fourteen

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"Come diavolo è saltata la luce?" Mi lamentai mentre posavo il mento sul ginocchio, posando una mano sulla guancia.

"Posso chiederti una cosa?" Chiese Ashton, ignorando la mia domanda che più che altro era retorica.

"Cosa?"

"Dove eri andata?" Chiese, la sua voce era diventata più soffice.

"Che cosa intendi?" Risposi, facendo finta di non sapere esattamente di cosa stava parlando. Era una conversazione che non volevo affrontare.

"Sai cosa intendo. È successo ovviamente qualcosa di importate che ha portato Luke a litigare con me in quel modo."

"Non posso ancora credere a quello che gli hai fatto. Non avevi nessun motivo di ferirlo così." Scossi la testa, rimproverandolo.

"Mi ha attaccato lui-"

"E che cosa ti ha fatto? Un pugno? E poi tu gli hai rotto il naso e l'hai lasciato privo di conoscenza? Sai che l'avresti facilmente sopraffatto e te ne sei completamente approfittato."

"Che cosa avrei dovuto fare? Stare seduto con le mani in mano mentre lui mi colpiva?"

"Ovviamente no, ma non pensi di esserti spinto un po' in là? Ha avuto una contusione e qualcuno l'ha trovato steso sul marciapiede. Se l'avessi colpito più forte avresti potuto ucciderlo." Blaterai, preoccupata da morire per Luke.

"Oh, beh." Ashton scrollò le spalle.

"E questo tutto quello che hai da dire? Oh beh?"

"Si." Sbottò.

Anche se la mia mente stava impazzendo e sentivo di volerlo picchiare, sospirai e aprì i pugni.

"Okay allora." Dissi, voltando la testa dall'altra parte.

"Magari se tu mi dicessi dove sei stata...allora potrei sentirmi in colpa." Suggerì.

"Ero in ospedale!" Dissi, facendo cambiare la sua espressione e spalancare i suoi occhi. "Ho avuto una ricaduta, ma, come ho detto, non aveva niente a che fare con te. Luke ha solo pensato che fossi triste per quello che era successo, in realtà era solo questione di tempo prima che scoppiassi di nuovo." Spiegai con tono rude.

Ashton non disse niente. Sinceramente non volevo pensasse che era colpa sua, perché in realtà era mia. Certo, mi sentivo male per il fatto che avevamo quasi fatto sesso e che poi lui se ne era andato proprio prima di farlo e certamente questo non aveva aiutato il deterioramento della mia sicurezza, ma era stata solo la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. C'erano stati anche così tanti altri fattori.

"Mi dis-"

"Non scusarti." Lo interruppi.

Dopo un attimo di silenzio parlò di nuovo. "Cosa è successo?" Ci fu ancora un attimo di silenzio prima che rispondessi.

"Ho-ho un disordine alimentare." Dissi, non sicura di voler continuare.

"Vuoi parlarne?" Chiese dolcemente. Notai che era di nuovo seduto accanto a me e che aveva posato una mano sul mio ginocchio, non in modo malizioso, solo confortevole. Ero decisamente sorpresa dal cambiamento del suo comportamento.

Tecnicamente non mi fidavo di lui, almeno era questo che mi dicevo, ma una parte di me sapeva che potevo fidarmi, almeno con questo.

"Non devi farlo –so solo che aiuta parlarne e giuro che puoi fidarti di me, anche se non ti fidi." Mi assicurò. Feci un respiro profondo, sapendo che non avrebbe fatto molta differenza.

"Sono stata bene per sei mesi, le mie abitudini alimentari erano tornate normali, non vomitavo e non mi addoloravo facilmente. Era solo questione di tempo prima di scoppiare. Quando è successo, Luke mi ha beccato a vomitare e mi ha fatto tornare in ospedale per il programma di una settimana e mi ha fatto davvero bene." Spiegai mentre Ashton ascoltava attentamente. Quando finì di parlare feci un respiro profondo e Ashton mi strinse il ginocchio.

"Sei stata ricoverata altre volte?"

"Si, quattro volte. Solo piccoli periodi." Feci spallucce.

Sollevai la testa per guardarlo e lui mi prese il viso tra le mani. Il mio respiro quasi si fermò quando lui si avvicinò e posò un bacio sulle mie labbra, era stato così veloce che le nostre labbra si erano a malapena sfiorate, ma sentivo comunque le ginocchia deboli e lo stomaco in subbuglio.

"Per cosa è stato questo?" Chiesi. Lui si allontanò velocemente, così io non avevo una possibilità di ricambiare il bacio.

"Hai detto che non potevo dirti che mi dispiace, quindi questo è il mio modo per chiederti scusa." Scrollò le spalle.

"Non c'è niente per cui scusarsi." Scossi la testa.

"So che sei convinta del fatto che io non abbia niente a che fare con questo, ma invece è così. Voglio che tu sappia che quando ho deciso di non fare sesso con te era perché non volevo rovinare le cose tra noi. Ma è stata colpa mia, per esserti venuto dietro e non avrei dovuto farlo."

"Non è stata colpa-"

"Lascia che sia colpa di qualcun altro, Scarlett, non devi incolpare te stessa." Mi bloccò, sorridendomi.

"Mi sento male." Dissi all'improvviso.

"Per cosa?"

"Per il fatto che dovrei avere un appuntamento con Michael, ma sono bloccata in un ascensore con te e tutto quello che voglio fare è baciarti." Sussurrai, sorprendendo anche me con le mie parole.

"Non sentirti male per questo." Ghignò mentre mi sistemava una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Lo guardai mentre si leccava le labbra e sapevo che non sarei stata in grado di resistere.

"Voglio che tu sappia che non voglio baciarti per pietà o perché mi sento male per te. Voglio baciarti semplicemente perché voglio sentire le tue labbra sulle mie." Disse e non pensavo che sapesse quanto significava per me.

Non c'era niente di romantico o desiderabile riguardo un disordine alimentare, non era qualcosa che doveva essere reso romantico o glorificato e sentivo che Ashton lo sapeva e credevo alle sue parole.

Se c'era una cosa che avevo imparato in ospedale era che non potevi contare su qualcun altro per guarire o per sentirti meglio, dovevi farlo da sola.

Ci avvicinammo lentamente finchè i nostri nasi si sfiorarono, poi la fronte fino a ridurre al minimo lo spazio tra le nostre labbra. Chiusi gli occhi, aspettando che le nostre labbra si toccassero.

Le sue labbra a malapena sfiorarono le mie prima di sentire un rumore che mi fece urlare e sussultare. L'ascensore tornò in vita e iniziò a muoversi di nuovo, tutte le luci si riaccesero.

"Oh." Dissi sorpresa mentre Ashton mi tendeva una mano per aiutarmi ad alzarmi. Io mi sistemai la felpa e guardai verso il pavimento, non lui.

"Ti lascio andare al tuo appuntamento adesso." Disse Ashton, schiarendosi la gola mentre le porte si aprivano e lui usciva.

"Ci vediamo in giro?" Chiesi.

"Si." Sorrise. "Ci vediamo in giro." Mi saltò velocemente prima che le porte si richiudessero. Io lasciai andare il respiro che non sapevo di star trattenendo.

Era ora di dimenticarsi di Ashton e andare a questo maledetto appuntamento con Michael.

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