thirteen

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Adesso ero convinta che mi stesse seguendo. Come eravamo finiti in un maledetto ascensore insieme in un palazzo la notte del mio primo appuntamento con Michael?

"Che coincidenza." Ridacchiò mentre premeva il numero 9.

"Non sono sicura che sia una coincidenza." Mormorai.

"Perché mi stai seguendo?" Chiese.

"No, tu mi stai seguendo."

"Questo è il mio palazzo." Sollevò un sopracciglio.

"Come diavolo è possibile?" Borbottai.

"Devi stare con Michael?" Chiese.

"Come fai a saperlo?" Sbottai.

"E' abbastanza ovvio, perché dovresti essere qui altrimenti?"

"Michael non mi ha mai detto che vivi qui." Scossi la testa, chiedendomi perché non l'avesse fatto.

"E' un grande palazzo, magari neanche lo sa." Ashton scrollò le spalle.

"Beh, comunque." Sospirai, dandogli le spalle e premendo il bottone del dodicesimo piano.

"Scarlett!" Urlò Ashton, facendomi spaventare.

"Cosa?!"

"E' un tatuaggio quello?" Ghignò, punzecchiando la pelle esposta dietro il mio orecchio.

"No!"

"Io penso di si." Fece un passo verso di me.

"Non lo è, lasciami in pace."

"Cosa significa?" Mi ignorò, facendo un altro passo avanti e spostando i miei capelli indietro per vedere meglio.

"Non è niente, è solo una cosa."

"Solo quattro linee orizzontali senza significato?"

"Saranno cinque domani." Sospirai. Lui mi guardò confuso.

"Posso sapere perché?"

"No." Risposi con tono rude.

C'era qualcosa che non andava. Eravamo in questo ascensore da troppo tempo e le porte non si erano ancora aperta.

"Perché non ci stiamo muovendo?"

"Perché siamo arrivati al mio piano."

"E allora perché le porte non si aprono?"

"Non lo so." Disse, aggrottando le sopracciglia e andando verso le porte.

Sentivo il cuore battermi in gola mentre mi facevo sopraffare dall'ansia. Era ovvio che sarebbe successo, questo era fottutamente perfetto.

"Non sta succedendo."

"Oh, io penso di si." Disse e poi le luci tremarono.

"E' uno scherzo? Per favore, dimmi che è uno scherzo." Mi lamentai. Di solito non ero una regina del dramma, ma odiavo gli ascensori e l'ultima cosa che volevo era rimanere bloccata dentro con Ashton.

"Sfortunatamente non sono Ashton Kutcher, solo Ashton Irwin." Scherzò, ma io non stavo ridendo. Cercò di infilare le mani tra le porte, ma non funzionò.

Le luci tremarono di nuovo e poi si spensero.

"Premi quel bottone, quello delle emergenze!" Dissi e lui lo fece. Non successe niente.

Presi il mio cellulare e composi prima il numero di Luke, ma non rispose. Poi chiamai Michael.

"Hey, è appena andata via la luce nel palazzo, dove sei?"

"Bloccata nell'ascensore." Ridacchiai, cercando di non far capire che stavo per avere un attacco di panico.

"Oh Dio, davvero?"

"Si, le porte non si aprono e la luce non c'è."

"La luce generale dovrebbe tornare preso, oh mio dio mi dispiace così tanto."

"Non è colpa tua. Adesso chiudo perché voglio salvare la batteria in caso di bisogno."

"Okay, buona idea, io-"

Il mio telefono fece un rumore e guardai in basso, vedendo che si era spento. Sospirai e lo spensi del tutto per salvare la batteria.

"Ha detto che la luce generale dovrebbe tornare tra qualche minuto." Dissi, imbarazzata, incrociando le braccia al petto.

"L'ultima volta ci sono volute due ore." Mormorò Ashton mentre si sedeva sul pavimento dell'ascensore.

Avrei voluto che l'ascensore fosse più grande. Mi misi a sedere sul lato opposto al suo.

"Quindi tu e Michael, eh?" Chiese Ashton mentre giocava con i lacci delle sue scarpe.

"Non è un appuntamento." Mentì e lui poteva capirlo.

"Non mentirmi, Scarlett." Scosse la testa.

Non volevo ammettere che era un appuntamento.

"Allora l'hai già scopato?" Chiese tranquillamente.

"Cosa?" Ero sorpresa.

"Voglio dire, sembra sia così che fai le cose. Saltare tutti gli step nel mezzo per scoparlo." Ridacchiò. Spalancai gli occhi e strinsi le mani a pugno.

"Sei così insensibile." Sbottai, lui scrollò le spalle.

"Non è colpa mia."

"Sei stato tu a dire di volermi scopare!" Urlai. "Io non ci stravo neanche pensando."

"Io ho detto quello che pensavo, non significava che l'avrei fatto." Disse, facendomi stringere il cuore.

"Beh, se non volevi non avresti dovuto dire niente."

"Certo che volevo." Sbottò. Adesso ero confusa perché lui continuava a contraddirsi.

"Questo non ha senso." Scossi la testa.

"Tu non capisci." Rispose.

"Allora lascia stare, sono stanca di parlare di questo. Non succederà di nuovo." Sbottai e lui rise.

"Oh, fidati tesoro, succederà di nuovo." Ghignò e una parte di me voleva schiaffeggiarlo.

Pensai a qualcosa da dirgli, ma ero senza parole. Invece allontanai lo sguardo da lui e mi portai le ginocchia contro il petto e iniziai a giocare con i lacci delle mie scarpe.

Mentre lo ignoravo lui si avvicinò per sedersi accanto a me. Io non lo guardai.

"Sai, baci molto bene." Sussurrò mentre mi prendeva la mano. Invece di guardare lui mi misi ad osservare le nostre dita intrecciate.

"Sono serio, Scarlett. C'era qualcosa nel modo in cui mi baciavi." Iniziò a parlare con tono soffice mentre la sua mano si posava sulla mia coscia. Il respirò mi si fermò in gola mentre mi irrigidivo.

"Era così intossicante." Mormorò mentre la sua mano si muoveva verso l'alto. Non riuscivo a muovermi. Le sue parole mi avevano fatto entrare in trance e il suo tocco mi aveva paralizzato.

Poi mi ricordavo perché ero qui, per andare ad un appuntamento con Michael. Allontanai la sua forte mano dalla mia gamba.

"Basta." Mormorai. Lui ghignò, ma mi ascoltò.

"Dopo supplicherai per questo." Scrollò le spalle.

"Non te." Risposi e lui mi guardò.

"Lo pensi davvero? Pensi che Michael possa renderti così accaldata come me? Pensi che ti farà desiderare di trascinarlo nel tuo appartamento per scoparlo sul divano-"

Gli tirai un calcio per farlo smettere di parlare. Lo fece, ma ghignò in senso di vittoria.

"Era questo che pensavo." Mormorò.

Ambivalence | a.i traduzione italianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora