15- The silence is over

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Mark: Axera.. ma è vero?
Io: Mark~
Mark: perché non hai detto nulla? Ti saresti potuta fare molto male
Io: l-lo so, però non mi faceva male prima.. dopo la caduta un po' sì, ma non mi aspettavo che si riaprisse
Axel: -si alzò e si avvicinò a me- fammi vedere
Io: ..no, sto bene.

Cercai di sembrare decisa, e lo ero all'inizio, ma quel suo tono diretto e profondo riusciva sempre a farmi cedere, specialmente se lo usava quando era preoccupato.

Axel: non è una richiesta. Alza la maglietta prima che lo faccia io.

Quando vide che non lo stavo ascoltando, si mise dietro di me e mi alzò di forza la maglietta. Sapevo che voleva soltanto controllare la ferita, ma io non volevo che lo facesse.
Ogni sera, prima di andare a dormire, andavamo in bagno e mi aiutava a medicare il taglio e dal riflesso dello specchio riuscivo sempre a vedere il senso di colpa nei suoi occhi. Lui si incolpava per quello che mi era successo, diceva che se fosse stato più attento quell'uomo non sarebbe riuscito a ferirmi. Io non facevo che dirgli che non era colpa sua e che non c'entrava nulla, ma lui non mi dava ascolto, anzi, più vedeva quel taglio e più il suo sguardo si incupiva.

Axel: perché non me l'hai detto subito?
Io: ..
Axel: PERCHÉ NON ME L'HAI DETTO SUBITO?! -alzò la voce.

I ragazzi rimasero immobili, sorpresi dal tono con cui Axel si era rivolto a me. Non lo avevano mai visto arrabbiarsi con me.. come non l'avevo mai visto io. Ma, a differenza degli altri, io non ero sorpresa del suo comportamento, l'unica cosa che volevo era fargli capire che era tutto a posto.

Io: LO SAI BENISSIMO PERCHÉ!
Axel: che vuoi dire?
Io: che è tutto a posto! Non lo vedi?
Axel: non mi interessa se lo è adesso! Quando prima sei caduta e ti ho chiesto se ti eri fatta male, mi hai detto che stavi bene!
Io: perché era la verità! Non mi ero fatta nien~
Axel: -mi interruppe- niente?! È l'unica parola che riesci a dire? Avevi detto che stavi bene! Perché mi hai detto una cazzata?!
Io: perché io stessa non mi ero accorta che la ferita si era riaperta
Axel: e se non ti faceva male e non era niente, perché non volevi farmela vedere?
Io: perché non riesco a sopportare il tuo sguardo quando la vedi!

La mia risposta lo destabilizzò per un momento.

Axel: ..c-che vuoi dire?
Io: vedo il tuo sguardo ogni sera nello specchio e non vedo i tuoi occhi, vedo solo sensi di colpa. Non so più come farti capire che tu non c'entri nulla e che non devi incolparti.. io sto bene, te lo giuro, non mi fa male, mi dà solo un po' fastidio
Axel: ..io.. -il suo tono si alleggeriva.
Io: non sopporto il tuo sguardo colpevole, mi fa male vederti ridotto in quel modo per una cosa di cui non hai colpe
Axel: non è impedendomi di prendermi cura di te che migliorerai le cose, lo sai sì? -mi chiese mentre mi afferrava le mani per stringerle tra le sue.
Io: lo so, avrei dovuto dirtelo, ma non ce la facevo più a vederti in quel modo..
Axel: ..io voglio solo che tu stia bene e se c'è un problema, ma tu non me ne parli, non capisco più niente. Non volevo alzare la voce con te, perdonami
Io: ..tranquillo..
Axel: è che penso davvero che se non fossi rimasto a terra, non ti sarebbe successo nulla
Io: può capitare nella vita di cadere, anche se fai di tutto per evitarlo, ma non puoi fartene una colpa per sempre. Può succedere, l'importante è fare di tutto per rialzarsi e andare avanti più forti di prima, senza soffermarsi troppo sul dolore.. perché tanto prima o poi passerà
Axel: ..è vero, hai ragione..
Io: finalmente hai capito! -scherzai.

Mark: io no, non ho capito niente..
Nathan: capitano! Non rovinare il momento!

Sera...

Si era fatto tardissimo e David mi stava aspettando. Axel cercava di tenermi compagnia il più possibile dopo quello che era successo, ma io ero convinta che avesse anche bisogno di andare a trovare Julia  Perciò, per farlo stare tranquillo, chiesi a David se avesse voglia di farmi compagnia e lui non se lo fece ripetere due volte. Adoravo l'idea di passare un po' di tempo con l'unico membro della famiglia che avevo ritrovato, sentirmi vicina a lui in qualche modo mi faceva sentire come se mi stessi avvicinando sempre di più alla possibilità di ritrovare i miei ricordi e la mia famiglia. Ma soprattutto adoravo stare con David, lui mi faceva ridere, mi dava speranza, mi faceva stare bene. Ed era da tanto tempo che non provavo questo tipo di serenità.

David: sei in ritardo
Io: scusa, mi hanno trattenuta!
David: perché?
Io: ma niente di che
David: dai, raccontami.

Alla fine decisi di raccontargli tutto.

David: sei pazza se pensi che ci alleneremo comunque
Io: eddai! Guarda che sto benone
David: potresti cadere di nuovo
Io: prometto di stare attenta e che se dovessi sentire anche il minimo dolore, mi fermerò
David: me lo prometti davvero?
Io: davvero!
David: se ti fai male, mi arrabbio sul serio
Io: sei un grande, fratellone
David: smettila di chiamarmi così o mi farai piangere
Io: ma mi piace così tanto
David: piace anche a me, è che.. mi devo riabituare. Era da tanto che non mi sentivo chiamare così
Io: allora comincia a riabituarti perché voglio che ci vediamo molto più spesso
David: davvero? -mi domandò, commosso.
Io: sei mio fratello, certo che voglio vederti. E voglio anche che la mia memoria torni, voglio ricordarmi di te e del meraviglioso rapporto che avevamo
David: allora andiamo ad allenarci, sorellina.

Cominciammo ad allenarci, anche se passammo molto più tempo a giocare che ad allenarci.

Io: impegnati di più!
David: ma parla per te!
Io: parli tu che stai esitando dall'inizio? Ti ho detto che sto bene, non devi avere paura di farmi male
David: come faccio, scusa? So che hai una brutta ferita sulla spalla, non posso marcarti più da vicino, potrei colpirti!
Io: ti fidi di me?
David: certo
Io: allora mi credi se ti dico che ormai non mi fa più male? Posso allenarmi senza problemi
David: ..non è che non voglio crederti
Io: allora cos'è?
David: non mi sento sicuro, voglio che per il giorno della partita tu sia guarita del tutto e non che rischi di peggiorare. Finché non si rimarginerà del tutto preferirei che ti allenassi solo con i ragazzi, poi riprendemo con i nostri allenamenti, va bene?
Io: ..e va bene, farò come dici tu, ma sappi che lo faccio solo perché so che per l'ansia che hai di farmi male non stai dando tutto te stesso
David: nel frattempo possiamo andarci a prendere qualcosa da mangiare, ti va?
Io: certo! -esclamai prima di salire sulle sue spalle, circondando i suoi fianchi con le mie gambe- ma sono distrutta. Mi porti tu, vero?
David: e va bene.

Mi portò sulle spalle per tutto il tempo in cui camminò e tra le risate di tutti e due arrivammo in un fast food, dove sgranocchiamo qualcosina. Quando il cielo diventò completamente buio capimmo che ormai era ora di tornare a casa.

David: andiamo, ti accompagno a casa
Io: grazie mille David, sei un angelo
David: già, dicono che la mia sia una vera e propria bellezza angelica
Io: ma soprattutto modesto, devo dire -scherzai.
David: beh.. se ce l'hai, ce l'hai
Io: scemo! -gli diedi un bacio sulla guancia, che lui ricambiò.
David: ed eccoci qua.

Prima di salire mi fermai a chiacchierare ancora un po' con David davanti al portone di casa. Era stata una serata così bella, mi ero divertita tantissimo con lui.. come ogni sera. Non mi interessava non avere un legame di sangue con lui, David era a tutti gli effetti mio fratello e lo sarebbe stato per sempre.

David: ora sali, altrimenti ad Axel verrà un colpo
Io: non gli fa bene preoccuparsi così tanto
David: fa bene però ad essere sempre vigile
Io: ma a causa dell'incidente di Julia e la situazione famigliare difficile non è riuscito a dormire molto bene per mesi, non mi va che per l'ansia che possa succedermi qualcosa ricominci a dormire male
David: allora fallo addormentare tra le tue braccia, vedrai che si sentirà più sereno con te così vicina
Io: dici?
David: certo!
Io: allora lo farò, grazie! Ora vado, buonanotte fratellone
David: buonanotte sorellina.

Hai segnato la mia vita con un tiro di rigore ─ Axel BlazeWhere stories live. Discover now