; Blood.

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Amanda Allegri

Ottantaduesimo giorno.

Sin da piccola si era sempre chiesta quale significato potesse avere la morte. Per quale motivo smettesse di vivere, improvvisamente, o magari nel ben mezzo della notte. Con il passare degli anni, e grazie alle esperienze avute in famiglia era finalmente riuscita ad ottenere una risposta a quella domanda che da tempo vagava per la sua testa.
Bisogna immaginare la terra come un enorme campo di fiori, il Signore raccoglie solo i fiori più belli. La morte non la spaventava, non aveva motivo per cui preoccuparsi tanto, era consapevole del fatto che tanto prima o poi sarebbe accaduto.
Il suo timore più grande era quello di andarsene, abbandonare tutti senza aver prima potuti ringraziare le persone affezionata; ecco di questo aveva paura.

[...]

Quella mattina si era alzata più presto del solito a causa dei fastidiosi lavori che i vicini avevano deciso si svolgere per ristrutturare la loro abitazione. E non avendo nulla di più importante da fare che starsene a casa aveva deciso di uscire e dirigersi in banca pronta per svolgere delle mansioni che il padre stesso le aveva assegnato. Infilò una giacchetta in pelle, richiuse il portone alle spalle strinse le braccia al petto e accarezzata dalla leggera brezza pomeridiana iniziò a camminare verso la banca più vicina.
Il tempo quel giorno non era sicuramente dei migliori, nuvoli grigi carichi di pioggia minacciavano il cielo mentre l'aria si era fatta sempre più fresca. Allungò il passo e dopo una decina di minuti abbondanti era finalmente arrivata a destinazione. Sorpassò la soia d'entrata accorgendosi di quanta gente fosse presente quel pomeriggio. Tirò fuori dalla borsa il suo cellulare speranzosa di trovare qualche messaggio da parte di quello che - ormai - era diventato il suo ragazzo.
Ma niente, l'unica cosa che trovò scritta sul blocco schermo del telefono furono delle stupide email da parte di chissà quale negozio di moda.
Lo ripose in borsa, mentre una strana presenza negativa la fece rabbrividire. Voltò lo sguardo ritrovandosi a pochi metri di distanza un uomo armato di un mitra. Sentì lo sguardo raggelarsi e le urla delle persone in preda al panico sovrastare l'enorme stanza. Alzò l'arma verso l'altro, premette il grilletto cominciando a sparare a raffica incurante del fatto che avrebbe potuto ferire qualcuno. Nessun passamontagna copriva il suo viso, poteva distinguere ogni suo lineamento fino a riuscir a vedere l'odio incombere nei suoi occhi neri pece.
Proseguiva verso di lei, verso il banchiere il quale immobilizzato dalla paura era rimasto fermo dietro il bancone. Infilò la mano all'interno della borsa speranzosa di riuscir a trovare lo smartphone che in quel momento sembrava essere scomparso.
Ma non appena le sue dita riuscirono a sfiorare quello che sembrava essere lo schermo freddo dell'iPhone qualcosa la colpì facendola finire a terra. Sangue sparso intorno a lei mentre i battiti del suo cuore, lentamente, diminuivano.

Si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Amanda Allegri

Due settimane e mezze dopo, centesimo giorno.

Correva, correva verso un posto che nemmeno lei sembrava conoscere. Immersa dal buio dalla testa ai piede, pensava di essere finita in buco nero senza fine quando improvvisamente una luce bianca apparve proprio davanti a lei. Si sporse davanti, fece oltrepassare la mano e un senso di libertà misto a tranquillità la ricoprì. Oltrepassò del tutto quella porta di luce e cadde in un vortice fino a ritrovarsi con il culo per terra. Sistemò la t-shirt per poi tornare in piede ed esaminare quel posto che fino a quel momento non aveva mai visto. Non capiva se stesse sognando, o se semplicemente si trattava di uno dei solito incubi che puntualmente la tormentavano. Davanti a lei un corridoio, apparentemente infinito delimitato da due parenti con tre porte da ogni lato. Titubante ma allo stesso tempo estremamente curiosa vi si avvicinò alla prima, quella presente alla sua destra. Posò la mano sulla maglia, la spinse verso il basso e lentamente la spinse davanti ritrovandosi lei, sua madre e sul padre quando ancora erano una famiglia unita.
Una lacrima rigò il viso mentre le pulsazioni del suo cuore aumentavano sempre più.
Avanzò verso le altre porte ritrovando in ognuna di essa dei momenti particolari; dalla sua prima volta allo stadio fino al riavvicinamento con la madre. Dal primo incontro con lo spagnolo al loro momentaneo arrivederci. Tutti ricordi che a lei stavano particolarmente a cuore.

; - Amanda.. - la chiamò una voce proveniente dalla fine del corridoio.

Guardò dietro di se non riuscendo però a trovare nessuno.

; - Vieni da me Amanda. - mormorò la voce la quale questa volta sembrava essere più vicina.

Tornò su i suoi passi ritrovando davanti a se una porta diversa dalle altre e visibilmente più grande. Si trovava nello stesso punto in cui minuti prima era atterrata; quella prima non c'era ne era sicura.
Spalancò la porta verniciata di rosso ritrovandosi davanti una immensa distesa verde ricoperta da centinaia di fiori colorati. Oltrepassò la soia, notando quasi immediatamente una figura femminile girata di spalle e seduta esattamente al centro del prato.

; - M..Mamma..? - domandò sorpresa.

; - Amie, figlia mia. - esclamò la donna.

Portò le mani a gli occhi, li racchiuse in due pugni e lì strofino.

; - Che ci fai qui? - chiese a quel punto notando che la figura di sua madre non sembrava volersene andare.

; - Potrei fare la stessa domanda a te. - sospirò voltandosi verso di lei.

La stessa donna vista in quell'ospedale, senza capelli e mal ridotta era ora stata sostituita da una versione più giovane, più bella.

; - Non capisco, cosa sta succedendo? -  sussurrò posizionandosi al suo fianco e raccogliendo una serie di fiori colorati.

; - Devi tornare Amie, non è ancora il momento. - sussurrò accarezzandole delicatamente la guancia.

; - Per cosa? -

; - Mamma? Mamma perché non rispondi, mamma!! - mormorò mentre velocemente si allontanava da lei come se in quel momento un vortice l'avesse catturata e fatta sua.

Tutto era tornato di nuovo nero.

Bep, bep, bep.

Days - Resta anche domani ; Álvaro Morata.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora