Serva me

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Hermione Jean Granger si guardava da cinque minuti nello specchio ovale del bagno e non poteva credere ai suoi occhi: era bella.
Sapeva di non poter competere con molte delle ragazze di classe parigine che ci sarebbero potute essere alla festa, ma almeno avrebbe fatto una splendida figura.
Il suo fisico minuto era coperto da un abito corto, con il corpetto in merletto e la gonna in chiffon, talmente leggera da non sentirla quasi sulle gambe magre.
Era di un color turchese elegante, con una spruzzata di brillantini sul fondo della gonna, per dare luce al tutto.
I capelli ispidi erano ora raccolti in una morbida treccia alla francese, con qualche piccolo boccolo che cadeva ai lati della fronte.
Era davvero incantevole e sarebbe rimasta per ore a guardare quel vestito azzurro: glielo aveva regalato per il suo ultimo compleanno Ginny Weasley, prima di addormentarsi, preda di una malattia alla quale non aveva ancora trovato una cura.
Per un attimo Hermione si sentì in colpa: mentre lei sprecava il suo tempo dietro a stupide feste e litigi adolescenziali, la sua amica era ancora abbandonata in quel lettino di ospedale, al San Mungo. Sapeva anche però che Ginny era una donna forte, che non si sarebbe fatta abbattere da una maledizione e che lei sarebbe andata a quella festa.
Tornata in sé, Hermione si sistemò ancora una volta i capelli, prese il cappotto e uscì, senza neanche badare a cosa stesse accadendo nell'altra stanza accanto alla sua. Questa sera non avrebbe pensato a Malfoy, ai Mangiamorte o a tutti i suoi problemi: voleva svuotare la mente e divertirsi. Per una notte, voleva tornare ad avere una vita normale, lontano dalla magia e soprattutto dai maghi con i capelli platinati.
***
"Hermione, sei davvero un incanto" sospiro Charles, osservando la strega che scendeva le scale dell'hotel.
"G-grazie mille, sei molto gentile"
"Penso che questa sera dovrò starti appiccicato, altrimenti tutti i miei colleghi ti salteranno addosso in un lampo" ridacchiò il ragazzo, passandosi un mano fra i capelli.
"Spero di no, odio le persone invadenti. Prendiamo la macchina?"
"No, il posto è molto vicino, saranno cinque minuti a piedi da qua. Pensi di farcela, con quei trampoli che ti ritrovi?" chiese lui, indicando i tacchi neri di Hermione.
"Si, non sono troppo alti. E poi, sono solo cinque minuti, no?"

Dopo poco, giunsero effettivamente nel luogo di ritrovo della festa: era un locale in centro città, con una larga pista da ballo e tanti divanetti ai lati della stanza, illuminata da luci stroboscopiche e avvolta da un'atmosfera pesante, quasi inquietante per Hermione, che iniziava a sentire il bisogno di ossigeno per la calca che si stava formando.
"Ehi Charles, non ci presenti la tua amica?" urlò un ragazzo biondo e molto alto, vicino a loro.
"Certo! Lei è Hermione, una mia cara amica d'infanzia: siate gentili con lei, non conosce nessuno di voi"
"Piacere, io sono Michael" continuò il ragazzo, guardando la strega.
"E io sono Katherine" aggiunse la ragazza accanto a lui, probabilmente la sua fidanzata.
"Ciao, è un piacere conoscervi" aggiunse Hermione, prima di essere interrotta da uno strattone violento da parte di un uomo sulla cinquantina, alto e magro, dall'aspetto spaventoso.
"Faccia attenzione, mi ha fatto male"
"Oh, salve capo!" disse subito Charles, porgendogli la destra.
"Ciao Charles. Chi è questa ragazza che ti sei portato dietro?"
"Lei è Hermione. È una mia vecchia amica"
"Oh, ha un bel caratterino. Beh, mi hanno sempre intrigato le ragazze permalose..." disse lui, guardando la strega con aria pervertita. "Vado a salutare gli altri invitati. Divertitevi"
"Grazie mille!" gridò Charles, prima di trascinare via Hermione.
"Che stai facendo?"
"Ma sei impazzita?! Quello è il mio capo e per poco non lo insultavi davanti a tutti!"
"Mi ha fatto malissimo, passandomi vicino senza un minimo di cortesia"
"Beh, mi spiace, ma cerca di non parlargli con quel tono, ti prego. Devo tenermelo buono"
"Okay, ci proverò. Adesso possiamo tornare dentro?"
"Andiamo"

La serata trascorse noiosamente, tra qualche drink e dei balli in pista, ma Hermione non vedeva l'ora di tornare a casa: la sua mente stava vagando in mondi lontani, tanto che non si accorse subito che una mano forte e pesante le stava toccando la schiena, leggermente scoperta.
La strega si scostò subito, guardando storto l'uomo alla sua sinistra: era di nuovo il capo di Charles.
Aveva una faccia strana, probabilmente aveva bevuto molto, e questo lo rendeva ancora più inquietante agli occhi della ragazza.
"Bellezza, vuoi ballare?"
"No, se ne vada per favore"
"Dai, solo un ballo. Voglio vederti sudare addosso a me" disse l'uomo, iniziando a toccare con insistenza il corpo di Hermione.
"Mi lasci stare" urlò lei, cercando di farsi sentire dagli altri, ma il volume della musica era troppo alto.
"Preferisci andare in un luogo più tranquillo, dolcezza?" continuò l'uomo, con gli occhi pieni di bramosia.
"Non si azzardi a toccarmi ancora o le giuro che urlo"
"E tanto chi ti sentirà? La musica è troppo alta mia cara" sentenziò lui, dopo che ebbe stretto con forza il polso di Hermione, che aveva ormai le lacrime agli occhi.
"Si, ma non abbastanza per coprire la voce di un uomo di merda come te!" disse all'improvviso una voce familiare dietro di lei.
"M-Malfoy?" sussurrò Hermione, guardandolo.
Draco la strappò dalle grinfie di quell'uomo ripugnante e la strinse con un braccio mentre con l'altro afferrò la camicia dell'uomo, spaventato e sorpreso.
"Non ti azzardare mai più a sfiorarla anche solo con un dito, perché giuro che ti ammazzo e con le tue ossa ci gioco a shangai, sono stato chiaro?" disse lui, con una freddezza disarmante, per poi mollare la presa e andarsene, tenendo stretta nella sua la mano della strega Grifondoro.
"D-draco io non..."
"Non parlarmi Granger, sono incazzato nero con te. Tutta questa scenata di stamattina era per venire in un posto di merda come questo? Tanto valeva mettersi in mezzo alla strada e aspettare qualche cliente no?" disse lui, continuando a camminare e uscendo dal locale.
La brezza fredda graffiò il volto di Hermione, appiccicoso a causa delle lacrime salate.
"I-io non sapevo cosa fare. Gli dicevo di andarsene, ma lui continuava a toccarmi e io non sapevo d-davvero che fare" mormorò lei, in preda ai singhiozzi.
Draco si addolcì, guardando il volto impaurito della giovane strega davanti a lui. "Per fortuna ero nei paraggi, altrimenti non so davvero cos..." si interruppe lui.
Hermione gli era andata incontro, poggiando il volto e le mani sul suo petto, caldo e morbido, causando la sorpresa di Malfoy, che non si aspettava un gesto di affetto così aperto.
"Ho avuto paura"
"Lo so, ma ora è finito" disse Draco, stringendo alla fine anche lui le braccia forti intorno alle spalle di Hermione.
Lasciò che si sfogasse, sfiorandole qualche volta i capelli sulla testa e annusando quel profumo di mandorla che tanto lo ammaliava.
Quando non l'aveva trovata in camera non aveva resistito ed era andato a cercarla, seguendo le indicazioni delle persone per strada.
Le era mancata, non poteva nasconderlo e ora, che era fra le sue braccia, si sentiva completo e, forse, più leggero.
Dopo qualche minuto Hermione alzò lo sguardo verso il mago davanti a lei e si asciugò le ultime lacrime rimaste.
"Ti ho sporcato il maglione, mi dispiace"
"Non fa nulla, lo laveremo. Come stai adesso?"
"Un po' meglio. Grazie, Draco"
"Di nulla. Che dici, torniamo a casa adesso o vuoi tornare dentro?"
"No, non voglio più vedere questo posto in vita mia. Torniamo a casa, per favore".
E si incamminarono verso quella stanza di albergo che, a mano a mano, stavano imparando a chiamare casa.

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