Capitolo 11.

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Sotto lo sguardo attento di tutti gli altri, esco dalla camera e uscendo, senza degnare uno sguardo i miei, prendo lo skate per poi iniziare a correre su di esso. Inizialmente vado piano poi andando più in là inizio a dare forti spinte, iniziando ad accellerare il ritmo.

Provo a fare una di quelle acrobazie che una volta, mi venivano bene, ma essendo poco allenata, cado. E diamine quanto mi era mancato cadere. Quando si cade dopo un salto, quando si sente la tavola scivolare via dai propri piedi.

E poi bum,il contatto tra te e la strada. L'odore di cemento che si traforma ormai in profumo.
Poi si sente il bruciore,il sangue che cola, il momento in cui si ha sfregato col ginocchio a terra.
E dio, che bello. Il momento in cui ci si deve alzare.

È un momento  bellissimo perchè è lì che trovo la forza per continuare a salire su quella  tavola, per ricominciare. Senza accorgermene, attraverso un parchetto, dall'aspetto, abbandonato, così curiosa, ci entro.

Quando noto della gente, scendo dallo skate e iniziando ad esplorare questo posticino, mi accorgo anche di un laghetto, affiancato da un grande salice piangente. Presa dalla voglia di osservarlo meglio, mi avvicino, notando sopratutto che non si trova nessuno lì.

Osservo il posto e rimango meravigliata dalla bellezza della natura. Non ho mai visto uno spettacolo del genere. Dimenticando l'accaduto di qualche minuto fa, mi stendo e poggiando la schiena al tronco dell'albero chiudo gli occhi pensando.

"oh andiamo piccola Madison! Ammettilo che quest'estate hai fatto tante cosette con tanti ragazzi diversi!"-sogghigna Alexa, affiancata dalle sue papere e da Cameron che impassibie osserva la scena.

"scusa ma non credo di aver detto che il mio nome fosse Alexa."-sorrido da sola per la mia risposta alquanto intelligente-"e poi, non sono come te che scambio il verbo 'aprile' con il mese."

"percaso non ti stai descrivendo?"-guardo Cameron che senza pensarci due volte prende la mano di Alexa per poi stringerla.

Lo ammetto, questo fa male. Anni fa c'ero io tra le sue braccia, anni fa avevo io le sue mani intrecciate con le mie, non lei. Mi risveglio dal mio stato di trans e senza degnare di un'altro sguardo questi due, ormai, nemici, mi allontano, non prima di aver detto

"Evita Dallas. Alex... Cameron."-lo vedo irritarsi ma fregandomene, mi volto, iniziando a camminare verso la classe.

Inizio ad prire gli occhi,sentendo una stupida voce, cantare. Mi guardo attorno e non vedo nessuno, così abbasso lo sguardo verso l'orologio, ma quando lo faccio, noto il cellulare squillare. Diamine, 10 chiamate perse da Ariana, e due messaggi da parte di Nash.

Leggo il primo:

"So che ora sarai arrabbiata con Cam, ma almeno non ignorare me e Ariana, che stiamo in stra pensiero per te, dove ti sei cacciata? Ti prego, richiamami appena vedi il messaggio."

Senza degnare di una risposta Nash, mi alzo iniziando ad incamminarmi verso l'uscita. Quando poggio lo skate a terra, sento di nuovo la mia suoneria, così, irritata, sia dall'incubo; che dal loro comportamento, decido di mettere il telefono in modalità aereo.

Non per qualcosa, ma non vorrei rispondere male ad Ariana, dopotutto lei è la mia migliore amica e so che se le rispondessi male, si arrabbierebbe tantissimo, e non ho voglia di calmarla.

Inserisco gli auricolari nelle orecchie e mettendo una canzone a caso, inizio a dirigermi verso casa, correndo sul mio skate

[...]

"Ricordatemi il motivo di questo viaggettino verso una spiaggia sperduta"-dico irritata dal comportamento che stanno assumendo Cameron, Ariana e Nash.-"Non sono neanche arrivata a casa che mi avete catapultata in questa cazzo di macchina."

Let me love you.  || Cameron Dallas. ( #Wattys2016 )Where stories live. Discover now