Il mio peggior incubo

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"Sta funzionando, Professoressa!" urlò, trionfante, Neville Paciock, indicando i vari ragazzini stesi sui letti dell'infermeria finalmente risvegliarsi dopo quelli che a tutti loro erano sembrati anni.
La sala iniziava a rianimarsi, facendo risuonare migliaia di piccole e deboli voci per tutti i corridoi.
"Oh Merlino, ho bisogno di sgranchire le gambe assolutamente" mormorò, qualche minuto dopo aver bevuto la cura, Ginevra Weasley, massaggiandosi le tempie e mettendosi seduta sul bordo destro del letto, sbattendo ripetutamente gli occhi chiari.
"G-Ginny, sei sveglia!"
Harry Potter, vedendo la rossa finalmente respirare di nuovo regolarmente e riscoprendo i suoi occhi ancora più vispi e brillanti di qualche mese prima, corse da lei spintonando chiunque si trovasse attorno a lei, gettandole poi le braccia attorno alla vita e iniziando a baciarla.
"Vedi di comportarti bene d'ora in avanti. Abbiamo tre mesi da recuperare" disse lei, accarezzando i capelli bruni del ragazzo sopravvissuto.
"Oh Godric, quanto mi sei mancata. Ti amo" sussurrò ancora Harry, cercando di trattenere le lacrime per la gioia.
La vita di Ginny era stata il suo chiodo fisso per i precedenti tre mesi e vederla adesso in tutta la sua allegria e bellezza, non faceva che emozionarlo e renderlo minuto dopo minuto sempre più innamorato di quella giovane donna dai capelli dello stesso colore del fuoco.
"E al tuo migliore amico neanche un abbraccio? Complimenti Harry" sentenziò una voce maschile e roca, dall'altra parte del corridoio.
"R-Ron! Anche tu sei sveglio!" esclamò ancora Harry, sollevando i lati della bocca ancora di più, lasciando un secondo la rossa per correre a stringere il suo migliore amico.
Ronald Weasley era il ritratto della salute: due occhi verdi e vispi stavano sorridendo all'amico davanti a sé, mentre i piedi si muovevano veloci, sbattendo con forza per terra, per fare tornare la circolazione il più in fretta possibile.
I due amici si abbracciarono, con la stessa tenerezza di qualche anno prima, quando non erano altro che due bambini alle prese con qualche incantesimo e delle pozioni dense e scure.
"Ti sono mancato, eh?"
"Purtroppo sì, mi dispiace ammetterlo" disse Harry, dandogli una leggera pacca sulla spalla e ridendo.
"Dove sono tutti gli altri? Hermione?" chiese la ragazza, cercando di alzarsi in piedi, appoggiandosi al letto.
"È una lunga storia, vi conviene prima riprendervi e poi vi spiegherò tutto con calma. Non preoccupatevi però, tra poco sono sicuro che verrà a trovarvi anche lei"
"Non vedo l'ora di vederla" sorrise Ginny, prendendo la mano del bruno e stringendola forte nella sua.
"Possiamo andare a mangiare o devo assistere alla scena da film romantico ancora per molto?" chiese, ironicamente, Ron, accarezzando i capelli della sorella, prima di iniziare a incamminarsi verso la Sala Grande. "Ho voglia di pollo. Oh, no, di gelatina alla fragola. No, aspetta! Meglio ancora: ho voglia di pollo e gelatina!" continuò, massaggiandosi lo stomaco.
"Ti prego, Ron! Sei sveglio da nemmeno due minuti e già hai fame"
"Ascolta, è passato troppo tempo dall'ultima volta che ho mangiato. Anche io devo recuperare gli ultimi mesi, sorellina"

***

"Albus, non sai quanto sono felice di riaverti qui con noi" disse, emozionata, Minerva McGranitt, sorridendo dolcemente al Preside di Hogwarts.
Silente, ripresa da circa dieci minuti conoscenza, stava camminando verso la sua sedia, accarezzando il bordo della sua scrivania in legno.
"Anche io sono felice di vederti, Minerva. Quindi, la signorina Granger ha trovato il significato dell'ultimo ingrediente della cura?"
"Non Hermione Granger, Albus. Draco Malfoy"
"Il Serpeverde Draco Malfoy?" chiese lo stregone, basito.
"Proprio lui. Le sue lacrime sono state usate come ultimo ingrediente per risvegliare tutti i malati. Dobbiamo a lui la nostra salvezza" disse, sorridendo.
"Sapevo che Miss Granger non poteva che fare del bene a quel ragazzo. Non è cattivo: è solo stato cresciuto in maniera sbagliata. A proposito, la signorina Granger? Sta bene?" chiese, sedendosi e massaggiandosi i muscoli della mano indolenzita.
"Anche lei è stata colpita dalla maledizione Smaragdus Oculus, purtroppo. È stata l'ultima vittima, anche se quella colpita con maggiore violenza da Bellatrix Lestrange" mormorò, abbassando lo sguardo, la McGranitt.
"Ora come sta?"
"Non ho avuto ancora sue notizie, ma spero che si risvegli il prima possibile. Il signorino Malfoy si sta occupando di lei, in questo momento"
Qualche minuto dopo, un ragazzo biondo e dagli occhi azzurri come il cielo fece il suo ingresso nella stanza del Preside, spalancando la porta e urtando contro la libreria.
"Signor Malfoy, c-cosa..."
"Aiutatemi, vi prego" disse, a bassa voce, il ragazzo, cercando di riprendere il controllo del suo respiro.
"Lei...n-non..." continuò a ripetere, mantenendo lo sguardo fisso in quello preoccupato della vecchia donna accanto a sé.
"Ragazzo, cerca di calmarti e spiegaci cosa sta succedendo" disse Albus Silente, alzandosi in piedi e avvicinandosi al mago.
"Ho dato la cura a Hermione, ma non ha funzionato. Inizialmente pensavo fosse per colpa della quantità troppo scarsa, così ho aumentato la dose, ma non è servito a nulla. I suoi occhi sono rimasti immobili e dello stesso colore verde di prima. Non capisco quale sia il problema" disse Draco, tutto d'un fiato, stringendo le mani in due pugni stretti.
"Non è possibile, Albus. La maledizione è la stessa per tutti..."
"No, ci sono dei casi più gravi di altri, per nostra sfortuna. A che ora del giorno è stata colpita dalla maledizione Hermione Granger?" chiese l'uomo, assottigliando gli occhi.
"Poco prima dell'alba"
"Oh, è il caso peggiore. In queste situazioni, per far guarire la vittima bisogna uccidere la persona che ha prodotto l'incantesimo stesso" disse Silente, tornando a guardare Malfoy.
"È stata Bellatrix Lestrange"
"Molto bene. Dobbiamo fare in modo che qualcun-"
"È morta. Bellatrix è morta, Albus! L'ho uccisa io stessa, quando siamo stati attaccati. Non è possibile" disse la professoressa McGranitt, indietreggiando.
"Che bacchetta ha usato?"
"C-cosa?" chiese Draco, meravigliato da quella domanda bizzarra.
"La bacchetta. Probabilmente quella che ha utilizzato non era di sua proprietà ma di qualcun altro. Lei sapeva cosa stava facendo e non ha voluto dare questa possibilità a Hermione, forse per vendicarsi di lei" disse l'uomo.
"N-non capisco, non so quale altra bacchetta abbia potuto utilizzare. Non è stata con nessuno se non con me, e sono sicuro che la mia non l'abbia nemmeno sfiorata, e con..."
Draco Malfoy si bloccò a metà frase.
La saliva si prosciugò, lasciando un sapore amaro e metallico in bocca.
Bellatrix Lestrange aveva passato del tempo solo con due persone a Hogwarts quel giorno.
Una era stato lui e l'altra era la persona per cui Draco avrebbe dato la sua stessa vita.
"Non può essere" mormorò il biondo, iniziando a sfregarsi le fronte con il palmo della mano destra.
"Chi è l'altra persona, Draco?" chiese Silente, questa volta con un tono un po' più secco di qualche minuto prima.
"Sono io" rispose una voce, proveniente dalla soglia della stanza.
Narcissa Malfoy fece il suo ingresso, mostrando le mani vuote e gli occhi velati di lacrime.
"Bellatrix ha usato la mia bacchetta per attaccare la ragazza. Se dovete uccidere qualcuno, quella sono io" mormorò la donna, mostrandosi più forte di quanto non fosse mai stata.
Il silenzio riempi in pochi secondi l'aula e l'aria si fece più pesante.
Il peggior incubo di Draco Malfoy si stava avverando.

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