Capitolo 16

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Dopo essermi finalmente riposata per bene sul letto per circa mezz'ora, mi alzo per sistemare la valigia. Qui in Grecia è ora di pranzo, ma noi siamo ancora pieni per la colazione di oggi, forse sarà stato lo yogurt che era molto corposo. Apro la valigia e comincio a mettere tutti i miei vestiti nell'armadio, le scarpe e prendo la crema solare per poi metterla in bagno. In una cassettiera metto i costumi, i copricostumi e l'intimo nel primo cassetto. Decido di sistemare anche la valigia di Grace, facendo spazio tra i miei indumenti. Poi in bagno metto la mia trousse, che Noah aveva messo nel mio zaino, e metto anche quella della mia amica.
«Che fai?» mi chiede la voce di Grace, così mi giro verso di lei.
«Sto riordinando la camera così non ti sforzi troppo con William» le spiego, sorridendo.
«Madi, ma non ce n'era bisogno»
«Non preoccuparti, tanto ci metto poco tempo» ma poi la vedo alzarsi e avvicinarsi a me con le braccia aperte, così ci abbracciamo.
«Grazie, non saprei cosa fare senza di te. Avrò anche pochi amici, ma ho una migliore amica che ne vale cento»
«Smettila, così mi fai piangere. Mi hai migliorato ancora di più la giornata» e ci sorridiamo a vicenda.
«Non preoccuparti, te riordina il tuo zaino»
«Va bene» e ognuna comincia a riordinare il contenuto del proprio zaino. Prendo il caricabatterie e lo attacco alla presa per caricare il telefono, un attimo prima di collegare il cavo mi arriva una chiamata.
«Chi è?» mi chiede Grace.
«Non so, è un numero sconosciuto» le rispondo per poi avvicinare il telefono al mio orecchio.
«Potete venirci a dare una mano con le valigie per favore?» ci chiede una voce, ovvero quella di Noah, che riconosco subito.
«Ok, arriviamo» e lui chiude la chiamata.
«Sono i ragazzi, andiamo ad aiutarli a riordinare le valigie» dico alla mia migliore amica, e lei annuisce, così metto a caricare il telefono ed usciamo dalla camera. Bussiamo a quella di Noah, Nat e Chri.
«Ciao!» ci saluta Nathan, facendoci entrare nella loro stanza. È uguale alla nostra però ha un letto in più per Nat. Seguiamo il bimbo fino alla camera da letto e troviamo Christian con le mani tra i capelli e i suoi vestiti da tutte le parti, invece Noah è sul letto col telefono in mano, completamente rilassato e non interessato a cosa stia succedendo.
«Che cosa è successo?» chiede Grace con gli occhi spalancati, e vedo Noah trattenersi dalle risate.
«Christian ha perso il controllo e visto che non riusciva a mettere i vestiti nelle grucce o a piegarli si è innervosito ed è successo questo» ci spiega Nat.
«Ho capito, Christian non innervosirti, ti aiuto io» dice Grace al biondo e si avvicina a lui.
«Nathan, te hai già riordinato la valigia?» chiedo al bimbo, e lui annuisce.
«Mi ha aiutato Noah» mi dice, e rimango sorpresa. Mi giro verso di lui e gli applaudo.
«Complimenti»
«Grazie, lo so, sono il migliore»
«Credici» gli dico, e mi vado a sdraiare sul letto al posto di Christian, guardando quest'ultimo e Grace che sistemano tutta la camera. Guardo cosa stia facendo Noah sul telefono, e vedo che sta giocando ad un gioco di calcio.
«Nathan, vieni vicino a me a vedere cosa fa Noah» dico al bimbo, e lui corre vicino a me. Si sdraia nello spazio che divide me e Noah, per poi guardare il suo telefono.
«Posso giocare anch'io?» gli chiede Nat, e Noah alza gli occhi al cielo. Gli tocco la testa e lui si gira verso di me, così gli faccio segno con gli occhi di far giocare anche Nat.
«Va bene, tieni» gli dice Noah, passandogli il telefono. Il bimbo, tutto contento, lo abbraccia stringendolo per il collo, e Noah comincia a sorridere. Non mi accorgo che anche a me spunta un sorriso sul volto, fino a quando sentiamo un tonfo. Ci giriamo tutti quanti e vediamo che Chri si è lanciato sul letto di Nat.
«Non ce la faccio più» sentiamo urlare da Christian nel cuscino. Ci mettiamo tutti a ridere e Grace ricomincia a parlare.
«Non preoccuparti, te li sistemo io i vestiti» dice lei e lui non proferisce parola, sarà ancora traumatizzato. Non immagino quando torneremo a Los Angeles, che dovrà sistemare i panni un'altra volta.
«Io ho un'idea» dice Noah, e mi giro verso di lui.
«Quale?» gli chiedo.
«Che ne dite di andare a mangiare i Lokma?»
«Cosa sono?» gli chiede Grace.
«Sono frittelle dolci a forma di pallina a base di pasta lievitata e fritta, imbevute di sciroppo di zucchero o miele» spiega il ragazzo, e a sentirlo mi sale la fame.
«Sì, andiamo!» gli dice Nat, ridandogli il telefono.
«Vogliamo andare?» ci chiede e annuiamo, tranne Christian, che invece di parlare alza il pollice per confermare. Noi tre ci alziamo dal letto e Grace ci raggiunge, finendo di sistemare le ultime magliette.
«Vieni Christian, andiamo!» gli dice Grace e così si alza dal letto. Noah si Mette il telefono in tasca e io prendo Nathan per mano. Usciamo dalla loro camera e percorriamo il corridoio dell'hotel, fino ad andare nell'ascensore. Arriviamo al primo piano e prima di uscire avvisiamo la receptionist. Usciamo dall'hotel e fa caldissimo, così mi lego la felpa in vita.
«Chiamate un taxi perché non ce la faccio a camminare con questo caldo» dice Grace, mettendosi una mano sulla pancia e una sopra gli occhi per ripararsi dal sole.
«Va bene, lo chiamo io» dice Noah, e così si allontana per chiamarlo.
«Allora ragazze, vi sono piaciute le camere?» ci chiede Christian, ed annuiamo.
«Grazie per la suite, andava bene anche una camera normale» gli dico, e lui alza le spalle.
«Non preoccuparti, se ce lo possiamo permettere perché privarcene?» ci dice Chri, sorridendo. Gli sorridiamo anche noi e Noah ci raggiunge.
«Sta arrivando» ci dice, riferendosi al taxi. Appena finisce di dire la frase ci troviamo il taxi davanti, così ci mettiamo agli stessi posti di prima. Noah dice al tassista dove andare e così partiamo. Arriviamo a destinazione più o meno in dieci minuti, così salutiamo il tassista, pagandolo, ed entriamo nel piccolo bar.
«Qua fanno i Lokma migliori di tutta Santorini, secondo me» ci dice Noah, così ordiniamo un bel piatto di Lokma per tutti e ce li danno subito e appena fritti. Ci sediamo in un tavolino e mettiamo il piatto al centro, prendendo una forchetta ciascuno.
«Sono buonissime, fidatevi di noi» ci dice Christian prima di assaggiarle. Ne prendo una e la comincio a masticare, in effetti Chri e Noah avevano ragione, sono ottime.
«Che buone!» dicono contemporaneamente Grace e Nat, cosí mi unisco a loro.
«Hanno ragione, sono buonissime» dico, e le finiamo tutte in poco tempo.

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