Capitolo 21

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Oggi è il grande giorno. Il famoso e perfetto appuntamento di Chri e Grace.
«Perché mi devo vestire così elegante?» mi chiede Grace curiosa, guardando il vestito e i tacchi che le ho fatto indossare: un abito bianco lungo con un risvolto sulle spalle, che sono scoperte .
«Fidati di me, dopo mi ringrazierai» le dico, sistemandole il trucco e facendo l'occhiolino. Grace mi guarda negli occhi per qualche secondo e poi mi abbraccia forte.
«Grazie di tutto» mi dice, così le accarezzo la schiena.
«Non ringraziarmi, perché molto probabilmente sei l'unica persona per cui farei di tutto» dico alla mia fantastica migliore amica, è la verità. Lei mi stringe più forte e sento una lacrima bagnarmi la spalla.
«Non piangere, ti si rovina il trucco!» le ricordo, asciugandole le lacrime. Ci mettiamo a ridere e l'attimo dopo sentiamo qualcuno bussare alla porta: Christian.
«Chi è?» mi chiede la mia migliore amica, così le sorrido.
«Il tuo principe azzurro» le rispondo, passandole la borsa e spingendola verso l'ingresso della stanza. Apro la porta e Christian appare nel nostro campo visivo, con un mazzo di tulipani bianchi e rosa. Grace lo corre ad abbracciare e lo ringrazia, rimettendosi a piangere. Sono troppo belli.
«Buona cena!» dico a tutti e due, mandandogli un bacio. Loro mi salutano con la mano, sorridendo, e poi chiudo la porta. Sono finalmente libera.

Grace
«Sei bellissima stasera» mi dice Chri, sorridendo. Siamo seduti al tavolo di un ristorante con vista mare, è tutto perfetto e vorrei che questa cena non finisse mai.
«Grazie, anche te» gli rispondo.
«Raccontami qualcosa di te»
«Cosa vuoi sapere?» gli chiedo.
«Il tuo passato, dimmi soltanto quello che vuoi» appena sento quelle parole sgrano gli occhi, anche se Chri cerca di rassicurarmi.
«Va bene, però posso fidarmi di te?»
«Certo, non dirò niente a nessuno, tranquilla»
«Ok, grazie mille. Ho scoperto di essere incinta in una discoteca, e con me c'è sempre stata e ci sarà per sempre Madison. Quella sera mi stava cercando mentre ero in bagno a vomitare, così quando mi ha trovata mi ha detto di fare un test di gravidanza che probabilmente qualcuno aveva messo per sbaglio nella sua borsa. L'ho fatto ed è uscito positivo, e da quel giorno la mia vita è cambiata» gli racconto, tutto d'un fiato. Lui mi guarda negli occhi, come se in un certo modo riuscisse a capirmi.
«Sei forte, Grace. Meriti qualcuno al tuo fianco che ti dia tutto il mondo, ricordati che ci sono sempre» mi dice Christian, stringendomi la mano sul tavolo. Ci guardiamo per qualche istante negli occhi, fino a quando arriva la cameriera con il cibo, molto raffinato.
«Invece che fine ha fatto il padre del bambino?» non voglio rispondere a questa domanda, però Chri c'è stato dal primo giorno per me e quindi devo cercare di dire qualcosa senza piangere.
«Non voglio entrare nei particolari o scoppierei a piangere probabilmente, ma comunque da quando ho scoperto di essere incinta non l'ho più visto né sentito. A volte penso che sarebbe stato meglio non avere un figlio, perché non voglio che William non abbia una famiglia unita, ma soprattutto suo papà. A pensarci mi viene da piangere, ma dall'altro lato penso che sia meglio così, non voglio che conosca il mio ex ragazzo» gli spiego, così mi esce una lacrima.
«Non pensiamoci più, noi ci siamo sempre e per sempre» mi dice, mentre mi asciuga la lacrima col dito. Sono troppo fortunata ad aver conosciuto Christian.
«Parlami della tua famiglia» gli domando per alleggerire un po' il discorso.
«I miei genitori si sono trasferiti in Florida, a Miami»
«Hai fratelli o sorelle?»
«No, sono figlio unico ma ho sempre voluto un fratello, ma da quel che mi ha detto Noah di lui e Zoe mi fa cambiare un po' idea. Non sembra, ma litigano un sacco di volte, sarò anche il migliore amico di Noah però è sempre lui che comincia i litigi con sua sorella» mi dice il biondo, e ci mettiamo a ridere. Del resto passiamo la serata a scherzare e raccontarci un po' la nostra vita, è molto piacevole parlare col biondo davanti a me.

Madison
Sto guardando un film di paura, e ad un certo punto sento squillare il telefono. Avvicino il cellulare all'orecchio, impaurita, e sento la voce di Noah. Mi sta già facendo perdere dei minuti della mia vita.
«Che vuoi, Noah? Non darmi fastidio adesso che sono tranquilla» gli dico alzando gli occhi al cielo prima di fargli iniziare la conversazione, però sento qualcuno che piange in sottofondo e Noah che cerca di calmarlo: Nathan sta piangendo.
«Prima di tutto ciao, poi parlarti e l'ultima cosa che vorrei fare in questo momento»
«Muoviti, qual'è la motivazione di questa chiamata?» gli chiedo, guardandomi le unghie mentre lui sospira.
«Il punto è che devi stare in camera con noi o penso proprio che Nathan piangerà per tutta la notte e lo sentirai anche te urlarti nelle orecchie»
«Ma non può venire solo Nathan qui con me in camera? Non ho intenzione di stare con te»
«Pensi che non ci abbia provato? Continua a piangere con la faccia nel cuscino mentre stringe il peluche e non si fa prendere in braccio, e poi credimi, neanch'io voglio stare con te, sei fastidiosa»
«Sto arrivando, anche tu sei fastidioso» e poi chiudo la chiamata. Prendo qualche pacchetto di patatine, le preferite di Nat, e anche il mio telefono. Spengo la televisione ed esco dalla stanza con il pantalone grigio della tuta, i calzini di lana bianchi e un top dello stesso colore. Stasera fa abbastanza freddo, però non ho quasi più nessun vestito perché le donne delle pulizie sono state così gentili da lavarceli. Arrivo davanti alla loro porta e busso, sentendo ancora Nat piangere.
«Ti scongiuro, fallo smettere» mi dice Noah mentre si mette le mani sul viso, disperato. Indossa una maglietta a maniche corte nera ed un pantalone della tuta. Gli lascio le patatine, lo sorpasso e vado in camera, dove trovo il bimbo in pigiama che piange sempre più forte, così mi avvicino a lui.
«Nat, cos'è successo?» gli chiedo, preoccupata, ma lui mi abbraccia senza rispondere.
«Ti mancava?» gli chiede Noah, e il bambino annuisce. Mi fa spuntare un sorriso sul viso e così lo prendo in braccio e gli accarezzo la schiena, facendolo finalmente calmare.
«Vuoi le tue patatine preferite?» chiedo a Nathan, indicando quelle alla pizza e al formaggio che tiene in mano Noah.
«Sì, grazie» risponde lui, così ci sediamo tutti sul letto matrimoniale mentre Noah apre i sacchetti.
«Sto aspettando la parola magica» dico a Noah, mangiando una patatina alla pizza.
«Scordatelo» mi risponde, e prima che potessi ribattere sento il telefono squillare: è una videochiamata da mia sorella.
«Chi è?» chiede Nat, strofinandosi gli occhi.
«Emily» gli dico sorridendo, mentre Noah si mette a guardare il telefono. Accetto la videochiamata e sullo schermo appaiono i miei genitori e mia sorella Emily.
«Ciao Maddy, come va la vacanza?» mi chiede per prima mia sorella, salutandomi.
«Ciao Milly, va tutto bene, e voi?»
«Tutto bene» mi risponde mio papà.
«Dov'è Grace?» chiede mamma.
«È uscita con il ragazzo biondo che vive con noi, Christian» le spiego, e lei annuisce.
«E adesso sei da sola?» mi chiede Emily.
«No, sono con Nathan e Noah, l'altro ragazzo» le dico, girando la fotocamera verso i due che mangiano patatine. Noah saluta con la mano, stranamente, e Nat si avvicina a me per salutare.
«Ciao Nathan, come stai?» gli chiedono mamma e papà.
«Sto bene» risponde lui, sorridendo, per poi ritornare a mangiare le patatine.
«Che ore sono a New York? Qui a Santorini sono le otto e mezza di sera.
«Qui è l'una e mezza di pomeriggio, però adesso ti lasciamo perché dobbiamo andare al centro commerciale» mi spiega mia mamma, così annuisco.
«Ciao, ti vogliamo bene!» mi saluta papà mentre mia sorella mi saluta con la mano.
«Anch'io, ciao!» li saluto per poi chiudere la chiamata.
«Cosa vogliamo fare?» chiedo a Nathan, e lui comincia a guardare Noah, sorridendo.
«Voglio volare!» dice sorridente, e Noah gli batte il cinque. Tutti e due scendono dal letto e Nat si allontana da Noah, mettendosi in fondo alla stanza. Il bimbo prende la rincorsa e Noah lo fa saltare in aria. Nat si mette a ridere e poi si mette sulle spalle di Noah, così gli faccio una foto. Mi alzo anche io e ci mettiamo a ridere, per poi andare sul divano all'entrata per vedere un film.

SunsetWhere stories live. Discover now