Le parole mettono paura.

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Michele's Pov.

Entrai in un bar con l'intento di prendere un caffè. Un messaggio mi arrivò prima che potessi avvicinarmi al bancone.

Leggendo quelle parole corsi via dal bar verso casa di Chiara.

"Michele, i miei genitori mi hanno ricontattata. Dopo tutti questi anni si sono fatti vivi. Ti scongiuro vieni qui prima che possa fare qualche pazzia. ~Chiara."

Come potevano quelle sue persone di merda farsi ancora vive? Come potevano travolgerle ancora la vita? Come!?

Il fiato mancava ma non smettevo di correre "prima che possa fare qualche pazzia." Era quello che mi allarmava più di tutto. Un bruttissimo presentimento mi assaliva.

Stupido me e la mia grandissima idea di posare la macchina e andare a piedi.

Arrivai sotto casa, entrai velocemente salendo le scale e bussando ripetutamente la porta.

Non apriva, eccola, l'ansia. Cercai nelle tasche la chiave di riserva che m'aveva lasciato del tempo fa. Aprii la porta trovando Chiara seduta sul divano in lacrime. Chiusi velocemente la porta e mi avvicinai a lei.

-Chiara, Ehi Chiara, va tutto bene? Ti prego , ti scongiuro dimmi di sì.- chiesi allarmato, le mie mani tremavano, ero piegato sulle mie ginocchia.

-M-mi dispi-a-ace..- disse tra un singhiozzo e l'altro. Alzò il braccio mostrando dei tagli profondi. Le presi la mano chiudendo gli occhi prendendo un respiro profondo. Volevo piangere, disperarmi, ma no, era lei quella che stava male, solo che se lei non sorrideva, come potevo farlo io?

Quelle persone di merda proprio ora dovevano farsi vivi?Ma che cazzo voleva ancora da lei? Non l'avevano già fatta soffrire abbastanza?

-P-Perdo-n-nami per f-favore- disse continuando a piangere. Non avevo ancora capito cosa le avevano scritto per ridurla così.

-sh, tranquilla, fa silenzio..- le accarezzai il viso bagnato. -Andiamo a fasciare La ferita okay? Per favore.- le dissi alzandomi seguito da lei.

Le disinfettai le ferite e le fasciai il braccio. Aveva più cicatrici, lei era già autolesionista e io non me ne ero mai accorto. Io non ero riuscito mai a capirlo.

La guardai negli occhi neri mentre i miei minacciavano di lasciar cadere le lacrime. Mi faceva male il fatto che anche lei stesse male, volevo solo che fosse felice, non chiedevo mica la luna!.

-A-adesso andrai v-i-ia anche tu vero? Mi lasc-e-erai d-a s-ola.- continuava a singhiozzare. Lei aveva qualcos'altro da nascondere, me lo sentivo.

La portai sul divano, la feci sedere, e io dopo di lei.

-Chiara..- la mia voce stava quasi per spezzarsi.-credi davvero che sia così insensibile la andarmene proprio ora? Ma anche se non fosse successo tutto questo, credi davvero che io potrei stare senza te?- mi abbracciò di scatto e io la strinsi.

-Michele mio padre abusava sessualmente di me.- disse piangendo disperatamente -n-nel messaggio hanno detto che torneranno, che renderanno la mia vita impossibile. I-io non potrei mai sopportare ancora tutto ciò.- la strinsi ancora più forte.

Quelle parole, quelle parole mi distrussero. Come poteva un padre fare questo? E soprattutto, come poteva una madre non impedirlo, ma assecondarlo?

L'odio per quella famiglia cresceva sempre di più. Non sapevo cosa risponderle, ero rimasto senza parole.

Ma una cosa era certa, non avrei mai permesso una cosa del genere. MAI.

Mi staccai piano da lei e le asciugai nuovamente le lacrime. -non lo permetterò, lo giuro.- dissi guardandola con serietà negli occhi.

-Michele, i-io non voglio più soffrire.- disse lei. I suoi occhi parlavano molto più delle cose che diceva. Era stanca,stanca della vita che stava vivendo.

-non soffrirai più.- dissi sicuro di me. Non l'avrei più permesso.-Verrai a vivere da me, o verrò io da te.- affermai deciso.

-Vivere insieme?- chiese lei arrossendo leggermente, la sua pelle era così pallida, il rossore della pelle spiccava molto su di lei.

-Sì, verrò io da te dai.- lei annuì.-andiamo a prendere le mie cose?-

-Aspetta ma.. Giulio?- chiese prendendo le mie mani.

-Sa badare a se stesso. Chiara,non ti lascerò sola.-

Le feci sciacquare il viso e andammo a prendere le mie cose. Sapevo che non le faceva piacere il fatto che lo sapessero gli altri, quindi non diedi spiegazioni. Semplicemente,andavo a vivere da lei.

Quella sera le parole erano poche, il silenzio regnava. Aveva calato il velo ormai, quel velo che ero riuscito a togliere tempo fa, ero riuscito a farla felice, o almeno così sembrava. E per colpa di quelle persone di merda, tutto si era sfrantumato, era andato tutto perduto.

Ma non mi arrendevo di certo. Avrei fatto qualunque cosa per lei, lei che era riuscita a rubarmi il cuore, e stringerlo tra le mani.

La giornata lei la passò con la musica nelle orecchie, mente io pensavo a come proteggerla nel modo meno assillante possibile.

E sapevo che lei s'era pentita. Sapevo che avrebbe voluto tornare indietro e non dirmi niente.

Era seduta sul davanzale della finestra nella sua stanza. Mi avvicinai piano a lei e le poggiai una mano sulla spalla, lei si girò e mi guardò con sguardo perso.

Una cuffietta le cadde dall'orecchio mentre le accarezzavo i morbidi capelli biondo cenere.

Chissà cosa le passava per la testa, chissà quanto soffriva dentro.

***

HEEEELLOOOOO! Ecco il trentaduesimo capitolo della mia storia!
Ops Ops. Non ammazzatemi vi prego! Stava andando tutto troppo bene per i miei gusti purtroppo. Cosa succederà nel prossimo capitolo?
Ma state tranquille! Di momenti belli ce ne saranno e come!Ops Ops.
Se vi è piaciuto lasciate una stellina ed un commentino!

CIAO!

~S @"@

Save Me, Please.||Michele Bravi|| IN REVISIONE.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora