six

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"Qual è il tuo cognome?" Chiese Ashton chiese da dietro di me, spaventandomi. I suoi passi erano così silenziosi che mi ero anche dimenticata che fosse lì.

"Risponderò se tu risponderai ad una domanda." Dissi, come compromesso.

"Va bene, qual è?" Sospirò.

"Becker." Risposi.

"Il mio è Irwin, adesso ho risposto alla tua domanda." Disse velocemente.

"Non era questo che volevo chiederti." Mi lamentai. "Comunque lo conosco già il tuo cognome." Aggiunsi.

"Come?" Sbottò, mettendosi accanto a me e bloccandomi dall'andare avanti mentre si voltava verso di me.

"Uh, me l'ha detto Luke." Risposi con tono tremante mentre lui torreggiava su di me. Le luci dei lampioni facevano illuminare il suo viso, ma creavano anche delle ombre che lo rendevano più spaventoso.

"Cos'altro ti ha detto Luke su di me?" Chiese, tanto duro quanto prima.

"Uh, ha detto che hai tipo vent'anni?" Dissi, più come una domanda.

"Vent'uno." Mormorò, facendo un altro passo avanti tanto che i nostri nasi quasi si toccarono. Feci un passo indietro.

"Sei vecchio." Lo presi in giro, sperando che lui la prendesse bene.

"No, tu sei piccola." Mormorò mentre allungava una verso di me. Io sussultai, poi mi rilassai quando mi spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

"Perché hai paura di me?" Chiese all'improvviso, con voce roca.

"Chi ha detto che ho paura di te?" Deglutì.

"Posso dirlo." Disse.

"Beh, dovrei aver paura?" Chiesi, volevo sentire cosa aveva da dire.

"Forse." Ridacchiò. Pensai agli avvertimenti di Luke e Michael e il cuore iniziò a battere più forte. Non mi fidavo da lui e non sapevo niente di lui.

Ma questo lo rendeva ancora più attraente per me.

"Non mi fido di te." Ammisi.

"Non ti ho chiesto se ti fidi." Scrollò le spalle. I nostri corpi erano ancora vicini, così vicini che quasi si toccavano. Ero troppo timida per fare una mossa e, segretamente, speravo che la facesse lui.

"Andiamo a casa." Disse, allontanandosi e iniziando a camminare davanti a me.

Lo seguì in silenzio, l'unico suono era quello dei nostri passi. Anche se una parte di me aveva paura di lui, ero anche grata che mi stesse accompagnando a casa.

Si fermò all'improvviso ed io andai a finire su di lui, inciampando all'indietro e quasi cadendo. Lui si voltò e afferrò il mio polso, guardandomi con una faccia infastidita.

Prima che potessi chiedergli cosa c'era che non andava lui mi tirò nell'altra direzione velocemente.

"Ashton-" mi fece segno di stare zitta, lanciandomi un'occhiata piena di panico.

Continuammo a camminare velocemente ed io ero confusa. Sembrava che avesse visto qualcuno che non voleva vedere. Io ero troppo spaventata per chiedere cosa stesse succedendo.

Eravamo già a due isolati nella direzione sbagliata quando lui mi tirò di nuovo il braccio, facendomi accelerare.

Quando lui girò dentro un vicolo io tirai via il braccio dalla sua presa.

"Che succede?" Chiesi con voce tremante. Non volevo andare in un vicolo buio con lui.

"Scarlett." Mi avvisò, guardando freneticamente intorno a noi.

"No, vado a casa." Dissi, scuotendo la testa mentre indietreggiavo.

"Scarlett, so che non ti fidi di me, ma devi farlo. Solo per adesso, per favore." Mi pregò mentre veniva verso di me, continuando a guardarsi intorno.

"Che succede?" Ripetei.

"Giuro che ti spiegherò tutto, ma dobbiamo sbrigarci-"

"Irwin." Disse qualcuno dalla strada. Mi voltai verso la direzione della voce e vidi una figura incappucciata che veniva verso di noi. Era lui o Ashton.

"Adesso, Scarlett." Sbottò Ashton, digrignando i denti.

Vidi un taxi che si avvicinava e mossi velocemente un braccio per farlo fermare. Si fermò ed io aprì la portiera, facendo segno ad Ashton di sbrigarsi. Lui salì in macchina e chiuse la portiera.

"174 Washington Avenue." Dissi velocemente all'autista, che partì.

"Che cosa è successo." Sussurrai, voltandomi verso Ashton.

"Niente." Disse, stringendo i pugni. Io non insistetti ancora.

Il taxi arrivò a casa mia in pochi minuti. Uscimmo e lui mi accompagnò in silenzio fino alla porta.

"Chi era quel ragazzo?"

"Solo qualcuno che conosco." Rispose.

"E non volevi presentarmi?" Ridacchiai.

"Lui non è il tipo di persona che vuoi incontrare." Rispose.

"Mi dirai che cosa succede?" Chiesi, incrociando le braccia al petto.

"No." Disse e iniziò ad allontanarsi.

"Ashton, aspetta!" Lo chiamai, seguendolo.

"Vai a casa, Scarlett." Sbottò.

"Non ti capisco-"

"Perché non voglio che tu lo faccia." Sbottò, senza lasciarmi finire.

"Non capisco perché vuoi che mi sieda con te durante la mia pausa e mi tocchi e ci provi con me, ma non vuoi dirmi niente."

"Non sono affari tuoi, Scar." Ringhiò mentre si avvicinava a me.

"Scusa." Mormorai mentre facevo un passo indietro. Lui sembrò infastidito e offeso ed io pensai subito di scusarmi. Fece un altro passo verso di me ed io ne feci un altro indietro.

I miei occhi si fissarono sulle sue labbra, che sembravano particolarmente baciabili. Per qualche ragione, avevo deciso di ammirare ora quanto fosse attraente, anche mentre mi stava guardando. I suoi occhi sembravano verdi o color nocciola a seconda della luce. Adesso erano scuri, le sopracciglia inarcate. Le sue guance erano lisce e mi mancavano le fossette che aveva quando sorrideva. Sembrava più grande, cosa che mi piaceva. Le sue mani erano ancora chiusi a pugno e le sue narici erano leggermente allargate. Aveva decisamente un bel caratterino, ma come tutto il resto, lo rendeva ancora più attraente.

Potevo praticamente sentire i miei ormoni crescere dentro di me mentre lo guardavo intensamente, sbattendo le palpebre mentre e sentì le guance calde mentre aspettavo che qualcosa dicesse qualcosa.

Ambivalence | a.i traduzione italianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora