; Declarations of love.

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Álvaro Morata.

Sesto giorno.

Quella sera la discoteca brulicava di persone, forse anche troppe per i suoi gusti. Preferiva la tranquillità, un buon libro, e cuffiette nelle orecchie. A lui bastava quello.
E quello di certo non risultava essere un posto dove potersi riposare dopo un'estenuante week-end. Ma era stato costretto, o meglio Paulo l'aveva costretto.
Incavallò le gambe, riportò lo sguardo verso il gruppetto di ragazze completamente ubriache nel quasi si trovava anche Paulo. Sembrava divertirsi, almeno lui.
Continuava a pensare a quanto fosse stupido il genere umano; bere solo per il gusto di perdere il controllo sulle proprie azioni. E per quanto lui ci si impegnasse lui non riusciva proprio a capirla quella gente, non capiva nemmeno l'argentino.
Controllò nuovamente l'orologio per la millesima volta, la lancetta delle ore sostava sulle due, e quella dei minuti aveva da poco superato il dodici.
In quella stanza il tempo sembrava non passare mai, e l'aria farsi sempre più rareffata. Faceva un caldo tremendo, tanto che fu costretto a togliersi la giacca nera.
Una puzza insopportabile di sudore gli invase le narici, costringendolo ad assumere un espressione di disgusto.
Basta; doveva andarsene.
Con passo veloce, si avvicinò verso il ragazzo più piccolo, e con un gesto automatico picchietto la sua spalla sperando di attirare la sua attenzione.

; - Paulo - gridò tentando di sovrastare l'alto volume della musica - io me ne sto andando. -

L'argentino non si era nemmeno accorto dell'arrivo dell'amico, era troppo impegnato a giocare con la sua nuova amichetta dalle tette rifatte.

; - Paulo! - lo richiamò nuovamente alzando di qualche tono la propria voce.

; - Che c'è Álvaro? - chiese.

Riusciva a leggere la tristezza nei suoi occhi, doveva averci tenuto davvero tanto per potersi ridurre in questo modo.

; - Io me ne sto andando. - ripetè.

; - Ahh.. - si lamento, ma più che un lamento alle sue orecchie assomigliava ad un gemito - Resta. Non vedi come ci stiamo divertendo? - gli fece notare abbracciando la velina.

; - Senti Paulo, io me ne torno a casa. Tu sei vuoi resta, ma sappi che non verrò a tirarti fuori dai casini un'altra volta. - lo avvertì attraversando il lungo corridoio che portava all'uscità, lasciando un Paulo Dybala decisamente instabile e confuso.

Stava per arrivare alla sua Bugatti nera quando si sentì afferrare il polso.

; - Perché devi sempre rovinate tutto.. - mormorò lasciando che una lacrima gli rigasse il viso.

Non l'aveva mai visto in quelle condizioni, e un po' gli dispiaceva vedere il suo chico ridotto così per una troia del cazzo.
Ma quel dolore non era causato da Antonella, ma questo Álvaro non poteva di certo saperlo.

; - Stai facendo tutto tu, Paulo. - fece una pausa - Non ne vale la pena, non per lei. -

; - Tu non capisci. - si sedette su di una scaletta, con i gomiti appoggiati sulle ginocchia e le mani infilate tra i propri capelli. Mentre lacrime acide continuavano a scendergli lungo il viso.

; - Cosa dovrei capire, spiegami. - mormorò avvicinandosi a lui.

Oramai l'argentino non gestiva più il suo corpo, era l'alcol che lo faceva per lui.

; - Davvero non ci sei ancora arrivato, Alvarito? - sussurrò, voltando il viso verso lo spagnolo.

Scosse il capo.
Cos'è che non stava capendo?

; - Álvaro.. - fece una pausa in cerca delle giuste parole - credo di essermi innamorato di te. - confessò mentre le lacrime continuavano a scendergli lungo il viso, sino a bagnargli la maglietta.

Rimase in silenzio, sapeva che a parlare non era più il suo amico, bensì i dieci bicchierini di vodka.
Ma non poteva non dar peso alle sue parole, l'alcol rende vulnerabile l'essere umano. Ci mostra le paure più profonde, mostra ciò che realmente si prova,
Sì alzò di scatto continuando a guardarlo, si sentiva così in colpa. Perché era stato lui a ridurlo così, lui e il suo non accorgersene prima. Era solo ed esclusivamente colpa sua.

; - Mi dispiace.. - quelle furono le uniche parole che riuscì a dirgli.
Non era preparato, l'aveva colto alla sprovvista.

; - E tutto ciò che hai da dire? - chiese mentre quello che sembrava essere un sorriso gli piegò le labbra.

; - Chico, non sono preparato. - confessò.

Il ragazzo dagli occhi verdi scosse il capo, lasciando che lo spagnolo lo prendesse in braccio. Lo posizionò nella sua auto, non poteva di certo tornare a casa in quelle condizioni.

[...]

Il calore mattutino di marzo invase la stanza, susseguito da armonioso cinguettio.
Spostò il braccio sopra il proprio viso cercando -invano - di coprire gli occhi. Con la gamba sfiorò qualcosa alla sua destra, solo allora si ricordò di aver dormito con il suo migliore amico. Paulo, e la sua dichiarazione.
Avrebbe dovuto dirglielo, o lasciarlo all'oscuro.
Nonostante si fosse svegliato solo da alcuni minuti la testa gli stava scoppiando, troppi pensieri. Il muoversi, e il lamentarsi di Paulo lo costrinsero a voltare il proprio sguardo verso la figura sdraiata al suo fianco. Due occhioni lo stavano guardando, sentì un colpo al cuore. Ma era sicuro di non essere gay? Forse Amanda aveva ragione.

; - Buon.. Buongiorno. - mormorò stiracchiandosi appena.

; - Buongiorno chico. - gli sorrise.

; - Ho fatto qualche cazzata? - lo guardo inarcando la testa da un lato, cazzo era impossibile resistergli.

; - Uhm. No. Ti ho solo salvato da un e eventuale morta certa. - finse una risata, ma Paulo se ne accorse.

; - Stai bene? - domandò avvicinandosi - mi sembri teso. È successo qualcosa? -

Scosse il capo ripetutamente; non si ricordava niente. E sarebbe rimasto all'oscuro di tutto. Lo stava facendo solo per il suo bene, un giorno lo avrebbe ringraziato.

; - Uhm, come vuoi. Allora, che è successo? La testa mi sta scoppiando, sembra che qualcuno mi ci abbia sbattuto un macigno sopra. - si lamentò massaggiandosi ripetutamente le tempie.

; - Hai solo bevuto più del dovuto. - confessò incrociando le gambe al petto continuando a guardarlo.

; - Perché mi stai guardando così, ho qualcosa che non va? Álvaro? Ci sei? Terra chiama Álvaro. - rise sventolandogli la mani davanti al viso.

; - Eh, cosa? Oh no, ci sono ci sono. - confermò unendosi alla risata dell'amico.

Non voleva farlo soffrire, non ancora. Era il suo chico. Non meritava altro dolore, gliene aveva causato fin troppo.
Quel ragazzo meritava la felicità, ma purtroppo non poteva dargliela. Meritava qualcun'altro, e presto l'avrebbe capito.
L'amore ha solo bisogno di essere capito.

SpazioAutrice; Non so come abbia fatto a scrivere un capitolo in solo tre ore. Di solito mi ci vogliono giorni interi per scrivere qualcosa di dannatamente sensato.
Dire che mi ci sono impegnata è poco, spero solo che sappiate apprezzare il mio lavoro.
Ho voluto scrivere un capitolo interamente dedicato ai Dybala, perché boh mi andava e l'ho fatto.
Buona lettura.
E mi raccomando cliccate sulla stellina, è gratis!!
@Clara.

Days - Resta anche domani ; Álvaro Morata.Where stories live. Discover now