Capitolo 29. Mario, a.k.a. la copia economica del donnaiolo Romulus

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Il gruppo ancora nel bosco si ritrovò spaesato.
Alfred, senza essere richiesto, prese il ruolo di leader ed esclamò: <Beh, basta andare in una direzione qualsiasi! Prima o poi usciremo da qui!>

E si incamminò.
<Quella è la direzione da cui siamo venuti.> lo rimbeccò Arthur.
<Non è saggio ripercorre i propri passi? Ti lamenti sempre che non faccio ciò!> si lamentò lo statunitense.

<S'intende in senso figurato, scemo!> si esasperò il britannico.
<È inutile, occidentale.> lo rimproverò a sua volta Yao <Non c'era nessun'altra strada prima. E, per quanto assurdo, sembra di essere in un gioco da tavolo in cui la strada giusta è andare sempre avanti.>

<Anche alcuni videogame funzionano così!> si intromise Alfred.
<Allora andiamo nella direzione opposta?> propose Matthew, andando in linea d'aria verso la parte di bosco opposta alla quale erano venuti.

<Tu non ne hai idea?> chiese Francis a Domenico.
<Ne so quanto voi.> sospirò la regione.

<Non è colpa tua.> lo consolò Angela, senza neanche sfiorarlo. Nonostante ciò, l'abruzzese ne parve rinvigorito e seguì Matthew.

<Mi piace questa strada.> decretò a voce alta.
<Lo dici a casaccio o per davvero?> domandò lo statunitense.
<Per davvero.> assicurò Domenico, forse troppo velocemente.

Il francese sorrise divertito. Ah, cosa non fa davvero l'amore a un uomo!
Dovette trattenersi dal ridere rumorosamente quando impacciatamente Alfred chiese alla sarda di andare a braccetto, cercando di sembrare il più gioviale e nonchalante possibile.

Lei dolcemente ma chiaramente rifiutó l'offerta, lasciandolo bloccato sul posto con la bocca aperta, in shock e dispiacere.
Rita si avvicinò al molisano e, con ciò, anche al cinese.

Francis si avvicinò allo statunitense e gli diede delle pacche sulle spalle incoraggianti, asserendo: <Conquistare una donna è difficile, soprattuto se così sicura di sé e bella. Ma sono, per esperienza, le migliori!>

E si incamminarono.
Da qualche parte stavano andando, poco ma sicuro. Il problema?
Non sapevano assolutamente dove stavano andando.

<Ehi, siamo fuori!> gioì invece Gilbert, respirando a pieni polmoni l'aria pulita.
<Non valeeee.> si lamentò Alfred.

<E c'è un cartello poco più in là!> continuò l'albino, sempre allegro. Saltellò fin lì, per aggrottare le sopracciglia.

<Ehm... è italiano?> domandò la ex nazione.
<No, sono abbastanza sicuro sia latino.> asserì Henrique, avvicinandosi.

<Per vostra fortuna, avete con voi una fantastica donna che ancora sa parlare il latino~.> si vantò Francesca, avvicinandosi.
<Ti ricordo che anche io posso tradurre quella scritta. È una unità di misura.> rimbeccò Sofia.

<Allora... "4 stadius". Sono... se non ricordo male, intorno i 700 metri.> decretò la toscana.
<700 metri da cosa?> domandò Kiku.

Francesca tolse la polvere accumulatasi e lesse, la voce meno sicura: <Roma...>
<Credo di sapere chi incontrerete, buona fortuna. Sarà in piena crisi di identità.> augurò Angela, anche se la voce era svuotata in parte dal suo solito umorismo tagliente.

<Ho il brutto presentimento che ce ne saranno vari.> sbuffò Antonio.
<Chi stiamo cercando?> domandò il prussiano, aprendo la cartina.

<Lazio, dove c'è la capitale, Roma. È la copia economica di Romulus, davvero.> spiegò Francesca.
<Ma non erano Italia e Romano suoi figli? O nipoti? O qualcosa del genere?> indagò Yao, ovviamente l'argomento che lo portava sull'attenti.

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