; Mosca.

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Amanda Allegri.

Una settimana dopo, diciannovesimo giorno.

Le valigie erano perfettamente posizionate all'estremità del letto, pronte per essere prese e portate in macchina. Doveva ancora capacitarsi di ciò che da lì a poche ore sarebbe successo. Avrebbe viaggiato con un calciatore al suo fianco, ma cosa più importante avrebbe rivisto la donna che l'aveva data al mondo. Si guardò per qualche millesimo di secondo allo specchio, aveva come la strana sensazione di essersi dimenticata di qualcosa. Ma cosa? Sarebbe stata fuori solo un paio di giorni, non erano poi così tanti. Sperava solo di non ritrovarsi tra i piedi quella testa di cazzo di Mauro. Ad interrompere i suoi pensieri fu il suono insistente del campanello. Esitò alcuni secondi, spalancò la porta ritrovandosi un Álvaro Morata messo a tiro. Una bellezza indescrivibile; era sicura di aver perso un battito, o forse due, in quel momento.

; - Come sta la mia pequeña. Pronta per il viaggio? - chiese sorridendole.

Si era completamente dimenticata del fatto che lo spagnolo ormai da qualche settimana fosse diventato il suo vicino, non che gli dispiacesse eh. Annui senza proferire parola spostandosi da un lato permettendogli così di entrare. Il gigante spalancò la bocca non appena vide l'ammasso di borse vicine al letto.

; - Lo sai che staremo fuori solo tre giorni, vero? - chiese afferrandone un paio.

; - Lo so. - rise - Ho bisogno delle mie cose, e voglio viaggiare comoda. -

Il numero 9 scoppiò a ridere scomparendo per alcuni minuti, per poi ritornare trasportando le ultime due valigie. Sì guardò attorno controllando per l'ennesima volta di aver preso tutto, poi si avvicinò alla soia d'ingresso uscendo.
Ora l'unico problema era lei.
Lanciò una veloce occhiata all'attaccante spagnolo il quale capì al volo. Perspicace il ragazzo.
La prese in braccio, come si fanno con le principesse e lentamente scesero le scale. Sì strinse al suo petto, lasciando che quella piacevole colonia le invadesse le narici.

; - Grazie ancora Álva. -

L'attaccante spagnolo non proferì parola si limitò a sorriderle. Ad ogni suo gesto perdeva e riacquisiva battiti. Delicatamente la posizionò nel sedile posteriore del taxi il quale li avrebbe accompagnati fino alla loro metà; l'aereoporto. Fece il giro, spalancando successivamente lo sportello sedendosi al suo fianco per poi richiuderlo. E partire.
I numeri presenti sul suo casio oro segnavano cinque minuti alle quattro, in perfetto orario. Il volo per la città Russa era stato fissato per le sei, e visto che dovevano ancora svolgere tutte le operazioni di controllo decisero che sarebbe stato più opportuno arrivare prima. Il mezzo su cui stavano viaggiando aveva appena concluso la sua corsa, con l'aiuto del numero 9 scese dalla vettura. Scoppiò a ridere non appena si accorse delle condizione in cui si era conciato. Sembrava quasi un'altra persona, non sarebbe mai riuscita a riconoscerlo, vestito così e probabilmente era proprio quello il suo scopo. Non farsi sbeccare dai paparazzi. Sì sistemò su quella che ormai da giorni era diventata la sua migliore amica. Fu costretta a coprirsi il viso con entrambe le mani per evitare di dare nell'occhio; era troppo buffo. Sembrava uno di quei facchini posizionati davanti le entrate dei grandi Hotel, solo che a differenza di quest'ultimi lui era molto meglio. Entrambi si avvicinarono alla zona imbarco - lei avanti e lui dietro - e dopo essersi liberati - anche se per poco - delle loro valigie proseguirono verso la seconda tappa. Sistemò la sua borsa sul nastro trasportatore e senza farsi troppi problemi avanzò verso il metal detector, quando un uomo vestito di nero le di mise davanti impedendole così di passare.

; - Signorina, mi spiace, ma lei senza un permesso non può salire con quella. - le fece notare indicando l'attrezzo su cui era seduta.

Gli occhi della gente le premevano addosso, incluso quello dello spagnolo, facendola sentire tremendamente fuori luogo. Mai prima d'ora, si era sentita a disagio come in quel momento. Cercò lo sguardo rassicurante di Álvaro, il quale si era posizionato alla sua destra. Le aveva sorriso, successivamente consegnò un foglio all'addetto, facendole segno di proseguire. Piccole, e aspre lacrime minacciavano di uscire, ma lei fece sì che ciò non accadesse. Non voleva crollare in un posto dove centinaia di persone avrebbero potuto vederla; tantomeno davanti ad Álvaro. Voleva andarsene da lì, il prima possibile. Raggiunse finalmente l'ascensore, e dopo aver aspettato che entrasse anche Álvaro premette il pulsante.
Detestava gli spazi piccoli, ne aveva da sempre avuto il terrore, ma purtroppo quello era l'unico modo per scendere.

; - Stai bene? - domandò stupidamente il gigante.

Avrebbe voluto mentire spudoratamente ma l'ascesa delle sue lacrime glielo impiedì. Pian piano piccole goccioline colarono lungo le sue guance bagnandole completamente. Si sentiva come un pesce fuor d'acqua, diversa, forse perché lo era.

; - Amanda, voglio solo aiutarti.. - confessò inginocchiandosi alla sua altezza incastrando i loro sguardi.

; - Puoi farsì che ritorni nuovamente a camminare? - sussurrò guardandolo con gli occhi arrossati.

Lo spagnolo scosse il capo, sospirando subito dopo.

; - Allora non puoi aiutarmi. - schernì voltando lo sguardo dall'altro lato.

Una mano possente l'afferrò il viso, e delicatamente la costrinse a voltarsi.

; - Non piangere princesa. -

Lei non era affatto una principessa, anzi le odiava proprio. Un tempo avrebbe potuto affermare di amarle, ma poi con il passare degli anni aveva capito che le favole servivano, e servono solo a farti illudere. In questa vita non esiste un 'vissero felici e contenti' qui i cattivi vincono, e i buoni restano fottuti.
Improvvisamente si sentì mancare l'aria, i secondi in quella scatola 4x4 sembravano non passare mai. Dopo alcuni minuti le porte si spalancarono lasciando intravedere un enorme aereo fermo dinnanzi a loro. Ora, lì attendeva sei ore di viaggio, poteva dichiararsi ufficialmente morta.

[...]

La voce metallica proveniente dal microfono sovrastante la costrinse a svegliarsi. Sbatté ripetutamente le palpebre, arricciò il naso e voltò la testa verso la sua sinistra ritrovandosi un cucciolo di Álvaro dormire beatamente, sorrise istintivamente. Si girò una seconda volta, si sporse verso il finestrino ammirando quello spettacolo mozzafiatante. La terra si stava avvicinando sempre più.

SpazioAutrice; Perdonateme, avrei dovuto aggiornare ieri sera but, visto che non ho avuto tempero aggiorno ora.
Presto succederà una cosa mooolto bella.
Ma non vi dici niente, ihihih. Ci vediamo al prossimo capitolo, e ricordate che le stelline sono gratis.💁
@Clara.

Days - Resta anche domani ; Álvaro Morata.Where stories live. Discover now