Arrivo a casa nel tardo pomeriggio. Faccio una doccia, metto qualcosa di comodo e poi mi piazzo in soggiorno davanti alla tv. Ripenso alla mattinata appena trascorsa, al non bacio, a Sasha, a Scott... a Ethan. Ripenso alle parole di Tara.
Non riesco proprio a ricollegare tutto quanto, il che è frustrante.
Mi alzo frastornata e con un gran mal di testa raggiungo la cucina adiacente per prepararmi un sandwich. Sistemo tutti gli ingredienti sul ripiano iniziando a creare gli strati con una precisione maniacale. Canticchio distratta mentre sento la porta principale aprirsi con il tipico rumore stridulo prima dello schianto. Anya sbuca con la testa salutando poi corre verso la sua camera.
Riempio il sandwich continuando a canticchiare. Mi volto ed impallidisco, anzi lancio proprio un urlo lasciando cadere a terra una consistente cucchiaiata di maionese.
«Scusa!»
Ethan dapprima mi fissa poi si siede sullo sgabello tamburellando con le dita sul bancone dell'isola.
Il suono della sua voce basta a mandarmi in tilt il cervello. È la prima parola che mi rivolge dopo giorni di silenzio e sguardi.
Per cosa mi sta chiedendo scusa: per come mi sta tormentando o per il fatto che è così silenzioso da non essere notato?
Cerco di controllare i battiti del mio cuore impazziti per lo spavento e beh per averlo rivisto dopo poche ore. Ripulisco il danno e recuperando il piatto vado a sedermi sul divano mangiando lentamente con la speranza di essere invisibile. Sono consapevole del colorito assunto dalle mie guance. Ultimamente vanno a fuoco troppo in fretta.
Anya corre in corridoio raggiungendoci. «Ehi, coinquilina bella», sorride stampandomi un bacio sulla guancia. Le offro un pezzo del sandwich.
«Oddio è buonissimo», biascica avvicinandosi al bancone dove Ethan se ne sta ancora seduto sullo sgabello a giocare con le chiavi della sua auto.
Apre il frigo passandogli una birra poi ne prende una per sè. Bevono a quest'ora?
«Com'è andato il tuo appuntamento?»
Ethan si volta di scatto, sento il suo sguardo trafiggermi. Un brivido percuote la mia schiena. Perché ha questa reazione se ci ha visti?
«Non era un appuntamento visto che con noi c'erano Sasha e il suo bambino. Comunque è andato bene.»
Ripulisco le mani avvicinandomi al frigo per prendere una bottiglia d'acqua.
Anya assottiglia gli occhi rimanendo per qualche attimo interminabile immobile, il bordo della bottiglia sulle labbra.
«Sei strana. Tutto ok? Qualcosa non va? Ti ha fatto qualcosa?» mi scruta come un genitore apprensivo. Lo fa spesso quando sa che qualcosa non va affatto come dovrebbe. Ma la vera domanda è: cosa potrebbe farmi Scott?
«Si, tutto bene», rispondo evasiva voltandomi per non incrociare il loro sguardo. «Ho solo un po' di mal di testa», mento. Non posso dirle cosa mi turba proprio davanti a Ethan, visto che è proprio lui la ragione del mio malessere.
Darei l'impressione di una che piagnucola peggio di una ragazzina delle medie.
Anya sembra riflettere poi apre la bocca guardando il fratello.
«Non vi siete visti? Non eri anche tu al parco con Tara?» chiede curiosa.
Ethan beve tranquillo la sua birra. «No, non ci siamo visti, vero Emma?»
Mi sta guardando con sfida? Sul serio?
Il mio cuore perde un battito. Le sue parole feriscono più di una lama. Che stronzo!
«No, ero troppo occupata a divertirmi per accorgermi di te», sbotto provando ad aprire la bottiglietta d'acqua con scarsi risultati.
«Emma, per caso devi dirmi qualcosa?»
Arrossisco. Potrei dirle tantissime cose tipo che Scott inizia a fare sul serio, mi piace e sono gelosa, ma c'è Ethan che rende tutto difficile senza apparente motivo.
«Oh mio Dio!», strilla ma non vedo gioia nei suoi occhi.
Sorrido mentre dentro sto lottando. «Sto valutando la possibilità di dargli un'opportunità. Non è male», faccio spallucce lanciando di proposito la frecciatina allo stronzo.
Lo sguardo di Ethan infatti, si indurisce e mi si gelano le vene. Cerca di mascherarlo rialzandosi e mandando giù la sua birra d'un fiato, però questo a me non sfugge di certo. Ho avuto modo di conoscerlo. Ho notato i suoi modi e le sue reazioni. Mi sembra assurdo ma le mie parole sembrano avere un certo effetto su di lui.
Lui che con un gesto secco picchia la bottiglia sul ripiano in onice della cucina facendoci sobbalzare. Anya lo fissa incredula aggrottando subito la fronte, ma sul suo volto continua ad esserci una strana ombra. Quando si avvicina come un rapace istintivamente mi ritraggo.
Dà un bacio sulla tempia con una certa forza alla sorella, mi supera senza degnarmi di uno sguardo ed esce dal nostro appartamento sbattendo la porta.
Rimango sbigottita per la sua reazione e in parte anche male. Cosa diavolo gli è passato per la testa?
Avverto nuovamente la sensazione che qualcosa continua a sfuggirmi da sotto gli occhi.
«Questo è stato davvero strano», sussurra incredula Anya. Mi ritrovo ad annuire.
Non voglio rovinarmi l'inizio serata per una reazione poco positiva da parte di un ragazzo di cui non conosco praticamente niente. Per lui ho provato una piacevole sensazione sin dal primo istante su quell'auto nera, anche se non riesco ancora a decifrarla. Non posso ingarbugliarmi o impantanarmi in certe situazioni quindi opto per la soluzione migliore: andare avanti e metterci una bella pietra sopra perché non ho altre possibilità. Inoltre lui è già impegnato e con una bellissima ragazza, anche se a me non piace proprio. Non posso mettermi di mezzo e rovinare la loro storia.

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