Capitolo 65. Bandiere spastiche e Gilbert stupidi

38 7 49
                                    

<Ci conviene andare avanti, anche se sarà scomodo avere uno del gruppo svenuto.> notò Ludwig.

<E, senza cattiveria, ma se deve trasportarlo qualcuno, che sia qualcuno con un'arma a corto raggio. Ormai tutti quelli che troviamo sono a lunga distanza in un modo o nell'altro.> commentò Kiku.
<Di sicuro non puoi tu.> si intromise Gilbert <Né tu> e indicò Aleksander <Può portarlo però il magnifico me!>

Senza rivolgersi a nessuno in particolare, il friulano chiese con in volto una poker face: <Parla sempre di sé in terza persona?>

<Solo ogni tanto.> rispose Antonio.
<Dai, su, passa, sei troppo basso e gracilino!> si re-inserì il prussiano, provando a prendere lo svenuto dalla regione.

Aleksander, come un bambino, provò a sottrarsi dall'altro, incazzato.
Confusa, Anna indagò: <Ale, che c'è?>
<Non sono troppo basso né gracilino!> si difese il friulano.

<Sei basso, non negarlo. Anche io sono bassa, ma ciò non toglie che sia quasi perfetta.> ribatté Rosa.
<La modestia è tanta.> commentò a bassa voce Henrique, che pensava ormai di star facendo un incubo al limite con il comico, tanto più tutto era assurdo più andava avanti.

<Senti chi parla.> lo stuzzicò Antonio, ma vennero interrotti da Mario che esclamò: <Ale, su, sembri un bambino! Lascia che lo trasporti, se ci tiene tanto! Appena Giorgio si sveglia, riceverà sicuro una marea di insulti perché lo avrà "impuzzolentito"!>

Il friulano dovette convenire, immaginando soddisfatto che poi l'amato gli sarebbe rimasto appiccicato cercando di cambiare l'odore dello straniero con il suo.

Quindi lasciò che Gilbert lo prendesse e si diresse velocemente alla navata, commentando: <Oh, una botola!>
<Brava товарищ* Sofia, è proprio il luogo giusto.> si complimentò Ivan, che aggiunse <E non vedo l'ora che quelli là risolvino il problema che così posso stuzzicare il maiale.>

<Perché vuoi stuzzicare Alfred?> domandò Kiku, mentre Aleksander diede una culata nel tentativo di sollevare la botola (con successo).
<Perché durante la seconda guerra mondiale pensava di aver perso la sua mira per taaaanto tempo... E invece erano sempre state quelle stupide bandierine bianche!> rispose il russo, ridacchiandosela, come se fosse la migliore barzelletta al mondo.

Il giapponese rimase in silenzio qualche secondo e dichiarò: <Devo ringraziare Feliciano-kun appena lo ritroviamo. Ci ha salvato la vita tante volte, messa giù così.>

<Oh, già.> convenne la potente nazione europea, domandando: <Perché non scende nessuno nella botola?>
<È buio e nessuna torcia pare far luce.> rispose Aleksander, spegnendo la torcia del telefono. Non avrà avuto campo, ma le applicazioni basilari funzionavano ancora... finché non entrava in gioco la magia.

<Allora vado io.> propose Ivan, silenziosamente spostando Francesca di lato, senza cattiveria ne malizia. Poggiò un piede sulla scala a pioli e iniziò a scendere.

Dopo interminabili secondi, passati ad ascoltare la scaletta di ferro tremare, alla fine il russo urlò: <C'è un'altra città quaggiù! E stranamente mi è familiare!>

<Non aiuta, ma ok!> rispose a grande voce Giuseppe, iniziando a scendere.
<Dai, che forse troviamo i Savoia e posso picchiarli come non ho mai potuto fare!> gioì Rosa, calandosi subito dopo.

<Per quanto apprezzi il tuo entusiasmo, dubito siano loro.> ribatté Francesca.
<Mhhh... Nah, può darsi. I Savoia e Russia avranno avuto qualche contatto no? Anche se mi dispiacerebbe per Rita, perché anche lei adorerebbe fracassare qualche cranio.> sospirò la ligure, davvero triste che la sarda non potesse unirsi a lei nella carneficina.

<Mi spiace Rosa, ma questa sicuro non è Torino.> invece notò Mario una volta sceso.
<L'avevo notato.> sbuffò Rosa. Aggrottò le sopracciglia, indicò un lembo di stoffa svolazzante da un palazzo e domandò: <Di chi è quella bandiera spastica?!>

<È del Regno delle due Sicilie!> riconobbe Giuseppe, sfrecciando in avanti, uscendo dalla via e fiondandosi in piazza senza molta cura <Siamo a Palermo!>

<Palermo, Palermo, Palermo...> borbottò il russo, accarezzando il suo tubo del dolore, concentrato.
<Sì, Palermo. Non è un suono così strano.> commentò Francesca.

<товарищ*, è possibile che abbia regnato un certo Ferdinando?> indagò Ivan, osservandola incuriosito.
<Non lo so? Non ero sotto il loro controllo!> si difese la toscana.

<Sì, è possibile, è stato un mio territorio e ne ho avuti di Ferdinando.> rispose invece Antonio.
<Con il Regno delle due Sicilie eravamo indipendenti!> urlò Giuseppe, che intanto stava ipotizzando quale fosse la strada migliore da seguire.

<Ma non c'era comunque i Borbone? Un po' delle mie terre erano vostre e sono sicuro che fino alla fine ci sono stati i Borbone!> spergiurò Mario.
<È vero, c'erano i Borbone.> convenne il campano.

<Allora eravamo venuti qua per la salute cagionevole di Alexandra Fedorovna! Queste terre avevano fatto miracoli sulla sua salute.> ricordò, contento, il russo.

<Beh, ora dobbiamo evitare che la proprietaria ci ammazzi con il suo fucile.> puntualizzò Aleksander.
<Allora ho fatto bene a prenderlo in braccio io. Vorrei evitare le pallottole, molte grazie.> se la gongolò Gilbert.

<No mejoras tu situación; pareces tonto como EEUU.**> borbottò Antonio.
<Ci ho capito poco, ma dubito fosse un complimento.> sbuffò Gilbert.

•~-~•

Carmela, rimasta sola, furente, non si perse però d'animo e iniziò a sfrecciare lontano dai nemici, lanciando dietro di sé bombe fumogene.

Purtroppo per la lucana vennero disperse grazie alla magia abbastanza in fretta, permettendo di far vedere a tutti come una piccola scheggia con addosso un cerchietto rosa sfavillante stesse cercando rifugio dietro la struttura dell'arena.

<Mimi!> urlò Michele a grandi polmoni, effettivamente bloccando nella sua corsa la sorella, nascosta per metà dietro una colonna.

Il fatto che non avesse ancora provato a lanciare un'altra quantità di tritolo da far invidia ai gruppi terroristi erano rassicurante... all'incirca.

<Vaffanculo!> urlò di rimando Carmela. Squittì di paura e si nascose in fretta dietro la colonna quando due spari le volarono vicino alle tempie.

<Decidiamo noi le regole!> impose Alfred, molto fiero.
<Provaci di nuovo e giuro che non sarà Carmela quella che si dovrà preoccupare di restare in vita.> minacciò Michele, scandendo lentamente le parole.

Lo statunitense lo fissò per un attimo confuso e poi offeso, ribattendo: <Lascia fare all'eroe!>
<Eroe sì, ma di 'sto cazzo, quella è mia sorella!> lo sgridò il pugliese.

Le altre regioni si guardarono preoccupate, ma un gesto di Rita con la mano impedì a chiunque di proferire parola.
Erano fattacci del meridionale, punto primo, e, ancora più importante (il punto secondo, ma il vero e proprio punto primo), Carmela si stava sporgendo, incuriosita dal bisticcio.

Dato che anche le nazioni con possibilità di colpire a lungo raggio l'avevano notato, preferirono non attaccare, limitandosi ad osservare il teatrino imbastito dai due urlatori.




N/A: traduzione:
тоaварищ* (tovarishch)= compagna.
Sofia ormai ha come secondo nome questo qua, ma stranamente per una volta è stata Francesca ad essere appellata così!

No mejoras tu situación; pareces tonto como EEUU.**= Non migliori la tua situazione; sembri stupido come gli USA

Antonio, per una volta, è la voce della verità.

E io invece non ho niente da dire, se non che spero vi sia piaciuto.
Ciao ciao <3.

Gabbia di séWhere stories live. Discover now