Capitolo 59. GPS alcolizzato

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<Trovato un teletrasporto.> annunció Giorgio, sventolando la carta nell'aria.
<Oh, grazie a Dio!> esultò Sofia.
<Sei religiosa? Ti facevo atea.> commentò Antonio.

<Agnostica.> precisò l'emiliana <Ed è l'abitudine, la religione è diventata più una cultura che una filosofia.>
<Anche io sono molto religioso.> ironizzò il veneto.

<Tranquillo che ci ho pensato io a bestemmiare per tutti, fino ad ora.> ribatté Francesca.
L'ex Serenissima s'imbronciò e sbuffó: <Che palleeee, volevo essere io, Dio merda!>

<Teletrasportiamoci e basta.> esortò Anna, battendo leggermente le mani.
Giorgio lanciò la carta per terra e disse: <Ponte.>

La carta brillò qualche secondo prima di svanire; lasciò spazio a qualche gradino che saliva ma si interrompeva.

<Si è rotta la carta?> domandò Ivan.
<Funziona così.> rispose Giorgio, chiaramente offeso <Sali i gradini e poi fai un altro passo e arrivi a destinazione, che è scelta da chi sale le scale per primo.>

E iniziò a salire. Al terzo gradino, l'ultimo, avanzò, come se salisse normalmente, e svanì.
<Che figata!> decretò Gilbert, pronto a salire.
Ludwig lo ammonì con: <Es ist vergeudeter Atem, er kann dich nicht hören.*>, riconoscendo bene lo sguardo del fratello.

L'albino lo fissò offeso e salì la cortissima scala, scomparendo.
<Ich denke, er weiß es auch.**> rispose Sofia, avvicinandosi. Passava da un pezzo di piazza all'altro con la sorella grazie ai poteri di Ivan.

<Ich kenne meinen Bruder, ich weiß, was er zu tun versucht.***> rispose Ludwig, secco, decretando fosse caso chiuso.

<¿¡Es así difícil hablar en un idioma que todo el mundo entiende?!*> si lamentò Antonio.
<Mi farete venire il mal di testa. Dico qualcosa anch'io, allora: chiudete tutti quella fogna di bocca.> e Francesca sfrecciò su per gli scalini.

<Poetico, come sempre.> commentò Rosa, anche se la sorella non la poteva sentire <Anche se abbastanza... Mediocre. Mi aspettavo qualcosa in dialetto con tanto di bestemmia!>

<Per una volta che è più o meno diplomatica, meglio non punzecchiarla, mh?> suggerì Anna, che teneva Sofia per mano.
Quest'ultima stava decisamente meglio e non vedeva l'ora di andarsene da quella massa d'acqua al più presto. Non voleva avere a che fare con il mare per almeno due mesi.

Si fiondò su quei gradini, quasi inciampando.
Per fortuna che arrivò sulla terraferma dritta, evitandosi una figura di merda. Avrebbe baciato terra se non avesse tenuto un minimo alla sua igiene.

In fretta erano tutti lì e si diressero nell'unica direzione possibile, lontano da Venezia.
In fretta, senza neanche rendersene conto, il paesaggio mutò. L'odore lacustre era sparito, lasciando spazio ad una rinfrescante aria frizzantina di mare.

<Sembra quasi di aver usato il nostro simil teletrasporto.> commentò Rosa, osservando il porto appena più in giù di loro.

<Io non vado più per mare, vi aspetto qui, eh.> affermò Sofia.
<Non sarà necessario.> commentò Giorgio, guardandosi attorno.

Puntò poi lo sguardo verso l'alto, analizzando una chiesa abbastanza spoglia, inerpicata su una collina, più in alto degli edifici circostanti.
<Vuoi andare lì a tirare un porcone?> lo stizzicò Francesca.

<No.> rispose lui. Puntò gli occhi dritti nei suoi, asserendo: <Siamo a Trieste e sono sicuro che Ale è lassù.>
Ignorando il trambusto che veniva dalla sfera, che intelligentemente offuscava i suoni più forti, Anna commentò: <Aleksander... in una chiesa?>

<Non per la chiesa di per sé!> si esasperò il veneto <Da lassù c'è una buona vista della città e gli piace; e anche tanto.>

<Te l'ha detto lui?> chiese Ivan, candidamente, incoscientemente toccando un tasto delicato.
Giorgio, avviandosi spedito, asserì: <E certo, mica mi invento stronzate!>

<Sei permaloso.> constatò Ludwig, mentre il russo accettò la risposta dell'italiano.
<E fin troppo sobrio.> borbottò Giorgio. Estrasse una carta, dichiarò: <Uva> e in fretta ebbe in mano una bottiglia di Bardolino.

Il tappo era già mezzo tolto, quindi non si sforzò nello stapparlo e se ne bevve un bel sorso.
<Il nostro GPS è un alcolizzato?> inquisì Antonio, titubante.

Gilbert si trattenne dal mandarlo a fanculo, perché in quel momento non gli interessava manco tale ipotesi. Era in qualche modo attraente e voleva provarci.

<Finché non è grappa, non mi preoccuperei.> rispose Rosa, scrollamdo le spalle.
<Quella quando tutto questo sarà finito.> intervenne il veneto, concentrato però sul pensiero di Aleksander (il vino serviva per fare il gradasso davanti gli altri quando l'avrebbe visto posseduto).

<Sapresti creare la vodka con quelle carte?> domandò Ivan.
<Non mi sembra saggio bere ora superalcolici.> borbottò Kiku.

Sofia lo guardò comprensiva, indicando con un gesto pigro della mano l'ambiente, come a dire "Ti sembra che ascoltino?".

<Quella carta che ho appena usato può anche creare la grappa. Ok che sono di parte, ma è buonissima! Son sicuro che stupirebbe pure te, patria della vodka!> assicurò il veneto, girandosi, sorridendo sbruffone.
(Bello parlare di alcool, lo distraeva.)

<Me ne ricorderò quando tutto questo sarà finito.> sorrise il russo.
Il prussiano dovette mordersi il labbro inferiore per non indignarsi come aveva fatto Alfred poco prima.
Lo capiva, ora: sembrava che Ivan volesse farsi un harem, porca puttana!

•~-~•

Alfred non aveva torto: sembrava proprio un'arena da bossfight.
Arthur non voleva ammetterlo e a evitargli l'amara sconfitta sul piano personale, ci pensò una bomba fumogena.

In fretta richiamò uno spiritello del vento e scacciò via il fumo. Una figura dall'alto della spoglia arena li fissava.
E lanciò altre bombe.

Frecce, colpi magici e proiettili le annientarono a mezz'aria, assordendoli per metà. Sempre meglio di finire a pezzettini.

La figura, dai lunghi capelli, mosse le mani. Pensarono fossero altre bombe.
Invece era solo un cerchietto dorato. Probabilmente finto.
(Arthur ne sapeva qualcosa di accessori in vero oro. Erano estremamente scomode.)

<Mimi!> esclamò Michele <Scendi da lì, su!>
La figura non si mosse. Dichiarò a gran voce: <Ed essere messa in disparte? Vattene a fare in culo!>

E, da chissà dove, lanciò un'orda di bombe di vario tipo. Fumogene esplosero a mezz'aria, permettendo a quelle esplosive di penetrare il fumo ancora integre.

Gli unici suoni che udì prima dello scoppio delle bombe furono insulti in varie lingue.




N/A: Es ist vergeudeter Atem, er kann dich nicht hören.*= È fiato sprecato, non può sentirti.
Ich denke, er weiß es auch.**= Penso che lo sappia anche lui.
Ich kenne meinen Bruder, ich weiß, was er zu tun versucht ***= Conosco mio fratello, so cosa sta cercando di fare.

¿¡Es así difícil hablar en un idioma que todo el mundo entiende?!*= È così difficile parlare in una lingua che tutti comprendono?!

In questo capitolo ho abusato del traduttore in tedesco... 'na faticaccia creare frasi che ri-tradotte avessero senso!

Invece Gilbert fa delle avances e si incazza mentre Giorgio è tutto preoccupato per il suo moroso, awwww <3.
E Carmela vuole far saltare in aria tutti, AWWWW <3.

E nienteee, spero vi sia piaciuto. Alla prossima!

Gabbia di séWhere stories live. Discover now