Capitolo 2. Necessità di aiuto

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Il silenzio dominò qualche altro secondo, poi Yao domandò: <E questo chi é?>
<Dal ricciolo sembra italiano.> commentò Ivan.

<E lo è, dato che mi ricordo di averlo già visto, è un territorio di uno dei due Italia.> asserì Ludwig.
<È ferito e svenuto. Non dovremmo aiutarlo?> chiese Matthew.

<Hai ragione. E ci può dare risposte.> asserì Arthur.
Si avvicinò e recitò qualche parola in un inglese arcaico. Sotto gli occhi di tutti, la ferita si cicatrizzò.

<E ora che facciamo? Lo scuotiamo finché non si sveglia?> suggerì Alfred.
<Tu e la delicatezza siete proprio la medesima cosa.> sospiró Matthew.

<Chiediamo all'umana. Sa che siamo nazioni, ce l'ha apertamente detto.> notò Kiku.
<Bella idea! Vado io, che a gesticolare come gli italiani sto diventando bravo.> si propose Gilbert, che uscì in fretta dalla stanza.

<Tu e lui avete fatto delle facce alle parole di Feliciano. Cioè, una faccia più sconvolta delle nostre. Sapete chi sono questi "loro" che a quanto pare hanno creato questa situazione assurda?> domandò Francis al tedesco.

Quest'ultimo sospirò e ponderò se dire la verità o no. Se avesse detto tutto, sicuramente l'avrebbero preso per pazzo.

Indagò a sua volta: <Vi ricordate quando l'economia italiana aveva avuto quel crollo improvisso e Feliciano non si faceva più vedere, qualche anno fa?>

<Sono gli stessi di quell'artificio su casa vostra.> ricordò Arthur.
Henrique rimase muto, le parole di Lovino belle in mente, nonostante la leggera distanza di tempo.

<Sì, con ogni probabilità.> asserì il giovane Beilschmidt.
<Non capisco.> ammise Kiku.
<Qualcuno aveva rapito Feliciano e l'aveva portato pressoché alla pazzia. Voleva letteralmente far collassare l'Italia e probabilmente non solo. Abbiamo evitato la tragedia di poco.> riassunse Ludwig.

<Per poco Romano non è morto definitivamente.> sussurrò João, però nel silenzio della stanza le parole risuonarono.
<Cosa?!> fece con voce strozzata Antonio, gli occhi spalancati.

Il tedesco annuì e aggiunse: <È stato un colpo di fortuna che tutto sia volto per il bene, quella volta. Ma ora ricomincia.>

La porta si aprì e l'umana di prima, già segnata dalla preoccupazione sul volto, si spaventò e si avvicinò al ragazzino.
Lo ruotò sulla schiena, lo sollevò per il busto e provò a svegliarlo con gentili colpetti sulla guancia, parlando in italiano.

Il ragazzino, grazie anche la magia curatrice di Arthur, aprì gli occhi poco dopo e parlò, ma le parole erano ingarbugliate e sussurate.

<Oh, meno male, Franco!> si rallegrò la donna, in italiano.
La regione mise a fuoco l'ambiente circostante, si mise seduto meglio e si massaggiò la testa.

<Franco? Ci sei?> indagò l'umana.
Il volto del molisano si illuminò di gioia al vedere la sua cittadina ed esclamò: <Graziella, oddio, non puoi capire-! Aspetta... sono arrivato al palazzo...>

La realizzazione lo colpì, alzò la testa e fissò tutte quelle nazioni che lo osservavano così attentamente.
<Graziella, ti sono sempre grato per tutto quello che fai, ma... meglio tu esca. È complicato.> sospirò Franco.

La donna lo fissò per qualche secondo, gli depositò un bacio in fronte e sussurrò: <Ti prendo un tè caldo dalle macchinette, ok? Te lo do e vado via subito.>

<Grazie mille.> sussurrò il giovane.
L'umana si alzò e uscì dalla stanza.
Franco si rimise in piedi e si schiarì la gola, tutti quegli occhi addosso a sé che lo mettevano in soggezione.

<Iniziamo con cose semplici. Chi sei?> domandò Alfred.
<Una regione italiana, sia sotto il controllo di Feliciano, sia di Lovino.> rispose il molisano, torturando la maglietta.
Dio, perché era così agitato?

<Lo stai facendo cagare addosso-.> borbottò Yao.
<N-no! Non sono abituato a parlare con nazioni straniere, tutto qua.> replicò il piccoletto.

<Ci credo, sembri un bambino!> notò Antonio.
<Solo perché ho 900 anni non c'è bisogno di infierire.> sbuffò Franco.

<Solo?!> si stupì Matthew, con i suoi 500 anni circa.
<Non è importante!> perse la pazienza il molisano.

<Qualcuno ci ha attaccato d'improvviso e ha preso tutti! I miei fratelli, Feli e Lovi! Non so cosa sia successo di preciso, né cosa sia accaduto quando mi hanno teletrasportato qua, ma dobbiamo andare a casa mia!> impose la regione.

<Perché dovremmo farlo?> domandò il cinese.
I due tedeschi e il portoghese lo maledirono mentalmente e chiunque la pensasse come lui.
Loro erano pronti subito ad andare.

<Perché è un pericolo ben peggiore di quello di alcuni anni fa! Probabilmente non sapete neanche di che parlo-!> tentò di spiegarsi il molisano.

<Ludwig ci ha detto un sunto della storia.> rispose Kiku.
<Oh, bene. Quindi, dato che l'altra volta per poco non abbiamo rischiato il collasso con solo Feliciano coinvolto, ora con tutti chissà come ridotti, eccetto me, beh, l'Italia è fottuta!> esclamò Franco, senza mezzi termini.

<Perché dovremmo aiutare Italia?> domandò Ivan.
La regione, capendo che a poco sarebbero servite le buone, ricordò: <Per quanto in politica possiamo essere uno zimbello, ve lo riconosco, in economia siamo 8° a livello mondiale! Siamo importanti per l'esportazione a livello mondiale di vari prodotti manifatturieri e agricoli che, guarda te il caso!, vanno principalmente nell'UE, nell'America del nord e nell'estremo est asiatico! Feli e Lovi possono starvi antipatici, ma hanno giusto qualche soldo che vi può far comodo!>

In quel momento l'umana entrò e, percependo la tensione pesante, velocemente diede il tè caldo all'italiano ed uscì.

Franco mescolò con il cucchiaino la bevanda calda.
Ne bevve un piccolo sorso e aspettò risposte.

<Beh, io sono un eroe e gli eroi non hanno bisogno di soldi per salvare qualcuno in difficoltà!> decretò Alfred.
Gli sguardi degli altri furono sufficienti per smentire la sua affermazione.

<Va bene, ragazzino.> acconsentì Yao <Andiamo a salvare quei due e i loro territori.>
<Vedremo dopo se possiamo fare qualche scambio~.> canticchiò Ivan.

<È lontano da qua?> domandò Arthur, cambiando argomento.
<Abbastanza, sarebbe più facile arrivarci con la magia.> rispose Franco.

<Allora posso aiutare.> asserì l'inglese, le mani che vennero avvolte da un delicato e soffuso lume blu.
<Non voglio affaticarla prima di capire cosa è successo.> notò il molisano.

<Pft, questo non è assolutamente un affaticamento. E hai usato un modo formale per rivolgerti a me, quindi lo faccio volentieri!> rispose il britannico, muovendo le mani.

<Se ti parlo come nel 1800 ho qualche chance in più~?> alluse Francis.
<Speraci, rana!> sbuffó l'isola <Kid, vieni qui! Ho bisogno di sapere dove andiamo. Prendimi per il braccio e pensa al luogo.>

La regione annuì, si avvicinò e timidamente poggió la mano sul braccio della nazione, pensando a casa sua.
Per vicinanza, la sua aura magica si attivò all'istante, aiutando la nazione.

Vennero tutti avvolti da una leggera brezza e teletrasportati davanti quella grande villa fuori Roma.




N/A: ah, i nobili ideali che muovono il mondo... I soldi!

Nonostante il disagio sarà presente in questa storia (dato che io sono inscindibile dal disagio), voglio dare uno spaccato leggermente più realistico delle nazioni.

Spero che questo capitolo non vi abbia deluso e ci vediamo la prossima settimana!

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