; Cancer.

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[Ascoltate The A Team - Ed Sheeran mentre leggete. Buona lettura.]

Amanda Allegri.

Ventesimo giorno.

Le braccia possenti di Álvaro le cingevano la vita, il quale ancora dormiva beato al suo fianco. Quella notte l'avevano passate insieme sotto le stesse lenzuola, nel medesimo letto. Sorrise istintivamente ripensando a tutto cio che lui aveva fatto per lei, e non era riuscita nemmeno a dargli metà di ciò che Álvaro le aveva dato. Sarebbe voluta sgattaiolare da quel letto, scendere in strada e andare alla ricerca di qualcosa con cui poter fare colazione. Ma non le era possibile, purtroppo. Le sue gambe avevano deciso di abbandonarla.

; - Non è detto che sia una cosa permanentemente, signorina Allegri. -

Aveva detto la mattina seguente dopo l'incidente. Lo sperava con tutto il cuore, aveva ancora così tanti sogni da realizzare. Presto sarebbe arrivata l'Estate e ciò equivaleva al mare. Voleva risentire il caldo bruciante della sappia sotto la sua pelle, correre verso quell'immensa distesa di acqua. Voleva di nuovo la sua vita. Delle altre lacrime scesero lungo il sul viso - oramai abituato - bagnandolo ripetutamente. La presa di Álvaro aumentò, avvicinandola ulteriorirmente al suo petto. Qualcosa dentro di lei era appena scattato. Il cuore le batteva talemente forte, sembrava volerle uscire fuori dalla cassa toracica. Si voltò verso il ragazzo incrociando i suoi maledettissimi occhi marroni. Era felice di averlo al suo fianco. Premette le sue labbra con la pelle ancora calda dello spagnolo, augurandogli così il suo buongiorno. Profumava di pulito, lo stesso odore delel lenzuola appena lavate.

; - Buenas dias mi princesa. -

Lo fulminò con lo sguardo, provocando una risatina da parte del diretto interessato.

; - Okay Okay, scusa. - sussurrò accarezzandole con l'indice le gote ancora leggermente umide di pianto.

; - Perdonato. - socchiuse gli occhi sorridendo subito dopo.

Il giorno tanto atteso era finalmente arrivato. La verità stavaer venire a galla assieme alle risposte da tanto volute. E non avrebbe permesso a nessuno di rovinarle quel momento.

Il destino è bastardo, meglio non sperarci troppo.

[...]

Continuava a guardarsi intorno scorgendo da ogni dove coppie innamorate tenersi per mano e ogni tanto scambiarsi qualche tenero bacio. Sapeva il motivo di quella tristezza. Aveva voglia d'amore anche lei, carezze furtive e un cuore in subbuglio.

; - Álvaro mi vuoi dire dove mi stai portando? È più di una mezz'ora che stiamo girando. Mi fanno male le mani, e ammetilo che ci siamo persi. - trattenne una risata.

Il gigante buono la fulminò con lo sguardo scuotendo il capo subito dopo.

; - Ti ho chiesto più volte se avevi bisogno di una mano e tu ti sei rifiutata. E comunque no, non ci siamo persi. Siamo arrivati. - rispose con tono freddo e distaccato. Qualcosa non andava.

; - Álvaro, tutto bene? - domandò.

Il suo sorriso si spense non appena si accorse dell'imponente edificio le si presentò davanti. Un posto che ormai conosceva troppo bene. Anche sua madre no. Si era ripromessa che in un posto del genere non ci avrebbe più rimesso piede, invece ora si ritrovava a doverci rientrare.
Pregò mentalmente che Álvaro si fosse sbagliato, ma quest'ultimo le porse un foglio mandando le sue speranze a puttane. Era quello l'indirizzo giusto.
Lentamente avanzò verso l'entrata spinta dalle possenti braccia dello spagnolo. Le sue mani chiedevano pietà.
Un'infermiera si avvicinò a loro accogliendoli calorosamente.
Disse qualcosa, ma non riuscì a capire cosa visto che lei di russo ne sapeva ben poco.
Álvaro le porse lo stesso pezzo di carta che poco prima si trovava tra le sue mani, la donna annui facendo cenno di seguirla.
Quell'ospedale era ben più grande di quello di Torino, decisamente. Attraversarono un lungo e infinito corridoio, finché la signora non si fermò davanti ad una delle tante stanze; la 248.
Si congedò andandosene definitivamente, il cuore iniziò a batterle all' impazzata e l'adrenalina a salire. Munitasi di coraggio spalancò la porta, lo spettacolo che le si presentò davanti era pressoché raccapricciante. Non poteva o meglio non voleva credervi. Portò una mano davanti alla bocca stupefatta. Era completamente calva, senza capelli.

La donna presente nella piccola camera si voltò sbattendo più volte le palpebre.

; - Кто вы и что вы хотите ? [Voi chi siete e cosa volete?] -

Di certo non si aspettava di essere riconosciuta, dopotutto erano passati pur sempre tredicianni dalla sua partenza. Eppure, quella la donna sembrava avere un accento fortemente russo. Forse Álvaro si era sbagliato, magari sua mamma nemmeno si trovava a Mosca.

; - Она Amanda , ваша дочь Noël. [Lei è Amanda, tua figlia Noël.]

Lo spagnolo il quel momento si era mostrato una persona dalle mille risorse, persino il russo.

; - Amanda? - la richiamò.

La diretta interessata annuì speranzosa.

; - Tu non dovresti essere qui. Vattene, non voglio nessuno. -

Quelle parole la colpirono pesantemente all'anima. Aveva fatto sei ore intere di viaggio, sopportato le varie turbolenze e dopo tutto ciò le stava ordinando di andarsene? E no, voleva spiegazioni.

; - Ho fatto un lungo viaggio per venire qui, da te. E ora devi darmi le risposte che da tempo aspetto. -

; - Io.. Non devo darti nessuna spiegazione Amanda. -

Fece cenno ad Álvaro di andarsene e quest'ultimo acconsentì lasciando madre e figlia sole.

; - Perché te ne sei andata lasciando me, e papà soli? -

; -Ho dovuto. - rispose - Non potevo prendermi cura di te. - sussurrò al suo orecchio.

; - Ti prego, torna a casa con me. Sarei pronta, saremmo pronti a perdonarti. - la implorò avvicinandosi ulteriormente a lei.

; - Non posso, i dottori non me lo permetterebbero. - sospirò.

; - Per quale motivo.. - chiese ingenuamente, anche se sapeva già la possibile risposta.

; - Sono malata figlia, cancro allo stadio terminarle. - accennò un sorriso indicandole la bianca e calva testa.

; - Q..Quanto ti rimane? -

; - Qualche settimana. -

In quel momento sentì il mondo crollarle addosso, era finalmente riuscita a rivedere sua madre dopo tanto tempo. L'unica cosa che desiderava più di ogni altra cosa era quello di poter passare del tempo con lei, ma ora ci si metteva anche il destino e la morte di mezzo. Non era giusto.

; - No, non puoi lasciarmi. Non di nuovo. - scosse il capo abbracciandola.

; - Ho combattuto la mia battaglia, è giunta di mettere un punto alla storia. -

Si alzò in piede correndo fuori dalla stanza, le mancava l'aria e la testa iniziava a girarle. Corse fuori sotto lo sguardo stupefatto di Álvaro. Nel frattempo nuvolo grigi avevano invaso il cielo, susseguite da piccole e veloci gocce d'acqua. Alzò il viso verso di esso lasciando che l'acqua la bagnasse tutta. Riprese fiato, si guardò attorno. Solo in quel momento si accorse di una cosa; lei stava camminando.
Álvaro si avvicinò lentamente a lei sorprendendola alle sue spalle.

; - Álvaro, io.. - gesticolò facendo una pausa - cammino. -

Dunque le numerose preghiere che questi giorni aveva fatto erano servite a qualcosa, forse c'era veramente qualcuno che da lassù l'aiutava.

; - Lo so. - sussurrò ammutolendola - ora però calma. -

La ragazza scosse il capo, era impossibile rimanere calma in quella situazione.
La pioggia ormai li aveva ricoperti per intero, sembrava di essere in una di quelle scene finali dei film dove tutto si conclude con un lieto fine.
Improvvisamente quella distanza venne annullata da un gesto, un bacio.
Ne fu sorpresa, non si aspettava niente del genere da parte di lui. Poi ripensò alle parole di quel giorno in ospedale 'Devi fingerti la mia ragazza.'
Accidenti, sapeva fingere davvero bene. Per qualche istante ci aveva persino creduto. Che stupida!

SpazioAutrice; Buenas días chicos.
Puntualissima ho aggiornato come promesso; ogni volta che la Juventus scenderà in campo.
Tengo particolarmente a questo capitolo, ho notato che ultimamente sia i voti sia le letture sono scese. Cos'è non vi piace più? :(
Mi dispiace, vedrò di farmi perdonare. A presto, e lasciate una stellina che quelle sono sempre gratis.
@Clara.

Days - Resta anche domani ; Álvaro Morata.Where stories live. Discover now