Capitolo 69. Gilbert e le sue priorità idiote

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<Secondo me ci sfugge qualcosa.> commentò Matthew, grattandosi il capo.
<Mimi!> esclamò ancora Michele, chinandosi vicino la sorella e provando a metterla seduta.

Carmela strizzò gli occhi già chiusi e mugugnò parole indistinguibili tra i denti. Mosse piano un braccio e appoggiò il palmo della mano contro la tempia. Aprì piano gli occhi, lo sguardo ancora un po' perso.

<Stai bene, credo!> si rallegrò Michele, spappolanda in un abbraccio pieno di affetto e sollievo.
La lucana soffiò un lamento e, con la poca aria nei polmoni, stridette: <Lasciami andare, cretino! Mi stai soffocando!>

Il pugliese si staccò di poco e sorrise radioso, commentando: <Mi era mancato il tuo buon umore!>
<Il buonumore di una investita da un treno con un'ora di ritardo.> rimbeccò Carmela, massaggiandosi la testa <Ho dato una botta con la testa?>

<Sei caduta di faccia...> commentò Franco.
La meridionale alzò di più la testa, fissando oltre il fratello, sgranando gli occhi.
<E che cazzo c'è, un mini esercito di nazioni? Chi li ha convinti e come?!> s'interrogò lei. Si alzò sulle gambi un po' traballanti e si mise a posto il cerchietto con il fiocco voluminoso che indossava.

<Lui.> e Yao indicò il molisano, per poi abbracciarlo già che c'era, con l'imbarazzo della piccola regione che però non si scostò.
Carmela assottigliò lo sguardo, giudicante.

<Tu sei una dei territori di Lovino, quindi?> la interrogò Arthur.
<Sì!> esclamò la ragazza con fierezza, per poi fissarlo truce e minacciarlo in modo velato: <È un problema?>

<Assolutamente no.> rispose pacato il britannico <Sei la prima che gli assomiglia.>
<Non avete ancora visto mamma, ancora.> borbottò la lucana.

<Ci stanno pensando gli altri.> rispose Angela, potendo finalmente scrutare nella sfera magica.
<Gli altri?> ripeté Carmela.
<Ti spiego in breve.> si prodigò Michele.

•~-~•

Giovanna rimase in silenzio, gli occhi ancora spiritati, tinti di viola e nero che vorticavano e si mischiavano. Era estremamente inquietante.

Giuseppe ragionò che stesse lottando contro quella cosa che la possedeva e l'unica cosa che trovò sensata fare fu dimostrarle che era lì.

L'abbracciò forte e sussurrò al suo orecchio: <Mamma, rimarremo sempre dalla stessa parte, nel bene e nel male. Ci vogliamo troppo bene per lasciarci. Il nostro tatuaggio dice ciò a tutto il mondo e anche a noi stessi, per ricordarcelo nei momenti bui.>

Dalle labbra della siciliana scappò un verso strozzato, sofferto, mentre le guance si bagnarono per colpa di grosse lacrime salate.
Ricambió la presa, pigolò: <Ti credo.> e svenne tra le sue braccia, la testa contro la spalla del fratello/figlioccio.

Giuseppe però interruppe in fretta l'abbraccio, notando con orrore la sostanza oleosa sgusciare via dalle sue braccia, soprattutto da quello sinistro, con il tatuaggio.

Il campano appoggiò la siciliana a terra e riprese in mano la sua mazza, iniziando a picchiare con furia omicida la figura orrenda, senza neance darle tempo di prendere davvero forma.
Calpestò con foga e poi ci diede un colpo con la mazza chiodata (per sicurezza) le ultime tracce di creatura che fuoriuscirono dalla sorella.

La terra sotto i suoi piedi tremò e lo stomaco gli finì in gola. Chiuse gli occhi e li riaprì solo quando lo richiamarono.
Si girò. Non era più in cielo.
La colonna era tornata parte della strada.

Rosa emise un verso di disappunto, un po' gutturale, quando l'uomo-fantoccio qualsiasi le scomparve davanti prima che lo potesse tagliuzzare.
<Avrai altre occasioni per ammazzare esseri finti, su.> la consolò Francesca, poco distante, contenta di poter avere un attimo di tregua.

<Pensavo di morire lassù, per un istante o due.> farfugliò Giuseppe, finendo con il culo a terra, le gambe leggermente tremanti dall'emozione.
Aveva visto Giovanna con qualsiasi espressione e anche quella più furente mai l'aveva terrorizzato come quegli occhi vacui. Pregò di non dover più vedere simile cosa e strinse nel mentre con una mano il curniciello pendente dalla collana, per rafforzare la preghiera.

Mario gli si avvicinò e gli diede qualche pacca sulla spalla, per poi spalancare gli occhi.
Giuseppe girò di scatto la testa al sentire un'imprecazione in dialetto. Si mise in ginocchio e osservò la siciliana mettersi seduta e strofinarsi il braccio tatuato. Alzò lo sguardo dall'arto ferito e fissò il fratello.

<Mamma!> strillò il campano, sollevato ed entusiasta insieme, e le si fiondò addosso.

<C'è la mamma di là?!> strillò invece Carmela dalla sfera, ingigantita grazie ad Angela, mentre erano riusciti a catturare l'attenzione di Sofia.

<Ben ritrovata, Carmela.> la salutò Anna, voltandosi poi verso i due meridionali.

Giovanna, ripresasi dallo shock, stava ricambiando la stretta spappola ossa del fratello, cercando di tranquillizzarsi. L'ultimo ricordo che aveva era di essere sopraffatta da un'entità fredda e appiccicosa, una voce seducente che le faceva una proposta e poi... solo delle parole del fratello che cercava di salvarla dalla sostanza schifosa citata.

Sembrava tutto d'un pezzo, però, quindi per una volta aveva avuto una pessima mira (e ne era grata).

Giuseppe si staccò solo dopo lunghi istanti, si rialzò e la aiutò ad alzarsi.
<Beppe, ci sei anche tu?!> si stupì Carmela <Sono bloccata con questo coglione qua?!>
<Ehi.> si offese Michele.

Giovanna fissò sbalordita lo schermo gigante davanti a lei, aggrottando le sopracciglia.
<Cosa->
Non finì la domanda che Francesca riassunse: <Si sono divisi nel cercarci e questo coso aiuta a rimanere in contatto.>

<Oh, meno male siete salvi. Ma Lovi? Vincenzo? Gli altri?> indagò la siciliana, guardandosi attorno. Mancavano ancora svariate facce.
<Saranno da qualche altra parte.> rispose Rita <Ma li troveremo tutti. Siamo già arrivati lontano, rispetto all'inizio, ti assicuro.>

<A me non mancano i rosari che strozzano né i Gesù crocifissi che ci provavano a picchiare.> commentò Francis.
<Oltre a Gesù con i raggi laser c'erano tanti Gesù crocifissi picchiatori?!> s'intromise Giorgio, a metà tra lo stupore e l'entusiasmo.

<Ci sono stati Gesù che hanno fatto cosa?!> si scioccò Carmela.
<Non è manco il peggio.> specificò Matthew.

<Perfetto.> commentò Giovanna, scrollandosi la polvere da addosso <Allora dove andiamo?>
<Devi farci uscire tu da qua, è la tua città.> notò Aleksander.
<Aspettate un attimo.> fece João.

<Devo scrivere sulla mia mappa!> lo interruppe, però, Gilbert, estraendo con fierezza il pezzo di carta e il pennarello indelebile.
<Eu juro que vou te sufocar assim que essa bagunça acabar!*> mezzò strillò il portoghese, ormai al limite dell'esasperazione.
Era tanto chiedere di sbrigarsi per trovare e salvare il suo -fidanzato-?!

<Almeno spappolalo con la mazza gotica, su!> lo incitò il britannico.
<Oppure puoi fare qualsiasi cosa brutta hai intenzione di fare anche su tuo fratello.> suggerì Giuseppe, scatenando l'ilarità di Arthur.



N/A: Eu juro que vou te sufocar assim que essa bagunça acabar!*= Giuro che ti soffoco non appena questo casino sarà finito!

E giustamente il mio Hemrique ha sbroccato, porello. Non credo adori sapere il suo fidanzato rapito e posseduto da chissà chi.

Tra l'altro, strano che Ludwig non l'abbia già fatto, mh? Anche perché sa chi è dietro tutto questo e sa che sono da temere.
Chissà, si vedrà con il tempo.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, comunque!

Gabbia di séTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang