Capitolo 23

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«Grazie Madi, il pranzo era ottimo» mi ringrazia Grace, mordendomi una spalla scherzosamente.
«Smettila di mordermi» la rimprovero, così ci mettiamo a ridacchiare. Noah è andato presto agli allenamenti per via della partita che si terrà tra qualche giorno, mentre Christian è rimasto a casa per pranzo.
«Prima ha chiamato Kimberly. Ha detto che il Sunsweet è di sua proprietà personale, e quindi visto che siamo sue amiche possiamo andare quando vogliamo, perché ha altre tantissime ragazze in lista d'attesa per andare a lavorare lì. Sai che il Sunsweet è molto famoso a Los Angeles?» mi racconta Grace di colpo.
«E per i soldi? Il pagamento sarà lo stesso?» domando, un po' incuriosita da questa proposta.
«Certamente, buone notizie: c'è lo raddoppia se la aiutiamo con una piccola missione»
«Sapevo che c'era qualcosa sotto, siete tremende. Di che missione parlate?» secondo me ho un sesto senso che mi fa percepire quando c'è un tranello.
«Sapevo ti avrebbe interessata. A Kimberly piace tantissimo un compagno di squadra di Noah e Chri, ma non sa come fare il primo passo»
«Dille che avrà tutto il nostro aiuto e ringraziale, saluta anche Vic, quelle ragazze sono fantastiche!» le dico, facendole l'occhiolino.
«Va bene, vado di sopra da Nat perché vuole giocare con me, ti voglio bene!» mi saluta Grace, sorridendo flebilmente.
«Anch'io, ciao!» e la seguo con lo sguardo, finché la vedo sparire. Mi rimetto a strofinare i piatti rimasti da lavare, Grace per fortuna mi ha aiutata con tutte le altre cose. Quando sistemano la lavastoviglie?
«Ciao Maddy! Vuoi una mano?» la voce di Christian mi fa spaventare, facendo schizzare qualche gocciolina d'acqua dappertutto.
«Ciao Chri, non preoccuparti, tanto ho quasi finito. Stai andando agli allenamenti?» gli chiedo, girando la testa verso di lui.
«Esattamente. Ci vediamo più tardi, salutami Grace e Nat!» appena finisce di pronunciare la frase, il mio telefono inizia a squillare, mostrando il nome di Floyd luminoso sullo schermo. Christian guarda prima il telefono e poi me con un'espressione negativa.
«Perché Floyd ti chiama? Non è per niente affidabile, ascolta quello che ti dice Noah» mi chiede per poi farmi la ramanzina.
«Non preoccuparti, riesco a badare a me stessa e per adesso mi sta piacendo molto Floyd. Adesso potresti aiutarmi a rispondere, per favore?» gli chiedo, sorridendo. Lui alza gli occhi al cielo, ma sorridendo, e poi mi aiuta a rispondere. Accetta la chiamata e mi avvicina il telefono all'orecchio, per via delle mie mani bagnate dall'acqua e dal sapone per i piatti.
«Ciao Floyd, come stai?»
«Ciao Maddy, va tutto bene. Te come stai?»
«Bene, grazie. Di cosa volevi parlare?»
«Andrò dritto al punto: vuoi uscire con me?» a quelle parole sento diventare le gambe gelatina, mi starà iniziando a piacere davvero?
«Certo, sei già libero oggi pomeriggio?» mi immagino già che dopo aver detto questa frase Floyd stia sorridendo con i suoi denti bianchissimi e il suo sorriso fantastico.
«Certo, ci vediamo tra un'ora? Sto finendo gli allenamenti»
«Va bene, dove ci incontriamo?»
«Al parco, facciamo una passeggiata e poi torniamo a casa, che ne dici?»
«Ok, ci vediamo dopo!» lo saluto per poi sorridere, consapevole che lui non possa vedermi. Floyd chiude la chiamata e Christian rimette a posto il mio telefono.
«Che ha detto?» mi chiede quest'ultimo, così lo guardo con aria innocente.
«Mi ha chiesto di uscire, posso andare?» gli chiedo, in ogni caso se non avesse voluto non mi avrebbe fatta rispondere alla chiamata.
«Madison, mi raccomando. Se Noah lo scopre mi ucciderebbe, quindi bada a te stessa e ragiona prima di fare le cose, ti ho avvisata» lo abbraccio, ringraziandolo.
«Grazie, grazie, grazie! Ci vediamo dopo» lo saluto, per poi sentire uscire di casa anche lui. Asciugo velocemente tutti i piatti e le mie mani, per poi mettere tutto apposto e correre di sopra. Vado dritta in camera mia e mi sistemo un po' il viso, truccandomi leggermente. Vado in bagno e mi pettino per bene i capelli, per fortuna nella maggior parte dei casi non ci metto due ore a scegliere i vestiti. Ad esempio, adesso andrò con Floyd al parco direttamente con quello che ho addosso: un top bianco e dei pantaloncini di jeans, con delle scarpe da ginnastica. Se fossi stata la mia migliore amica, in questo momento sarei ancora a scegliere la tonalità perfetta per la mia maglietta, così da finire sempre in ritardo. Mi guardo allo specchio per l'ultima volta, accertandomi che sia tutto apposto, e poi vado a bussare in camera di Nat.
«Avanti!» sento urlare il bimbo, così mi esce una risatina dalla bocca. Apro la porta e mi ritrovo Grace e Nathan sul letto a giocare con una miriade di macchinine.
«Che fate?» chiedo ai due, e loro mi sorridono.
«Giochiamo con le macchinine» mi spiega Grace.
«Ok, volevo dirvi solo che tra meno di un'ora esco con Floyd» dico, facendo l'occhiolino alla mia migliore amica.
«Chi è Floyd?» chiede il bimbo, così gli sorridiamo.
«È un compagno di squadra di Chri e Noah, però usciamo insieme a volte» gli spiego, così lui annuisce per poi riportare l'attenzione sulle sue macchinine.
«Va bene Madi, ci vediamo dopo allora. Divertitevi, ma non troppo» mi saluta Grace, con un rigoroso doppio senso alla fine.
«Smettila!» le dico ridendo, per poi lanciarle una felpa di Nat che si trovava vicina a me. Riascendo al primo piano e ritorno in cucina per recuperare il mio telefono. Scelgo di cominciare ad uscire di casa, così da fare anche una passeggiata per schiarirmi le idee. Mentre cammino mi incanto a guardare tutte le ville costosissime della California, chissà se io e Grace continueremo a vivere qui. I miei pensieri ritornano a Floyd, mi piace davvero o no? Sinceramente non lo so. Non so se mi piace, non so se fidarmi, e soprattutto non so se sono pronta ad avere un nuovo ragazzo dopo la mia ultima relazione, finita estremamente male. Perché le persone a volte sono così crudeli? Io amavo Logan più di chiunque altro, era sempre al primo posto per me, ma evidentemente questo non gli è bastato per arrivare ad alzare le mani. Oltretutto senza neanche un motivo. Non so più se fidarmi delle persone in generale. L'apparenza è un inganno, una maschera, perché in fondo tutti noi abbiamo un nostro piccolo lato oscuro che magari non conosciamo neanche noi. Dovrò completamente aprire il mio cuore a Floyd o dovrò aspettare di aprirlo alla persona giusta? Vorrei ritornare una bambina, così da dover preoccuparmi soltanto di che gioco chiedere a Natale.
«Hey Maddy, com'è andata in Grecia?» una voce delicata mi distrae dai miei pensieri, così mi ritrovo Zoe che mi affianca.
«Ciao Zoe, è andata benissimo, grazie. Te cos'hai fatto questa settimana?» le chiedo, felice di parlare con lei.
«Le solite cose. Dove vai?» mi domanda lei, curiosa.
«Al parco, devo incontrare una persona. Anche te stai andando lì?»
«No, devo andare a casa della mia migliore amica. Ci vediamo in giro!»
«Va bene, ciao!» la saluto per poi abbracciarla.
In poco tempo arrivo al parco e vedo Floyd in lontananza con qualcosa in mano. Lo raggiungo con passo svelto e lo corro ad abbracciare, con lui aveva un mazzolino di margherite appena raccolte dal parco. A quel piccolo ma significante gesto mi emoziono un po' di più.
«Ciao Maddy, mi sei mancata tantissimo!» mi saluta Floyd, dandomi un bacio sulla testa per poi mettermi un braccio sulle spalle.
«Anche te mi sei mancata, è andata bene in Grecia?» mi chiede col suo meraviglioso sorriso stampato sul viso, facendomi abbastanza destabilizzare.
«Sì, è andata molto bene. E comunque le unghie sono venute così, mi ero dimenticata di mandarti la foto, scusami» gli dico, piazzandogli le mani davanti.
«Sono bellissime, adesso però sediamoci sulla panchina così possiamo parlare meglio, e anche perché ho un regalo per te» mi dice, baciandomi la mano così da farmi ridere. Raggiungiamo la panchina a qualche metro da noi e ci accomodiamo, così da avere la vista sull'intero parco.
«Allora, di che regalo si tratta?» gli chiedo, abbastanza emozionata.
«Prima di tutto, questo è per te» così mi porge il mazzolino di margherite.
«Grazie, è bellissimo» lo ringrazio, abbracciandolo.
«Ed ecco il vero regalo» mi dice il ragazzo per poi tastarsi le tasche dei pantaloncini, così da tirare fuori una busta di carta.
«Cos'è?» comincio a tastare la busta mentre noto lo sguardo di Floyd puntato su di me, incuriosito dai miei modi di fare. Finalmente apro la busta ed i miei occhi e la mia bocca si sgranano in contemporanea: Floyd mi ha regalato due biglietti per Salvador, in Brasile. Una settimana. Lui continua a guardarmi, contento della mia espressione. Io scoppio dalla felicità è l'abbraccio, stringendolo più forte che posso.
«Non ci posso credere, Floyd! Una settimana insieme in Brasile?» gli chiedo, per accertarmi se è la realtà o no.
«Esatto! Non vedo l'ora di stare insieme a te!» il mio sguardo ritorna immediatamente sui suoi occhi, non capendo in che modo recitare la sua ultima frase. In quel momento lui mi sorride, cominciando ad eliminare sempre di più la distanza tra le nostre labbra.
«Sei bellissima» mi dice lui, cercando di rassicurarmi per quello che probabilmente succederà tra qualche secondo. Gli sorrido anch'io e porto le mie mani sul suo collo. Le distanze spariscono e chiudiamo gli occhi per avverare il bacio che aspettavamo dal primo momento, ma al posto delle sue labbra la mia bocca si schianta sul dorso di una mano. Io e Floyd ci stacchiamo immediatamente per poi portare gli occhi sulla persona che ha impedito il nostro bacio. Chi altro se non Noah, ovviamente? Questa me la paga. Riporto il mio sguardo su Floyd, che in qualche modo cerca di pulirsi la bocca. Noah fa il giro della panchina per poi piazzarsi davanti a noi e prendermi da un braccio, facendomi completamente alzare dalla panchina di legno.
«Perché sei qua con Floyd? Ti ho detto mille volte che non è affidabile!» mi rimprovera Noah, quasi urlando.
«Non sono affari tuoi, è la mia vita e posso uscire con chi voglio. Anzi, sai cosa ti dico? Partirò per una settimana con Floyd in Brasile, quindi vedi di smetterla» riporto il mio sguardo sul viso di Floyd, che guarda Noah con un sorriso stampato in faccia e un sopracciglio alzato. Mi giro di nuovo verso Noah e vedo che si passa una mano sul viso, sconcertato.
«Va bene, è arrivato il momento di tornare a casa. Floyd, con te farò i conti un'altro giorno perché adesso non ho energie, mentre noi due torniamo immediatamente a casa, ci siamo capiti?» dice Noah, rivolgendosi a me per l'ultima frase pronunciata. Comincio a sbuffare e alzare gli occhi al cielo, così mi porto le braccia al petto. Sono stanca del suo comportamento.
«Io non mi muovo da qua» gli dico, recuperando i fiori e i biglietti del Brasile dalla panchina.
«Va bene, allora ti muovo io» senza neanche accorgermene, Noah mi mette su una sua spalla. Comincio a dargli pugni e pizzicarlo sulla schiena, facendolo irrigidire. Dopo meno di un minuto scelgo di fermarmi, sapendo che è inutile sprecare energie, Noah non mi metterà giù fin quando non vorrà lui. Cerco di alzarmi col bacino, almeno da vedere Floyd in faccia. I due ragazzi si stanno incenerendo con lo sguardo.
«Ciao Floyd, scusami per Noah» lo saluto con un tono di voce basso, così Floyd si abbassa verso la mia guancia, dandomi un bacio. A quel gesto sorrido, sapendo di essere arrossita almeno un po'. Anche Floyd mi sorride e poi Noah comincia ad incamminarsi verso l'uscita del parco.
«Noah, adesso puoi mettermi giù? Ormai siamo fuori dal parco e non sono una bambina che se la lasci scappa via» gli dico seccata e con la testa ancora in giù.
«No, e per me sei ancora peggio di una bambina, non riesco più a sopportarti. Hai la testa dura, vero?» a quelle parole alzo di nuovo gli occhi al cielo, come se fosse una novità alzarli quando lui si trova ad anche venti metri da te.
«Dai, ti prego, mi fai scendere?» gli chiedo, dandogli qualche altro pugno sulla schiena.
«Non ti faccio scendere fin quando non mi chiedi scusa» faccio una risatina isterica, pensa davvero di ottenere tutto ciò che vuole?
«Te lo scordi»
«Allora ti mordo la gamba» mentre lo dice sento le sue guance toccare le mie gambe, così inizio a scuoterle, cercando di levarmelo si torno.
«Smettila, Noah!» lo sento ridere mentre, invece di mordermi, mi da un leggero bacio sul polpaccio. In quel momento mi blocco, nn sapendo più che fare.
«Wow, se per farti stare zitta e ferma per almeno cinque minuti basta darti un bacio, allora ho scoperto il trucco» mi dice, per poi rimettermi giù. Cerco di orientarmi e noto di essere già in casa. Mi giro verso Noah e lo guardo, arrabbiata. Lui si porta le braccia al petto e mi guarda con aria innocente, quando lui è tutto tranne che quello. Lui si continua ad avvicinare sempre di più a me, senza togliere il contatto visivo.
«Che stai facendo?»
«Niente, sole. Piuttosto, cosa stai facendo te, perché non mi ascolti?» mi chiede, così prendo le giuste distanze da lui e in questo momento sono sicura che mi arrabbierò davvero tanto. Mentre sto per iniziare a scoppiare dalla rabbia, Christian entra in casa e Grace scende dalle scale, tutti e due nello stesso momento. Bene, dovranno subirsi anche loro il nostro solito litigio.

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