; Mother.

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Amanda Allegri

Le mani iniziavano a tremarle, la testa farsi sempre più pesante. Non poteva essere vero, doveva essere solo un brutto scherzo giocato dalla sua mente. Probabilmente Álvaro nemmeno era in quella stanza. Si diede un leggero pizzico, ma l'imponente figura dello spagnolo non si accennava ad andarsene. Lì immobile che la guardava.

; - Stai scherzando vero? - sussurrò prendendo la pila di figli tra le sue mani.

Il ragazzo scosse il capo, sì inginocchiò alla sua altezza e guardandola negli occhi le prese le mani.

; - Per tua fortuna no. È a Mosca. - sussurrò avvicinandosi pericolosamente al suo viso.

Non riusciva a capire se stesse dicendo sul serio, o se semplicemente si stesse burlando dei suoi sentimenti. Era tutto così strano, stava vivendo in una realtà che da giorni non le apparteneva più. Aveva sognato così tanto quel momento, che ora faticava persino a crederci. Dopo anni, finalmente, sarebbe riuscita a riabbracciare sua madre.
Incrociò i suoi occhi azzurri con quelli marroni di lui.

Cielo e terra.
Il bene contro il male.

Il suo sguardo diceva più di mille parole e lui se n'accorse.

; - Marta, mia sorella, mi ha dato una mano. - sussurrò accarezzandole delicatamente il viso.

; - Ti ringrazio. - sorrise, lasciandogli un dolce bacio sulla guancia.

Aveva bisogno di quel ragazzo per poter star bene, ma bene davvero.
Non sarebbe mai riuscita a ringraziarlo abbastanza, significava così tanto quel gesto. Rigirò per la centesima volta l'ammasso di carta presente tra le sue mani, quando venne attratta da da alcune scritte. In quel momento avrebbe voluto prendere e andarsene, scomparire in un posto e non tornare più. Non poteva, o meglio non voleva crederci. Dopo tutto il male da lei causato, aveva persino avuto il coraggio di risposarsi. Ed ora si ritrovava ad avere come fratellastro un attaccante dell'Inter che a malapena riusciva a sopportare. Álvaro la guardava, sembrava preoccupato.

; - Stai bene? - chiese incrociando le braccia al petto appoggiandosi al muro.

Il suo dannatissimo sguardo, ormai era diventata dipendente da quelle iridi color cioccolato e da quel sorriso mozzafiatante. Si limitò ad annuire, tanto prima o poi doveva succedere. Niente resta per sempre.
Lo spagnolo si avvicinò nuovamente a lei stringendola in un abbraccio; uno di quelli che ti spezzano le ossa ma ti aggiustano il cuore. I loro visi erano a qualche centimetro di distanza, riusciva ad sentire il dolce profumo emanato dal suo corpo. Una parte di se avrebbe voluto baciarlo, ma l'altra - quella più razionale - gli impediva di farlo ricordandole la cosa giusta da fare.
Doveva ammetterlo, aveva perso la testa per quel numero 9.

[...]

Come al suo solito era posizionata nel suo lettino in attesa di ricevere i propri risultati, i quali le avrebbero permesso di uscire da lì una volta per tutte. La stanza era vuota, silenziosa. Álvaro se n'era andato, aveva gli allenamenti. Non riusciva davvero a crederci che da lì a una settimana sarebbe partita per Mosca, dove si trovava sua madre.
L'unica cosa che non riusciva a capire di tutta quella storia era il perché avesse deciso di farlo. Forse ci teneva veramente a lei, ma non era ancora del tutto sicuro.

Álvaro Morata

Finalmente era riuscito ad essere d'aiuto per qualcuno, l'aveva resa felice. Vederla sorridere in quel modo gli aveva fatto capire di tener davvero tanto a lei. Non voleva perderla, sarebbe stato un colpo troppo duro da sopportare. Il suo orologio da polso indicava le quattro passate, era in perfetto orario per gli allenamenti. Scese velocemente dall'auto dirigendosi verso l'entrata principale dello Juventus Stadium. Una ragazzina dagli occhi verdi, misti all'azzurro le si presentò davanti seguita da Paulo.

; - Beh? - mormorò guardando entrambi confuso.

; - Vieni con me. - fece cenno di seguirla senza aggiungere altro.

; - Paulo? -

; - È l'assistente di Harry. -

Quanto detestava quell'uomo, da quando era in quella squadra non aveva fatto altro che trattarlo come fosse un straccio vecchio. Non bastava lui, adesso doveva sopportare due medici del cazzo?
Paulo gli lanciò un'occhiataccia e senza dire niente seguì la ragazza. Doveva avere sui diciassette anni, la sua statura diceva tutto. Rimase in silenzio, si posizionò sul lettino e lentamente si sfilò la maglietta lasciando intravedere il suo fisico asciutto.

; - Dovrei andarmi ad allenare per la partita di questa sera, e non essere qui con te. - sbuffò sfilando anche i jeans,

; - Stai tranquillo Álvaro, il mister non ha intenzione di farti giocare questa sera. - lo tranquillizzò scrivendo qualcosa sul suo taccuino.

Dannazione, tutta colpa del polpaccio.
Avrebbe voluto esserci, ma purtroppo doveva limitarsi a supportare la sua squadra da bordo campo. Non si molla un cazzo.

; - Harry mi ha informato del dolore avuto sabato. - fece una pausa - Lo senti ancora? - aggiunse.

Annui leggermente, quel dolore non voleva saperne di andarsene.
Doveva riprendersi al più presto, la partita contro il Lazio contava tanto. E ce l'avrebbe messa tutta per giocarla.

SpazioAutrice; Okay, stiamo vincendo. Sami, io ti sposo stop.
Comunque perdonatemi ma questa settimana è stata davvero impegnativa coff coff. Di certo questo capitolo non è uno dei migliori ma vbb. Spero che apprezziate lo stesso. Eh sì, il fratellastro è il numero 9 interista, Mauro Icardi.
(Lo amo oc?)
Lasciate un commento o una stellina, sono sempre gratis eh.
Alla prossimaa.
#FinoAllaFine #ForzaJuve.
@Clara

Days - Resta anche domani ; Álvaro Morata.Where stories live. Discover now