"Non hai dieci dollari da scommettere." Si intromise Ashton.

"Non mi servono." Ghignò.

"Accetto la scommessa." Risposi, prendendo dieci dollari dalla mia tasca e posandoli sul tavolo. Mi misi a sedere accanto a Henry, incrociando le gambe e legandomi i capelli in una coda di cavallo perché quando si trattava di Mario Kart diventava una cosa seria.

"Sei finita, donna."

-

Dopo tre giri nel circuito arcobaleno Henry stringeva in modo fiero i suoi nuovi dieci dollari. In mia difesa, ero prima nei primi due giri, ma a metà del terzo mi aveva colpito con uno scudo blu ed io ero finita all'ultimo posto.

"Vincerò di nuovo quei dieci dollari." Borbottò Ashton mentre afferrava il joystick dalle mie mani e iniziarono una nuova corsa.

Continuarono così per un'ora. Ashton ed io stavamo cercando di rivincere quei dieci dollari, ma ogni volta Henry riusciva a batterci.

"Mi arrendo." Annunciai mentre Henry mi colpiva con un altro scudo blu, facendomi cadere da una roccia e facendomi tornare all'undicesimo posto. Lanciai il mio joystick sul letto e mi stesi, stanca mentalmente per il video game.

"Vedete, sono il migliore." Disse Henry mentre raggiungeva la linea del traguardo, poi afferrò i suoi dieci dollari e se li mise nella tasca dei pantaloni.

"Hai vinto. Adesso perché non sfidi la tua piccola infermiera? Noi dobbiamo andare." Suggerì Ashton mentre posava una mano sul mio ginocchio.

"Ve ne andate già?" Henry si accigliò.

"Scarlett deve studiare per gli esami."

"Scusa, amico, ma quando finirò gli esami sarò in vacanza per l'estate e potrò venire più spesso." Gli assicurai.

"Comunque sarò presto fuori." Rispose fiero.

"Esattamente, così potremmo stare insieme." Sorrisi. Poi qualcuno bussò alla porta ed io mi voltai per vedere la famosa infermiera di cui stava parlando.

"Ah, la mia signora è qui, è ora che voi due ve ne andiate." Disse, muovendo le mani per farci segno di uscire.

"Ciao, Henry." Lo salutai mentre l'infermiera entrava.

"Ci vediamo, Scarlett." Disse. Io tirai una gomitata ad Ashton che non aveva salutato.

"Ci vediamo." Disse Ashton.

"Ciao stronzo." Lo salutò Henry ed io non potrei fare a meno di ridere. Potevo sentire l'infermiera rimproverare gentilmente Henry, ma sembrava che anche lei stesse ridacchiando.

"Quasi mi manca quando era malato." Ashton alzò gli occhi al cielo mentre camminavamo nel corridoio. Io gli tirai un pugno sul braccio.

"Non dire questo." Sbuffai. Sapevo che non lo intendeva veramente, anche se lui e suo fratello battibeccavano tutto il tempo, sapevo che gli importava di lui più di che qualsiasi altra cosa. Faceva letteralmente di tutto per lui. Solo che non erano due tipi sentimentali.

"Diventa così quando sta bene, inizia a imprecare e diventa tutto spavaldo." Ashton scosse la testa.

"Almeno sta meglio." Dissi.

"Si." Rispose velocemente. Camminammo in silenzio nei corridoio mentre cercavo un modo per dire quello che stavo pensando, non sapevo come avrebbe risposto, ma dovevo dire qualcosa.

"Ascolta, Ashton, stavo pensando alla tua situazione. Hai delle opzioni davvero limitate." Dissi, sapendo che non sarebbe stato molto favorevole alla mia soluzione.

"Giusto." Annuì.

"Ma c'è una a cui ho pensato che sarebbe la più sicura." Sospirai. Non ci avevo messo molto prima di pensare alla decisione più razionale, responsabile e matura.

"Cioè?" Chiese.

"Puoi consegnarti alle autorità-"

"Cazzo, no." Scosse la testa, interrompendomi.

"Ascoltami. Se ti consegni, avrai meno conseguenze di quelle che avresti se ti beccassero e se dai abbastanza nomi e informazioni loro si assicureranno che tu sia protetto e ridurranno qualsiasi sentenza." Spiegai. Non potevo rischiare che si facesse male e sapevo che questo era l'unico modo per fare bene le cose.

"Scarlett, non voglio andare in prigione." Confessò a bassa voce.

"Non hai altre opzioni. E, come ho già detto, se dai alla polizia abbastanza informazioni avrai una riduzione di pena. Neanche io voglio che tu vada in prigione, ma non voglio che finisca morto." Insistetti. Mi guardò per un po' e vidi diverse emozioni sul suo viso.

Sapevamo entrambi che avevo ragione, che tutte le altre idee sarebbero state radicali e non realistica. Era cambiato qualcosa in lui recentemente, si era arreso, ma solo per diventare qualcos'altro perché sapevamo entrambi che chi era adesso non era quello che lui voleva. Forse era perché aveva passato tutta la sua vita con solo l'amore di suo fratello. Non volevo prendermi il merito ma pensavo che il fatto che fossimo innamorati gli avesse dimostrato che ne valeva la pena e che poteva avere la vita che voleva.

E potevo dire dal modo in cui mi stava guardando che in questo ospedale c'erano due persone che lui amava e che, per assicurarsi che questo amore non fosse sacrificato, avrebbe fatto la cosa giusta.

"Non lo so." Disse alla fine.

"Penso che tu debba pensarci, Ashton. E' l'unico modo per sistemare questo casino e farlo nel modo giusto." Dissi.

"So che hai ragione. Ma non so se posso farlo." Sospirò, ma qualcosa mi diceva che sapeva già la risposta.

"Puoi." Gli assicurai con un sorriso triste.

"Ci penserò." Ricambiò un sorriso non entusiasta mentre mi afferrava la mano.

Ambivalence | a.i traduzione italianaWhere stories live. Discover now