twenty-one

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Dopo ore passate a struggermi decisi che avrei dovuto chiamare Michael. Avevo paura di essere troppo appiccicosa, ma una chiamata non poteva fare male.

Feci un respiro profondo e presi il mio telefono, componendo il suo numero. Dopo cinque squilli partì la segreteria. Chiusi subito e lasciai andare il respiro che stavo trattenendo.

Doveva esserci qualche errore, Michael non mi avrebbe fatto questo. Fare sesso con me e non chiamarmi per due giorni? Non sembrava il tipo.

Luke non sapeva che avevo fatto sesso con lui e volevo che rimasse così. Speravo solo che Michael non gli dicesse niente. Non volevo neanche dire a Luke che Michael se ne era solo andato e non mi aveva più chiamato.

Non volevo causare altri problemi e drammi di quanti già non ne avessi con Ashton.

Ma la cosa mi faceva ancora innervosire e iniziavo a farmi delle domande su quello che c'era tra me e Michael.

Dopo le lezioni dovevo andare al lavoro e aspettai fino al momento della mia pausa per richiamarlo. Continuai a tenere gli occhi aperti per Ashton e Luke mentre andavo verso un tavolo e chiamavo ancora Michael.

"Chi stai chiamando?" Disse una voce ed io misi velocemente via il telefono.

"Nessuno." Risposi ad Ashton che adesso si era seduto di fronte a me.

"Era il tuo ragazzo?" Mi provocò.

"Non sei più arrabbiato?" Chiesi. L'ultima volta che avevamo parlato non era finita bene.

"Arrabbiato per cosa, tesoro?" Ghignò. Odiavo il fatto che facesse sempre finta di non sapere cosa stava succedendo, faceva un sacco di cose e poi finiva con il portare qualsiasi cosa si era 'dimenticato' per usarlo contro di me.

"Niente." Gli rivolsi un sorriso falso.

"Quindi chiaramente il sesso ha fatto schifo se è 'niente'." Fece spallucce ed io sospirai. Ero già troppo nervosa per Michael per arrabbiarmi per il solito comportamento di Ashton.

"In realtà è stato incredibile." Mentì e Ashton si zittì. Non volevo discutere della mia vita sessuale con Ashton, ma ne valeva la pena per vedere quello sguardo sul suo viso.

All'improvviso il mio telefono vibrò ed io sussultai. Ma prima che potessi prenderlo mi resi conto che l'aveva già preso Ashton. Allontanò la sua mano e lo guardai mentre inseriva la password corretta.

"Come diavolo-" mi fermai mentre guardavo lui che cliccava sui messaggi.

"Smettila." Sbottai, digrignando i denti me lui rise e lesse il messaggio.

"Dammelo!" Quasi urlai. Mi alzai e andai da lui, cercando di afferrare il mio telefono.

"Ti chiamo tra un po', scusa sono stato impegnato con le lezioni." Ashton lesse il messaggio a voce alta e io mi allungai per cercare ancora di prendere il mio cellulare, anche se lui stava facendo un buon lavoro per assicurarsi che non ci riuscissi.

Guardai mentre scriveva qualcosa ed ero pronta ad urlare, se solo non fossi stata al lavoro.

"Ashton, maledizione!" Imprecai e lui ghignò, fermandosi per un attimo.

"Potrei abituarmi a questo. Tu sopra di me, imprecando il mio nome." Ridacchiò e le mie guance diventarono rosse prima che lui mi passasse il telefono. Ero praticamente su di lui. Non avevo neanche notato che una delle sue mani era stretta sulla mia vita. Una parte di me non voleva muoversi.

"Sei incredibile." Sbottai e lui rise. Guardai il mio telefono, ma vidi che non aveva risposto al messaggio di Michael. Mi accigliai mentre cercavo di capire cosa aveva fatto.

"Quindi Michael non ti ha chiamato da quando avete scopato?" Chiese con voce roca mentre io gli rivolgevo un'occhiataccia.

"Che cosa hai fatto con il mio telefono?" Chiesi.

"Ti risponderò se prima rispondi tu a me." Disse ed io feci una pausa. Ricordai quando gli avevo detto del mio disordine alimentare e di come era stato gentile e speravo che reagisse allo stesso modo. Una parte di me si fidava di lui per cose così, ma una parte di me era preoccupata che lui non avrebbe preso seriamente la cosa.

"Non ha chiamato una volta." Scossi la testa.

"Scherzi." Sussurrò Ashton, chiaramente sorpreso. Guardai il suo viso e potevo vedere della pietà, quindi continuai. Non avevo detto a nessuno cosa era successo ed volevo liberarmene. Tanto Ashton non l'avrebbe detto a nessuno.

"Non era neanche lì il mattino dopo." Aggiunsi, pentendomene.

"Idiota." Mormorò, scuotendo la testa.

"Perché sono un idiota?"

"Stavo parlando di Michael, ma anche tu lo sei. Per aver dormito con lui." Disse con un tono rude.

"Lo so." Ammisi in un sussurrò e Ashton sospirò. Posò una mano sulla mia coscia, ma più in modo confortevole, quindi non la allontanai. Odiavo quando faceva così, passare da 0 a 60 e poi di nuovo indietro. Mi faceva sempre innervosire, ma ogni volta sapeva come rifarsi. Rimanemmo seduti così per un attimo, la mia testa posata sulla mia mano e la sua mano sulla mia gamba.

"Devo andare." Disse Ashton alla fine, dopo un attimo di silenzio.

"Ti vedrò domani?" Chiesi e vidi un sorriso sulle sue labbra.

"Sfortunatamente." Rispose ed io risi. Mi strinse la coscia prima di alzarsi ed io rimasi seduta.

"Hey, Ashton." Lo chiamai prima che iniziasse ad andarsene.

"Si?" Chiese.

"Siamo, tipo, amici?" Chiesi, non sapendo perché l'avevo chiesto e mi aspettavo una risatina rude come risposta.

Invece si accigliò leggermente, prima di sorridere.

"Certo, Scarlett. Siamo amici." Sorrise e sembrava che non stesse scherzando. E poi uscì.

"Aspetta!" Urlai e andai verso la porta.

"Ashton?" Lo chiamai, aprendo la porta e cercandolo. Lui non rispose, ma si voltò verso di me, una sigaretta accesa già in mano.

"Cosa hai fatto con il mio telefono?" Chiesi e lui ghignò.

"Controlla la tua rubrica." Rispose prima di allontanarsi. Io risi e tornai nel bar, prendendo il mio telefono e aprendo la rubrica. Al primo posto c'era un numero sotto il nome: Ashton Irwin.

Ambivalence | a.i traduzione italianaWhere stories live. Discover now