cosa vuoi per il compleanno?" Chiese.

"Un gattino. Ma la mamma ha detto no." Si accigliò. Lui le baciò la fronte e mi fece una smorfia, imitando quella della piccola. Lei era la sua copia identica, ma i suoi capelli erano più lunghi e i suoi occhi erano blu come i miei.

Ambivalence | a.i traduzione italianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora