Capitolo 42

30 0 0
                                    

«Maddy, svegliati» la delicata voce della mia migliore amica mi risveglia dal sonno profondo in cui ero caduta ieri sera. Appena alzo le palpebre, mi ritrovo Grace seduta di fianco a me con il piccolo William tra le braccia. Mi metto seduta sul letto e mi stiracchio, sbadigliando.
«Buongiorno» li saluto sorridente, con la voce ancora impastata dal sonno.
«Buongiorno, ti volevo dire che noi stiamo andando al mare. Dopo ci raggiungete anche voi? Facciamo colazione lì, porto la frutta» le annuisco, così lascio un bacio sulla guancia del bimbo e poi mamma e figlio escono dalla stanza. Mi passo le mani sul viso e poi guardo fuori dalla finestra, osservando il mare calmo già di prima mattina. Mi alzo dal letto e mi specchio. Capelli spettinati, faccia sconvolta, segno del cuscino sulla guancia. Ok, tutto regolare. Ci metto qualche minuto per rendermi conto di essere viva, però alla fine esco da camera mia e noto che se ne sono andati già tutti. Finalmente sono da sola. Vado in bagno e mi preparo per affrontare una giornata sotto al sole. Mi metto un costume bianco semplice e sopra un copricostume rosso fatto a maglia con le maniche svasate. Metto le infradito e appena esco dal bagno sento delle voci provenienti dal piano di sopra. Scendo prima in cucina a prendere un bicchiere d'acqua e poi salgo al quarto piano della casa. Ci sono stata solo una volta, ma è davvero un peccato non passare più tempo qui sopra. Noto delle sagome all'interno dello studio di Noah, così mi affaccio per vedere chi siano. Pensavo di essere sola, e invece c'è anche Noah che sta facendo un'intervista. Mi fermo davanti alla vetrata per guardarlo parlare. Nota subito la mia presenza, così alzo le sopracciglia in segno di saluto. Lui rotea gli occhi e continua a parlare, mentre io faccio un'altro sorso d'acqua. Questo mi sembra proprio il momento perfetto per iniziare le provocazioni di oggi. Appoggio il bicchiere a terra e penso ad un modo per attirare la sua attenzione. Mi viene in mente di avere un copricostume rosso, che per legarlo serve fare il fiocco sula collo con i due laccetti, facendo rimanere la schiena scoperta. Inizio a slegarmi il fiocco, tenendo i due laccetti con i polpastrelli per non far cadere giù il copricostume. Busso un paio di volte sulle vetrate trasparenti che mi dividono dall'intervista, così gli occhi di Noah si puntano subito su di me. Mi sembra di scorgere un mezzo sorriso sul suo viso, ma l'attimo dopo si gira verso i ragazzi che lo stavano intervistando, facendoli uscire dallo studio per una probabile pausa. Saluto gentilmente tutti quei professionisti e poi entrò nello studio.
«Ti sei svegliata, finalmente. Ti stavano tutti aspettando per andare al mare insieme, però visto che continuavi a dormire e io dovevo fare quest'intervista mi hanno lasciato il compito da babysitter. Comunque, cosa vuoi?» sento una nota ancora assonnata nella sua voce.
«Vedo che anche te ti sei svegliato di buon umore, stamattina. Non dire bugie, sono bravissima e non ti ho dato fastidio visto che ho dormito tutto il tempo»
«Non mi stavi dando fastidio fino ad adesso. Hai bisogno di qualcosa?» in quello stesso momento nota il mio copricostume. Lo sapevo, sono troppo brava in queste cose. Noah è seduto su una poltrona grigia di velluto, la quale presumo che prima si trovasse dietro alla scrivania del suo ufficio. Davanti a noi ci sono molte attrezzature per la luce e il volume, accompagnate da un paio di enormi videocamere.
Gli sorrido e poi inizio a parlare.
«Potresti aiutarmi ad allacciare il copricostume? Fai in fretta, così andiamo al mare e posso finalmente fare colazione» lui alza un sopracciglio, per poi sistemarsi le maniche della camicia azzurra. Senza perdere altro tempo ad aspettare la sua risposta, vado direttamente a sedermi sulle sue gambe per arrivare alla sua altezza. Sento che si irrigidisce subito, però dopo una decina di secondi prende i laccetti dalle mie dita e li annoda, fino a formare un fiocco. Appena finisce, mi sistema i capelli, spostandoli sulla spalla sinistra e lasciandomi scoperto l'incavo destro del collo. Piano piano si avvicina, per poi appoggiare le mani sui miei fianchi e portare le labbra vicino al mio orecchio.
«Mi stai ancora provocando?» mi chiede, quasi in un sussurro.
«Forse»
«Oggi è il secondo giorno, domani è l'ultimo»
«Li hai contati davvero?»
«Forse» ridacchio per il fatto che abbia ripetuto la mia stessa risposta di prima, però poi ritorno sul mio piano.
«Adesso vogliamo andare al mare? Oggi dovrei anche andare da Floyd, visto che non risponde ai miei messaggi da ieri per il litigio della mattina scorsa» appena pronuncio il nome del mio ragazzo, lui indurisce la mandibola. Perché si odiano così tanto? Basterebbe anche avere un minimo di rispetto reciproco, e toglierebbe un problema a tutti e tre. Mi giro per aver Noah di fronte, così incrocio le gambe e mi aggrappo con le mani al suo collo, facendogli dei grattini in quella zona. Sembra agitarsi un po', però poi ingoia il groppo in gola e inizia a parlare.
«Scordatelo. Da lui non ci vai, soprattutto se è arrabbiato con te»
«Sì invece che ci vado. Non ti preoccupare, non può farmi nulla, sono sicura che faremo pace»
«Quanto ci scommettiamo che non ti perdonerà e resterà arrabbiato per un altro po'?»
«Dai, ti prego! Non voglio disturbare Grace e Christian per portarmi lì»
«E perché vuoi disturbare me? Semplicemente non ci andare, quando il cretino vorrà sistemare le cose verrà da te e basta. Non sei te a dover rincorrere lui, al massimo è il contrario» Noah alza le spalle, già stanco dalla conversazione, e cerco di trattenere le risate.
«Ti scongiuro, accompagnami! Almeno sistemiamo le cose una volta per tutte!» quando vedo che sta per negare un'altra volta, mi gioco la carta degli occhi dolci. E, ragazzi, sono felice di annunciarvi che funziona perfettamente. Noah rotea gli occhi mentre sbuffa e si passa le mani sul viso, per poi sistemarsi il ciuffo. Capisco dalla sua espressione con un impercettibile mezzo sorriso che accetta, così lo inizio a riempire di baci sulla guancia. Non preoccupatevi, ovviamente fa sempre tutto parte della provocazione. Infatti rimane di stucco alla mia reazione, continuandomi a guardare con la testa inclinata e gli occhi cristallini.
«Grazie mille, adesso però muoviti a finire questa noiosa intervista e poi andiamo al mare, non ne posso più» gli sorrido per l'ultima volta e gli lascio un piccolo bacio finale sulla punta del suo naso. Gli tiro uno schiaffo amichevole al lato del collo e poi scendo dalle sue gambe, sistemandomi i capelli e facendo la mia uscita di scena iconica, come sempre. Appena esco dall'ufficio mi sento osservata, ma non ci faccio tanto peso. Recupero il bicchiere lasciato prima di andare da Noah e scendo di nuovo al piano terra. Metto il bicchiere in cucina e poi prendo una borsa di paglia, nella quale metto il telefono, la crema solare, una bottiglia d'acqua ed un telo mare. Per spostarmi i capelli da davanti agli occhi, mi metto i miei soliti occhiali da sole e l'attimo dopo vedo Noah in costume scendere le scale con i ragazzi dell'intervista. Lui li sta aiutando a portare l'attrezzatura e intanto li ringrazia, salutandoli. I ragazzi lo salutano di rimando ed in un battibaleno sono usciti tutti di casa. Si sente in lontananza il rumore delle ruote di un camion, segno che ci fa capire che quelle persone se ne stanno andando. Mi giro verso Noah scioccata, per via di tutte queste cose successe in poco tempo da quando sono scesa al primo piano.
«Come hai fatto a finire l'intervista e metterti il costume nel giro di più o meno cinque minuti?» gli domando con un sopracciglio inarcato. Lui mi fa un mezzo sorriso che cerca di nascondere, ma con scarsi risultati.
«Ho i poteri magici. Comunque andiamo, voglio proprio andare a fare una nuotata rinfrescante»
«Wow, per la prima volta siamo d'accordo su qualcosa» gli dico, ridacchiando. Senza perdere altro tempo usciamo di casa con la borsa di paglia, scegliendo di fare la strada dalla villa alla spiaggia completamente a piedi, nonostante si muoia di caldo. Per tutto il tragitto io e Noah non ci scambiamo mezza parola, visto che lui è impegnato tra scrivere ad Amber e fare brevi chiamate di lavoro.
Dopo circa dieci minuti arriviamo in spiaggia, trovando Grace e Christian che giocano insieme a Nathan e William sulla sabbia bollente. Hanno già sistemato i loro teli mare e portato anche un ombrellone con delle sdraio, chissà da dove le hanno prese. Li raggiungiamo e mentre ci scambiamo dei saluti io sistemo il mio telo di spugna con i fiori d'ibisco rosa e azzurri. Appena mi siedo, Nathan mi corre ad abbracciare.
«Ciao Madi, finalmente possiamo andare a fare il bagno! Stavamo aspettando voi e poi voglio vedere Christian e Noah sulle tavole da surf!» mi dice, indicando le tavole colorate con gli occhi che brillano dal desiderio.
«Bravo Chri, ottima scelta. Oggi dovrebbero esserci delle belle onde» il biondo e il moro si battono il cinque, ed io riporto la mia attenzione su Nathan.
«Comunque grazie di averci aspettati. È sempre colpa di Noah» gli faccio l'occhiolino e il bimbo si mette a ridere. Intanto Noah fa una faccia da finto addolorato, facendoci mettere tutti a ridere. Il bimbo ritorna a fare un castello di sabbia insieme ai ragazzi, così finalmente posso parlare con Grace.
«Allora, oggi Will toccherà per la prima volta l'acqua del mare?» le chiedo, dando un bacino sulla guancia morbida del bimbo appena nato e accarezzandogli la testa coperta da un capellino con visiera di jeans. È la prima volta che chiamo William con un soprannome, ed è un po' strano.
«Certo, oggi gli facciamo bagnare un po' i piedini, non voglio esagerare. Comunque è ancora piccolissimo, non ha neanche un mese» io annuisco con un sorriso e poi recupero la crema da sole dalla mia borsa. Me la metto un po' dappertutto e poi Christian tira fuori dalla borsa frigorifera diversi contenitori con la frutta, tra cui cocco, anguria, pesche, mango, mirtilli e lamponi. Mi avvento subito sul contenitore col cocco, decisamente il migliore, e inizio a sgranocchiarne un pezzo. Passiamo quella mezz'ora per fare colazione e parlare, ma ovviamente l'unico che si isola è sempre Noah. È davvero la persona più lunatica che abbia mai conosciuto. Prima è simpatico, poi ritorna scontroso e lo rimane per tutta la giornata.

SunsetWhere stories live. Discover now