; Complications.

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Álvaro Morata

Decimo giorno.

Una lettera era a terra, la quale aspettava di essere aperta e quindi letta. La prese tra le mani e silenziosamente fece scorrere i suoi occhi nocciola su di essa. Complicazioni con il contratto.
Ottimo.
A causa di quella dannatissimo pezzo di carta imbustato era stato costretto a prendere il primo volo per Madrid e partire. Non ne aveva parlato con nessuno nemmeno al mister. Sapeva che facendo così avrebbe potuto peggiorare solo la questione, ma voleva rischiare. Ed ora si era ritrovato a dover sostenere una conversazione alla quale avrebbe preferito proprio non partecipare.
Gli occhi marroni della ragazza continuavano a scrutarlo, faceva troppe domande. C'era sicuramente sotto qualcosa. Non era da lei. L'aveva persino invitato a fare colazione insieme quella mattina. C'erano sicuramente dei secondi fini sotto, come tutti d'altronde.

; - Come mai non è qui lei? - disse sorseggiando il suo cappuccino, amava il capuccino.

Doveva inventarsi qualcosa al più presto, o il suo piano sarebbe saltato. E la sua copertura con lui.

; - Sono stato convocato alla svelta, non ho avuto il tempo di spiegarle bene la situazione. -

Aveva mentito a tutti, a lei e a Paulo. In realtà quella da lui detta si trattava perlopiù di una mezza verità, era stato davvero convocato per la Nazionale ma aveva deciso di non andarci. Non si sentiva ancora del tutto pronto.

; - Capisco. -

Si stava cacciando nei casini e di questo ne era consapevole ma non poteva dirle la verità. A salvare la situazione fu lo squillo del suo iPhone. Grazie a Dio!
Sbloccò velocemente la schermata sotto lo sguardo curioso della bionda.
C'era un messaggio da il signor Pérez -presidente del Real Madrid - il quale gli imponeva di recarsi subito nel lungo dove la squadra di calcio si allenava, dovevano parlare. Un ottimo pretesto per andarsene da lì e dire finalmente addio alla sua vecchia fiamma.
Le face ciao con la mano e senza darle tante spiegazione se ne andò, fuoriuscendo definitivamente dall'aereoporto.
Il battiti cardiaci aumentavano, le mani iniziavano a sudargli non faceva altro che muoversi su e giù per il taxi.
Tornare lì significava fare un salto nel passato, la sua vecchia squadra, i suoi vecchi amici. Ripresentarsi davanti a quel centro sportivo non riportava alla mente solo bei ricordi ma anche brutti. Equivaleva a Cristiano.
Ottimo in campo, ma insopportabile nella vita reale. Troppo pieno di se.

; - Siamo arrivati, signor Morata. - indicò l'uomo al volante.

Lanciò un sospirò di sollievo guardando fuori dal finestrino, lasciò la mancia al buon uomo e lentamente scese dalla vettura sotto lo sguardo curioso del guidatore.
Non poteva più tornare indietro doveva affrontare il problema; lui dalla Juve non se ne sarebbe andato. Si guardò attorno prima di entrare definitivamente, poi spinse la porta la quale sotto il suo tocco si spalancò permettendogli così di entrare. Improvvisamente due nani, in confronto al suo uno e novanta lo sommersero di abbracci. Fu costretto ad appoggiarsi al muro per evitare di finire con il culo a terra, la solita grazia.

; - Álvaroo. - gridò il brasiliano.

; - Il mio amoree. - gridò l'altro, anche lui spagnolo.

; - Álvaro? Dove!? - gridò qualcun altro dal fondo del corridoio.

Nel giro di qualche minuto era ricoperto da una ventina di corpi sudaticci i quali non avevano nessuna intenzione di andarsene. Poi un colpo di tosse da parte di qualcuno attirò l'attenzione dei calciatori.

Days - Resta anche domani ; Álvaro Morata.Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon