twenty-two

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Rimasi leggermente sorpresa quando Luke non venne a trovarmi a lavoro, ma non me la presi. Mentre stavo camminando verso il mio appartamento sentì il telefono suonare e lo presi dalla tasca. Vidi che era Michael quindi lasciai che suonasse ancora un po' prima di rispondere.

"Pronto?" Chiesi casualmente, cercando di non fare un grande problema della situazione.

"Hey, che succede?" Chiese ed ero sorpresa di notare che era così tranquillo.

"Um, niente." Dissi in tono esitante.

"Si, scusa se non ho chiamato prima, sono stato impegnato." Si scusò con nonchalance.

"Oh, non è un problema." Sbuffai, anche se lo era.

"Che cosa stai facendo adesso?"

"Uh, sto tornando a casa dal lavoro."

"Vuoi venire a casa mia invece? Possiamo stare insieme, divertirci come l'ultima volta." Ridacchiò malizioso. Il sangue iniziò a ribollirmi quando capì che mi stava praticamente chiedendo di dormire di nuovo con lui.

"Verrei, ma devo aiutare Luke a fare una cosa." Mentì velocemente.

"va bene, possiamo farlo un'altra volta." Disse.

"Si, certo." Dissi, digrignando i denti.

"Ci vediamo, Scarlett." Mi salutò.

"Ciao, Michael." Dissi prima di chiudere. La mia mente era piena di diverse sensazioni, non ero sicura di come dovevo sentirmi. Sapevo che una situazione del genere Luke l'avrebbe definita 'una botta e via'.

Mi veniva voglia di urlare, ma rimasi zitta. Anche se probabilmente avrei dovuto parlare con lui ero ancora arrabbiata per il fatto che pensava andasse bene fare questo. Scossi la testa e feci un respiro profondo, prima di continuare a camminare verso casa.

Mentre camminavo notai una figura familiare camminare verso di me. Anche se era buio, potevo già dire che era Ashton. Non capivo perché doveva sempre essere così 'misterioso'. Si faceva vedere nei momenti a caso e si comportava come se fosse perfettamente normale.

"Che stai facendo?" Chiese con tono rude.

"Potrei chiederti la stessa cosa." Risposi mentre si tirava su il cappuccio e si metteva di fronte a me.

"Sai, inizia a preoccuparmi il fatto che ti incontro sempre, voglio dire siamo amici adesso, ma è un po' da stalker-" Blaterai e lui mi mise una mano sulla bocca.

"Zitta." Ordinò ed io mi accigliai, anche se lui non lo notò. Lo osservai mentre si guardava intorno, spalancando gli occhi. Alla fine decise che era sicuro perché spostò la mano dalla mia bocca.

"Okay, sono uno stalker, blah blah. Ma ascolra, devi stare in silenzio per un minuto." Disse. "Dov'è Luke?" Chiese.

"Non lo so- non hai freddo?" Chiesi. Poteva anche essere primavera, ma di notte faceva ancora freddo. Tutto quello che stava indossando era una felpa.

"Fumo per stare caldo." Rispose in modo impaziente, mentre prendeva una sigaretta.

"Non dovresti farl-" iniziai a dire, ma lui mi interruppe di nuovo.

"Se Luke non si presenta ancora, dovresti chiamarmi." Disse, soffiando del fumo e facendomi tossire. Lui ignorò il fatto che stavo cercando di allontanare il fumo dal mio viso e continuò a fumare.

"Di cosa stai parlando?" Chiesi, ma lui mi ignorò di nuovo.

"Sono serio, okay?" Disse in tono severo, quindi io annuì, anche se non avevo intenzione di ascoltarlo. Odiavo il fatto che mi facesse sentire una bambina, anche se era più grande di me solo di pochi anni. Eravamo entrambi adulti.

"Adesso andiamo." Disse mentre mi afferrava un braccio, facendomi avvicinare a se. Anche se non indossava molti vestiti era comunque caldo e mi piaceva essere così vicina a lui.

"So che sono più piccola di te, ma non devi trattarmi come una bambina." Dissi alla fine e lui mi ignorò di nuovo.

"Posso chiederti una cosa?" Chiesi e lui rimase di nuovo in silenzio, ma io continuai comunque con la mia domanda.

"E' per questo che non hai voluto fare sesso con me, perché sono più piccola di te?" Chiesi e lui fece un lungo tiro di sigaretta prima gettarla sul pavimento.

"No." Rispose alla fine ed io non sapevo cosa dire, quindi tenni la bocca chiusa. Si accese un'altra sigaretta.

"Ti verrà il cancro o qualcos'altro." Lo rimproverai e lui si fermò e mi guardò sotto la luce dei lampioni.

"Vuoi stare zitta?" sbottò ed io mi accigliai, ma chiusi la bocca. Rimanemmo in silenzio per un po', poi lui parlò.

"Qual è il tuo problema, comunque? Sei strana." Chiese.

"Niente." Mentì e lui sospirò. Odiavo il fatto che capiva sempre quando stavo mentendo.

"Si tratta ancora di Michael? Sai che non dovresti innervosirti per lui? Puoi fare di meglio." Ridacchiò e io non risposi.

"Sei ancora arrabbiata, vero?" Chiese.

"No." Mentì di nuovo.

"Lo sei. Ti ha mai richiamato?"

"Si."

"Cosa ha detto." Sospirò.

"Voleva che andassi da lui. Questa sera. Probabilmente per fare di nuovo sesso." Spiegai e lui non rispose, mentre fumava.

"Fa schifo." Ridacchiò. "Magari se tu non avessi mai dormito con lui allora non avresti questo problema." Disse ed io non risposi.

"Non l'abbiamo già stabilito? Che sono un idiota per aver dormito con lui? Non c'è bisogno di ricordarmelo." Dissi a bassa voce, non volevo sembrare infastidita. Allontanai il braccio dalla sua presa mentre salivo le scalette del mio appartamento e lui rimase sul marciapiede.

"Scarlett?" Mi chiamò gentilmente.

"Cosa?"

"Scusa."

"E' davvero fastidioso il fatto che mi dici cose rudi e poi ti scusi un secondo dopo, come se potessi sistemare le cose." Dissi e non avevo neanche notato che era salito sui primi due gradini.

"E' davvero fastidioso il fatto che riesci sempre a farmi sentire male ogni volta che ti dico qualcosa di rude. Non mi sento mai male, tranne quando si tratta di te." Scrollò le spalle, finendo di salire le scale.

"Allora non dovresti dirle proprio."

"Ma amo guardarti mentre ti arrabbi e poi diventi tutta accaldata quando mi faccio perdonare." Ridacchiò, il suo corpo a pochi centimetri dal mio.

"Non è vero." Dissi, ma la mia voce era a malapena udibile e lui rise, mentre abbassava la testa e sollevava la mia per far incontrare i nostri occhi.

"Dolcezza, non mentire a te stessa." Mormorò mentre posava una mano sulla mia vita e l'altra premuta sulla porta dietro di me, mentre si avvicinava. Le mani mi tremarono ai miei fianchi, non volevo far altro se non toccargli il viso e avvicinarlo a me. Rimasi ferma.

Lui si avvicinò di più, finchè i nostri nasi non si toccarono e le nostre labbra erano a millimetri di distanza. Proprio quando pensai che avrebbe chiuso la distanza, lui abbassò la maniglia della porta dietro di me prima di fare qualche passo indietro ed io mi resi conto che si era avvicinato solo per raggiungere la maniglia.

"Buonanotte, Scarlett." Ghignò prima di andare via e lasciarmi senza fiato sulla porta di casa.

Ambivalence | a.i traduzione italianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora