Capitolo 122. Mint Bunny dà 5 stelle ai capelli di Bruno su TripAdvisor

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Mint Bunny era ignaro della sofferenza di Arthur, in quanto si stava godendo l'attenzione di tutti i suoi nuovi amici, tra cui svariati magici e che quindi profumavano di buono!

Si rigirò contento tra le braccia di quella donna che profumava di nuovo, appoggiò l'intero corpo sul suo petto (ben più morbido di quello di Arthur! Quante cose si scoprivano una volta che ti facevi nuovi amici!) e chiuse gli occhietti contento.

<Secondo voi è normale?> chiese Sofia, leggermente a disagio, mentre il coniglio verde sembrava essersi addormentato addosso a lei.

<Non vedo niente di normale in quel coniglio.> notò Carlo, fissando accigliato la strana creatura.

<Quel coniglio non è una scusa, per quanto invitante, per guardare il davanzale delle signorine!> lo ammonì Giuseppe, solo per metà scherzoso.

Il lombardo alzò la testa e fissò il campano con le sopracciglia vagamente alzate ma gli occhi s'erano assottigliati.
<Non sono un depravato, a differenza tua.>

<Ma non lo sono!>
<Disse quello che ha fatto avances sessuali non richieste al sottoscritto!>
<Sono passati anni, ma la smetti? Ed era per provocarti!>

S'ammutolirono al tuonare di un fulmine nella stanza e Mint Bunny si risvegliò e schizzò fuori dalle braccia di Sofia, girando frenetico per la stanza a mezz'aria.

<Meno male.> sospirò Rosa, riprendendo a lavorare a maglia.
<Prego.> rispose Angela, accanto alla ligure, riprendendo a leggersi il romanzetto rosa  che Marie gli aveva prestato (ed era in un momento clue di demenzialità tra il tossichello e la rincoglionita, aveva bisogno di concentrazione!).

<Si calmerà?> chiese Roberto a gran voce, indicando con la testa il coniglio che era entrato in cucina dove stava impiattando il dolce preparato.

<Chissà.> rispose Bruno, che aveva preparato, diligente, i piattini con i rispettivi cucchiai e il coltello per tagliare e servire il dolce.

<Potresti provare a richiamarlo? Ti ascolterà, gli piace chi è pieno di magia. Non vorrei che nell'agitazione si facesse male o rompesse qualcosa.> notò il piemontese, le labbra incurvate in giù.

E Bruno, che non poteva sopportare la vista del bel piemontese tutto dispiaciuto, nonostante non fosse fan del coniglio, sospirò e accettò il destino. Alzò le braccia verso il coniglio, che ancora girava (ormai solo in cucina) e fece: <Ehi, vieni giù. È tutto a posto. È solo Angela che deve essere teatrale.>

E dal soggiorno, tanto per rimarcare, giunse un: <Ovvio!> sopra il brusio.
Il coniglio s'arrestò nei suoi giri, discese e si appollaiò sopra i capelli di Bruno, soddisfatto, neanche fossero una suite di un hotel di lusso.
Il trentino era già pronto a strangolarlo e insieme scollarselo, che Roberto ridacchiò e allora si bloccò con le braccia a mezz'aria come un cretino.

Beh, diventava il più grande dei cretini per Roberto, quindi era tutto nella norma.
E quindi ci si teneva il coniglio che alloggiava tra i suoi capelli molto soddisfatto (stupidamente, pensò che almeno il coniglio doveva lasciargli 5 stelle su TripAdvisor).

Intanto il piemontese prese in mano il vassoio con il dolce e fissò i piattini e i cucchiai, come se potessero levitare accanto a lui e seguirlo.

<Vuoi un aiuto?> arrivò prontamente la proposta di Bruno, a cui il castano rispose: <Grazie mille, mi faresti un enorme favore.>

E allora il trentino, il coniglio ancora tra i suoi capelli, afferrò le stoviglie e si mise al fianco del tanto amato quanto ignaro.

<Così prendiamo due piccioni con una fava: il coniglio torna dal suo padrone e smette di spaventarsi, poverino.> notò il piemontese, andando verso la porta.
<Io lo vedo molto tranquillo; "vedere" per dire.> scherzò il biondino.
<Gli piacerà la tua testa.>
"Vorrei piacesse a te. E non solo quello."

<Giorgio?> s'interruppero ad Aleksander, braccia conserte davanti alla porta aperta.
Appena fuori c'era il veneto, appollaiato su una cassetta di legno (che tenevano attorno come sedia o scaletta provvisoria), che accarezzava una pallina di piume dorata.
Giorgio alzò la testa e, fintamente innocente, ribatté: <Sì?>

<Hai rubato per caso quel pulcino?> indagò il friulano.
<Non sono Rosa!> s'indignò l'altro (s'udì un «Stronzo!» offeso dal soggiorno dalla delicata ligure) <È venuto con me dopo che ho portato il vino e se quell'idiota non dice niente, ci gioco.>

<Non è un pupazzo.>
<E non lo tratto come tale! So benissimo che è un pulcino!>
<E non è tuo.>
<Mi ha scelto lui.>
<Gi- Giorgio...!>
<Se non posso tenere un falco, almeno lasciami un pulcino!>
<Non un pulcino altrui!>
<Ma questo è sveglio!>
<E ne alleniamo un altro.>
<Ma io mi sono affezionato!>

<Questa è nuova.> s'aggiunse Rosa che s'era avvicinata, i ferri ancora in mano e gomitolo sotto l'ascella (era come attratta dal caos; che c'era di male?) <Te che t'affezioni?>
<Non è te. O chiunque altro. È un uccellino. Gli uccelli sono meglio.> ribatté Giorgio.

Aleksander fulminó con lo sguardo Giuseppe poco più avanti che si stava godendo il sole e che era pronto a fare commenti indecenti.

<Giorgio, io sto andando a riportare il coniglio ad Inghilterra.> notò Bruno, sperando di evitare l'ennesimo litigio <Forse ti conviene venire e riportare il pulcino al proprietario.>

Giorgio, imbronciato come un bambinetto, rifletté lunghi secondi mentre accarezzava la testolina del batuffolino di piume.
<Se proprio mi tocca. Se è venuto con me vorrà dire che mi trova simpatico.> borbottò.

<Può trovare simpatico sia te sia il suo padrone.> notò Roberto, che s'incamminò verso l'ammasso di regioni.
Era passato un tempo ragionevole da quando Giuseppe aveva portato il secondo, no?

Al massimo faceva retrofront e, se era fortunato, avrebbe avuto una scusa per cantarne quattro a quell'odioso francese.

Feliciano lo vide prima di tutti e gli riservò uno dei suoi sorrisoni che mostrava il suo genuino entusiasmo di vedere qualcuno di caro. Ogni tanto si chiedeva ancora come avesse potuto crescere così sotto "l'ala" di Giorgio.

Una volta più vicino domandò: <È un momento scomodo per portare il dolce?>
<Se il dolce-> ma Francis venne interrotto nel suo flirt da Roberto stesso che scandì: <Continua e ti giuro su iddio che ti inficco come uno spiedo sul mio fioretto.>

<Sarebbe una bella scena.> commentò Arthur, a cui gli occhi si illuminarono quando notò Mint Bunny volare nella sua direzione e gironzolargli allegro sopra la testa.
<Che bello riaverti, pal!> esclamò allegro.

A tale gioia s'aggiunse un cinguettio dalle mani di Giorgio, che ricevettero una becchettata amichevole. Poi due occhietti neri vispi fissarono il volto del veneto prima di girarsi e rivolare dal proprio padrone.

<Gilbird!> gioì Gilbert, prendendo il pulcino tra le mani e riempiendolo di bacini sulla testolina.

Intanto Roberto aveva appoggiato il dolce sul tavolo e, coltello datogli da Bruno alla mano, chiese: <Qualcuno ha qualche allergia?>

<Nah, solo un po' di diabete ma niente che un po' d'insulina-> ma anche Alfred subì la stessa sorte del francese perché Matthew lo interruppe, strillando: <L'insulina! L'abbiamo dimenticata là!>
Per quanto potesse strillare Matthew.
Ossia parlare al normale volume di Lovino al telefono.

<E che problema c'è? Basta->

E di nuovo Alfred venne interrotto (con breve divertimento interno di Arthur) perché da dietro di loro scaturì un grido che prometteva guerra.

<MARIE!>




N/A: prossima settimana arriverà il dramma a cui avevo accennato nello scorso capitolo!
Cosa avrà mai fatto Marie? Chi le starà urlando addosso!
Tutto questo solo nel prossimo capitolo!

Cia' cia'!

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