Capitolo 96. Amata

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Marie non rispose.
<Marie.> ripeté Roberto, senza avvicinarsi, senza allontanarsi, ma ingabbiandola in quei profondi occhi scuri.

La valdostana emise un versetto acuto, ferito, forse un po' spaventato, ma non riuscì a chiudere gli occhi per troppo tempo né a volgere la testa da un'altra parte.

<Marie, non voglio farti male.> rassicurò Roberto.
La piccola regione si rabbuió e, animata, sibilò: <Come non mi hai fatto male da secoli a questa parte?!>

<Come ti ho ferito?> indagò lui, con un'espressione così dispiaciuta che per un attimo la giovane ebbe pietà di lui.
Ma tale sentimento venne schiacciato ed esclamò: <Non sono mai stata la più importante per te! E per nessun altro! Sempre seconda, se andava bene. Nessuno mi vuole davvero bene!>

<Non è vero!> ribatté il piemontese, sconcertato <Io ti voglio un bene dall'anima, ma quando credevi di amarmi, non potevo ricambiare, Marie, lo capisci, no? Per me non saresti né sarai mai niente più e niente meno della mia adorata sorellina.>

<Ma tanto neanche in quel caso sono prima! Vuoi più bene a Rita e a Rosa!>
<Perché lo pensi?> chiese Roberto, sempre pacato, sempre ragionevole. Voleva odiarlo per saper essere così, ma non avrebbe mai potuto esserlo.

<Perché Rita, anche se ti ha odiato all'inizio, poi ti ha voluto tanto tanto bene e tu anche di più e le vuoi tanto, troppo bene. E anche con Rosa, anche se è scorbutica e incazzata quasi sempre, le vuoi tanto bene perché non rispondi mai ai suoi insulti, li ignori, e le sei vicino e cerca te anche se io le sono stata molto più vicino dall'inizio e c'ero mentre sceglieva il suo nome che ha tutt'ora.>

<Non voglio più bene a Rosa di te, eh, e Rita per me va oltre essere mia sorella, Marie, è un altro affetto totalmente diverso. E poi, ci sono solo io che ti può voler bene? Secondo te Rosa non ti vuole bene? E Rita? E Franco? E tutti gli altri?>

<Ma non sono la prima di nessuno di voi! Sempre seconda o terza o quarta o ultima! A questo punto meglio essere odiata!> strillò Marie, le lacrime che spingevano contro i suoi occhi per uscire.
Strizzó gli occhi e due piccole lacrime le caddero per le guance.

A Roberto pianse il cuore, però non osó muoversi per non spaventarla. Prese un lungo respiro.
C'era bisogno di un altro approccio.

<E tu, a chi vuoi più bene?> inquisì.
Marie rimase spiazzata.

•~-~•

Mario, Giuseppe e Aleksander erano stati i primi a iniziare a scendere sul bob creato da Giorgio per due persone, come più volte aveva rimarcato. Ma Giuseppe si era infilato lo stesso (costringendo Aleksander a fare il sandwich tra gli altri due, essendo il più leggero), asserendo: <So fare stare cinque persone su un motorino per due, tre persone su un bob per due che vuoi che sia?!>
Ed erano sfrecciati via.

L'unico che aveva fatto un commento era stato Kiku che, impallidito, aveva ripetuto: <Cinque persone?!>
Alché Francesca aveva tagliato corto: <Secondo me ha sbattuto così la testa molte volte ma non lo vuole dire.>
<Purtroppo no. Zero scuse.> aveva sospirato Giovanna.

Poi Sofia e Bruno avevano creato svariati bob più corazzati da due e tre posti, in cui velocemente molte nazioni e regioni erano entrati e avevano iniziato la discesa. Alcuni avevano strillato un improvviso dissenso appena il bob aveva sceso i primi metri, ma in fretta le loro proteste si persero nella distanza che in fretta s'era creata tra il bob e il piccolo gruppetto rimasto in cima.

Esso era formato, oltre dagli ovvi Ivan, Sofia, e Bruno, anche da: Anna (rimasta con la sorella per farle da supporto), Rosa (che era curiosa dello scivolo di ghiaccio), Francesca (sfidata da Rosa a provare pure lei suddetto scivolo di ghiaccio) e Carlo (che piuttosto che salire su un bob con Giovanna aveva lasciato il posto vuoto ed era rimasto lì).

Ivan aspettò qualche lungo istante, rispondendo ad alta voce alla domanda non fatta: <Voglio solo assicurarmi di non congelare nessuno sul nostro cammino. Non sono utili da cubetti di ghiaccio.>
Poi mosse il tubo di metallo e l'inizio di uno scivolo di ghiaccio prese forma sotto i loro occhi.

<Sarà un po' freddo, ovviamente, ma non preoccupatevi. Se ci va bene, la discesa non durerà troppo.> assicurò Ivan <Ma dobbiamo partire circa tutti insieme, d'accordo? Altrimenti non riuscirò a costruire il ponte senza rischiare di lasciare indietro nessuno.>

<Così, salto della fede e se ti spiaccichi sei sfortunato?> inquisì Rosa.
Ivan sorrise enigmatico e ribatté: <Forse.>
Poi assunse un'espressione più greve e contó: <Al mio tre. Uno, due... tre!>

E quasi come un sol uomo, saltarono tutti sullo scivolo gigante di ghiaccio nel giro di un secondo abbondante.
L'ultima voce umana che sentì quel pezzo di montagna fu il lamento di Sofia, che aveva realizzato mentre saltava: <Questo sarà peggio che andare in barca!>, e si era messa le mani sulla bocca.
La risposta di Francesca («Diocan, cerca di non vomitare qua!») fu sentita dagli alberi svariati metri più in basso.

•~-~•

Marie rimuginò quella domanda più e più volte, non trovando una risposta. Aveva sempre fatto solo il ragionamento inverso.
Alzò lo sguardo su Roberto, che aspettava paziente un responso.

La valdostana aprì bocca, per poi richiuderla, rimasta muta.
Il piemontese la guardò con qualcosa a metà tra la compassione e la dolcezza e domandó retorico: <Non sai scegliere, mh?>

La piccola regione semplicemente annuì.
Poteva darsi che il suo cuore ancora scoppiava e saltava con troppa enfasi quando pensava e vedeva Roberto, ma ciò non voleva dire che non tenesse a Rita, a Rosa (nonostante fosse scontrosa), a Franco, a Lily, pure a Basch!, e a tanti altri!

<Allora perché gli altri dovrebbero scegliere? Non sei una seconda scelta per gli altri, Marie, come tu non vuoi bene a qualcuno come se fosse di categoria B.> notò Roberto.

<Non scegliete. Mi volete bene. Mi vuoi bene e basta.> constatò Marie.
Strizzó gli occhi. Che stupida che era, perché non ci aveva pensato prima?! Perché era sempre così cieca e infantile.

La vergogna e insieme il sollievo erano però troppi e scoppiò a piangere a dirotto, ancora legata e indolenzita dall'attacco subito poco prima.
Roberto, senza troppo riflettere, l'abbracció forte e le sussurrò contro i capelli: <Sei amata Marie. Tanto. E da tanti. Sappilo. Ricordatelo.>

Marie si spinse come poteva contro di lui, scaldandosi con il calore del suo corpo, beandosi del suo profumo così familiare e confortante (quasi come il proprio). Si sentiva a casa.
Era a casa.
Ed era amata.

Una lama immaginaria le trafisse il petto e la squarció, strappandole il cuore dalla gabbia toracica. Strillò, buttandosi all'indietro di getto, provando a liberarsi dalle corde senza successo, mentre fumi neri e violacei le invasero la vista.
E svenne.



N/A: e finito così perché bisogna dare un briciolo di gioia a queste regioncine per farle poi soffrire male!

E voi chi scommettete che si spaccherà il cranio scendendo dalla montagna in quel modo?
Sono curiosa!

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