Un cane fuggitivo.

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Mi svegliai di soprassalto dopo un altro incubo. Afferrai il cellulare per controllare l'orario, rimasi accecata da tutta la sua luminescenza, ma nonostante ciò, riuscii a scrutare l'orario: 05:11. 
Lo riposi nuovamente sul mobile accanto al letto, immergendo la faccia nel morbido cuscino. 
Non riuscii più a chiudere occhio, dunque mi alzai. Notai di essere ancora vestita, quindi decisi di mettermi il mio caldo pigiama, dopo una doccia rinfrescante. Continuava a rigirarmi nella testa quel ragazzo dagli occhi verdi, era palese che  quel suo modo dolce di approcciarsi a me aveva un secondo fine, niente si fa per niente. Tornai in camera mia, sedendomi sulla panca bianca della finestra. Rivolsi lo sguardo al basso, notando l'altezza vertiginosa che mi separava dal marciapiede fatto di mattoni grigi. La strada era silenziosa, passavano macchine di tanto in tanto. Adoravo la notte anche per questo.

In lontananza scrutai un cagnolino correre e guardarsi in giro, come se cercasse qualcosa o qualcuno. Cominciò ad abbaiare, riuscii a notare un collare rosso acceso al suo collo, si era perso. Presi l'ultimo pezzo di carne rimasto in casa, indossai la prima felpa con la zip che mi capitò a tiro, e cominciai a scendere le scale. Aprii il portone lentamente, attirando ugualmente l'attenzione dell'animaletto. Si avvicinò a me appena gli mostrai il cibo.La presi in braccio e la portai a casa. Aveva il pelo scuro come gli occhi, e sulla pancia uno strato di peli bianchi. Le orecchie erano molto lunghe, mentre la coda era abbastanza piccola, quasi come se non ce l'avesse. Era una femmina.

Appena la poggiai per terra cominciò ad annusare tutto, me compresa. Riuscii a ritrovare due vecchie ciotole del mio cane, oramai morto. In una ci poggiai la carne e nell'altra vi versai l'acqua. Ella corse subito a mangiare, come se non lo facesse da giorni, nonostante fosse abbastanza grassa. Tornai in camera mia, gettandomi sul morbido materasso bianco. Sentii dei piccoli passetti veloci farsi spazio nel silenzio di quella casa. Provò a saltare sul letto, invano. Le sue zampe erano troppo corte per potervi salire. Non riuscii a trattenermi oltre, e crollai in un sonno profondo. Qualche ora dopo venni svegliata da una leccata in faccia della cagnolina. Mi alzai di scatto, un po' disgustata dalla situazione, nonostante ciò, mi sfuggì un sorriso. Non avevo idea di cosa farle mangiare. Odiavo il canile, e l'idea di mandarla lì mi faceva venire i brividi, ma io non potevo tenerla.

Presi il telefono, erano le dieci e un quarto. Feci partire la solita riproduzione casuale: Je Vole -Louane. Era una canzone francese tratta da un film, ovvero "La Famiglia Bélier". Mi misi a cantare con la pronuncia più brutta che potessi mai fare, finché non sentii urlare dalla finestra qualcuno con una foga assurda. Continuavano ad urlare "Signora!", mi venne naturale pensare che stessero chiamando una persona. Mi affacciai poggiando i gomiti ai bordi della finestra, intravedendo immediatamente il moro del giorno prima.Feci girovagare lo sguardo per tutto il marciapiede e oltre, ma non c'era nessuno nei paraggi. Ad un tratto il cane cominciò ad abbaiare, che il cane si chiamasse in quel modo?

-Michele!- Urlai dalla finestra, in un attimo si fermò, continuando a guardarsi intorno. -Sono quassù!- Cominciava a farmi male la gola. Il suo sguardo incontrò il mio, e il mio corpo divenne un brivido. Mi salutò distrattamente con la mano, mentre una ragazza gli si avvicinava. Gli feci segno di aspettare un attimo, correndo immediatamente in casa. Mi vestii il più velocemente possibile, presi la cagnolina in braccio e scesi le scale. Appena oltrepassai la soglia del portone, notai un altro ragazzo accanto a loro. Sospirarono sollevati non appena videro il cagnolino tra le mie braccia. Lo sapevo. 

Michele mi spiegò che il suo coinquilino, Giulio, dopo essere rientrato molto tardi la sera precedente, aveva lasciato la porta aperta, e che quindi la Signora sarebbe scappata in quel lasso di tempo. 

-Grazie mille, Chiara- Mi ringraziò immediatamente, sfoggiando un largo sorriso e mettendo in bella mostra le sue fossette.

-Di Nulla.- Sussurrai. Feci loro strada verso il mio appartamento, pentendomene quasi immediatamente. Li feci accomodare sul divano blu notte del salotto, mentre la Signora giocava con dei pupazzetti del mio vecchio cane.

Giulio indossava una maglietta nera con le iniziali di New York, ed una giacca di pelle sempre dello stesso colore. Il pantalone era di un grigio scuro strappato alle ginocchia. Inoltre, aveva in testa un cappellino con la frontiera rivolta verso la schiena, scuro.

La ragazza, Vicky, aveva i capelli raccolti in una coda alta ed una frangetta che le metteva in risalto i grandi occhi scuri. Indossava una piccola giacchetta grigia, dei Jeans e delle Adidas bianche.

-Come vi siete conosciuti?- Chiese quest'ultima. Sembrava un po' tesa, nonostante non lo facesse vedere più di tanto. 
Il mio sguardo fu rivolto immediatamente a Michele, pregandolo in silenzio di non raccontare nulla. Disse solo di avermi conosciuta in un semplice parchetto, evitando di parlare di tutto l'accaduto. Giulio continuava a guardare la stanza, i suoi occhi fuggivano dalle pareti scolorite agli spigoli dei mobili rovinati. Il silenzio cominciava a creare disagio, era udibile soltanto il ticchettio dell'orologio.

-Scusa se te lo chiedo ma... Dove sono i tuoi?- Domandò, ad un tratto, il ragazzo dagli occhi scuri. A giudicare dalla sua espressione, devo aver fatto una smorfia disgustata senza rendermene conto. Mi rimisi subito in senso e gli dissi ciò che loro vollero far credere a me:
-Sono usciti, torneranno più tardi.-


***

SPAZIO AUTRICE
Ciao, ecco il terzo capitolo della mia storia!
Okay, so che fa schifo, perdonatemi.

In ogni caso se vi è piaciuto lasciate una stellina ed un commentino!
Alla prossima

CIAO!

~S

Revisionato 

Save Me, Please.||Michele Bravi|| IN REVISIONE.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora