Capitolo 103. Il triangolo è stato considerato eccome!

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N/A: ovviamente sapete tutti a cosa si riferisce il titolo, no? Perché se non lo sapete avete una vita tristissima e non avete neanche mai avuto la gioia di vedere Severus Piton cantare Renato Zero.

Ma questo non c'entra niente con questo capitolo pieno di disagi in cui, subitissimo, scopriamo come mai Ludwig abbia urlato la scorsa volta.

Buona lettura!


Nonostante lo shock, gli altri non se lo fecero ripetere e fuggirono.
Una piccola voragine si aprì sotto i loro occhi ma, una volta constatato che nessuno fosse caduto nelle sue fauci, si richiuse altrettanto in fretta.

Ludwig fulminò con lo sguardo Luciano, ghignante di finta innocenza.
No. La parola innocenza non poteva essere associata a quella bestia, neanche con "finta" davanti.

L'italiano alzò le sopracciglia in calcolato stupore e notò: <Non è carino dire di scappare da un trucchetto così ben pensato, Ludwig.>
<West, puoi spiegarti?!> strillò Gilbert interrompendo lo strano teatino. Fissò il fratellino, in attesa, senza capire che pensare.

Ludwig sospirò e riassunse: <Si chiamano Luciano, Kuro e Lutz. Sono di un'altra dimensione. Sono gli stessi che l'altra volta avevano rapito e torturato Feliciano.>

Tutte le regioni (ma alcune con maggiore ardore) fissarono ancora più truci i tre. Se gli sguardi avessero potuto uccidere, quel trio sarebbe stato morto e sepolto chissà quante volte.

<In mia difesa, il me di questo mondo è una mammoletta. Ha ceduto subito e con delle torture così basilari che quasi faceva ridere! Non mi stupisce che nella vita abbia solo perso. A differenza mia.> si gongoló Luciano.
<E cosa avresti vinto?> domandò Ivan (e che fosse dannata la sua perenne curiosità! Non era momento di chiacchierare!).

Il sorriso dell'italiano si allargò ancora di più, tanto che era un mistero come non si fosse spaccato la faccia, e rispose pieno d'orgoglio: <La seconda guerra mondiale, ovvio!>

<Come ha fatto l'altro-me a perdere contro i villain?!> strillò Alfred, quasi terrorizzato dall'idea.
<La tua versione, meglio riuscita, del nostro mondo vuole essere il nemico, dato che noi abbiamo il potere. E comunque i nazisti veri e propri sono morti con i loro creatori. Un regime così personale era destinato a crollare. Ma noi siamo rimasti potenti.> raccontò Lutz.

A tale discorso nel cervello di Ludwig s'illuminó una lampadina.
<Dov'è Oliver?!> domandó a gran voce <Era con voi e sicuramente tutto questo non l'avete creato solo voi tre!>

Luciano stava per replicare in modo molesto che una voce, dal vuoto, strillò: <Awwww, si ricorda di me! Si meriterebbe un abbraccio! Uno senza coltelli nella manica, tra l'altro!>

Kuro trattenne male una risata mentre l'italiano accanto si dava un facepalm e quasi ringhiava: <Oliver!>

<Ops.> fece la voce senza corpo <Devo farmi vedere?>
<Oramai ti sei tolto l'effetto sorpresa, mostrati!> ordinò Luciano, ancora iracondo.
Un battito di mani e comparve un arlecchino strampalato (che poteva essere stato ideato da Satana o pochi altri).

Era un'esplosione di rosa, fucsia, celeste e marrone, tutti estremamente accesi. E nonostante ciò concordi con gli occhi azzurri intensi come il papillon che indossava e una zazzera di capelli biondo paglierino che, con il riflesso giusto, parevano prendere una sfumatura rossastra, quasi rosa.
Completavano la strana visione un paio di folte sopracciglia del medesimo colore dei capelli.

<Altro me, complimenti per aver capito che c'eravamo noi dietro! Dovresti esserne fiero, non disperarti!> commentò Oliver, raggiante.

Ad Arthur sarebbe cascara la mascella, se fosse stato possibile.
Esclamò inorridito: <Io sarei così?!>

Gabbia di séWhere stories live. Discover now